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«La memoria del ghiaccio» al 65° Trento Film Festival

Giovedì 4 maggio alle 18 proiezione al MUSE del cortometraggio della spedizione ricercatori FEM e MUSE sul Ghiacciaio dell’Adamello

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«Leggendo» una porzione di ghiacciaio è possibile comprendere come è variato il clima nel corso dei secoli e come la vegetazione si è modificata per adattarsi a questi cambiamenti.
Dal progetto di ricerca «Pollice», condotto da Fondazione Edmund Mach, in collaborazione con MUSE, Università di Milano Bicocca, Università di Innsbruck e sostenuto da PAT, è nato un cortometraggio che narra l’affascinante spedizione dei ricercatori trentini sul ghiacciaio più profondo d'Italia, l’Adamello.
Il documentario di Gianni Motter, prodotto dalla RAI Testata giornalistica regionale, sede di Trento, e selezionato tra più di 600 film dalla commissione del 65° Trento Film Festival della Montagna, sarà proiettato giovedì 4 maggio, alle 18, al MUSE.
 

 
Attraverso interviste sul ghiacciaio e nei laboratori di Milano Bicocca (a -20°C) e di San Michele, i ricercatori affrontano i problemi della fusione dei ghiacci a livello globale.
Gli studiosi sono saliti a 3.100 m. d’altitudine sull’Adamello, il più vasto e profondo ghiacciaio delle Alpi italiane – circa 16 chilometri quadrati per 270 metri di profondità, – per prelevare campioni di ghiaccio. Grazie al sostegno di Servizio Geologico, Ufficio Previsioni e Pianificazione e Osservatorio Trentino sul Clima della PAT e all’elevata specializzazione dei tecnici di ENEA Brasimone e Università di Milano Bicocca, il team di ricercatori ha potuto perforare il ghiacciaio ed estrarre due campioni cilindrici, in gergo «carote», della lunghezza rispettivamente di 5,5 metri nella spedizione 2015 e di 45 metri nella seconda spedizione dell’aprile 2016.
 

 
L’intervento è stato possibile grazie anche al sostegno dell'Assessorato provinciale alle infrastrutture e all'ambiente attraverso il «Fondo per lo sviluppo sostenibile e per la lotta ai cambiamenti climatici».
L’obiettivo del progetto di ricerca POLLiCE (POLLen in the ICE), attualmente in corso, è tentare di comprendere come la vegetazione abbia reagito ai cambiamenti del clima negli ultimi secoli (tra i 400 e i 1.000 anni complessivi).
Per ricostruire la biodiversità vegetale verranno analizzati pollini, frammenti di corteccia, foglie, rami, radici conservati nel ghiacciaio Mandrone, e per far questo verranno applicate le tecniche di sequenziamento genico a partire dal DNA conservato negli strati di ghiaccio.
Ma non si trascurerà la possibilità di analizzare anche altri organismi conservati nel ghiaccio.
 
Info sul progetto.
Trailer.

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