Lo sport è fatto di imprese ma anche di relazioni umane
Compagnoni, Kostner, Merlin, Panzanini: una storia di medaglie e di amicizia
Lo sport è fatto di imprese ma anche di relazioni umane e amicizie: con Deborah Compagnoni, Isolde Kostner, Barbara Merlin e Sabina Panzanini, sul palco del Teatro Sociale di Trento è andata in scena una grande storia, fatta di medaglie e successi, ma anche di una grande amicizia che dura tutt’ora.
L’incontro, moderato dai giornalisti de La Gazzetta dello Sport Antonino Morici e Marisa Poli, ha visto la partecipazione anche di Gioachino Kratter, che ha allenato quel gruppo di atlete straordinarie.
Si è parlato dei tre titoli olimpici della Compagnoni, dei podi ai Giochi della Kostner, dei successi in Coppa ma anche degli infortuni, della vita quotidiana da atlete e di oggi, dei retroscena di un periodo straordinario per lo sci femminile.
«Non mi sono mai sentita un fenomeno – ha esordito la Compagnoni – ma volevo solo essere me stessa. Forse per questo ho sempre avuto un buon rapporto con la squadra e con le persone.»
Una carriera, la sua, che ha seguito le fasi legate agli infortuni.
«Ad Albertville – ha detto – nel 1992 ero molto giovane quando vinsi la prima medaglia d’oro alle Olimpiadi, ma il giorno successivo mi infortunai. Però ho sempre avuto attorno tante belle persone ed ho sempre pensato che la vita andava avanti comunque. E questo mi ha aiutato.»
Storia di talento quella della Compagnoni, ma anche di lavoro duro. «Lavoravo – ha ricordato la campionessa – nell’albergo gestito dalla mia famiglia e inoltre mi allenavo. Quindi quando c’erano i ritiri con la squadra non vedevo l’ora di partire, era come andare in vacanza anche se era faticoso.»
«Ho imparato molto da Deborah – aggiunto Kratter – perché era sempre un passo avanti. Ricordo la quantità di fiori che ha ricevuto dopo l’infortunio e la sua preoccupazione per gli sci da recuperare dopo l’incidente.»
Isolde Kostner dell’amica e collega ha sottolineato la precisione e la serietà nel fare le cose.
«Deborah – ha detto la Kostner – quando seguivo lo sci da ragazzina era il mio mito. Nel ’92, con la sua vittoria, mi sono tolta l’obiettivo di risollevare i risultati della nostra nazionale.
«Tra i ricordi più belli che ho ci sono le albe sui ghiacciai dove andavamo ad allenarci. Allora non c’erano i telefonini per fare le foto e quindi mi sono rimaste le immagini nella memoria.»
La loro esperienza agonistica le ha portate a vedere da vicino anche gli effetti del cambiamento climatico.
«Se ne parla molto ora – ha detto la Compagnoni – ma si vedeva già allora, quando dovevamo interrompere gli allenamenti in tarda mattina per il rischio dei crepacci che si aprivano sul ghiacciaio e poi quando in certe località si preferiva andare in autunno quando la neve era più compatta.
«Oggi quei posti non li riconosci più ed è una tristezza. Dobbiamo impegnarci tutti.»
Barbara Merlin, degli anni d’oro della squadra femminile, ha ricordato le letture e le partite a carte nel tempo libero.
Sabina Panzanini ha parlato del legame che le faceva gioire per i successi delle compagne ma ha sottolineato anche l’amicizia che le lega oggi.
«A me – ha detto la Kostner – la squadra dava molta allegria e mi serviva visto che di carattere ero piuttosto seria e concentrata.»
«Il gruppo – ha aggiunto la Compagnoni – è importante per un atleta che è sempre impegnato.»
E poi, dopo il ritiro dall’attività agonistica, per tutte gli impegni familiari e professionali, ma con un bagaglio di esperienze e ricordi unici e l’attitudine, appresa in tanti anni, di organizzare la propria giornata e i propri impegni.
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