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Il Trento Film Festival dalle Dolomiti alle vette del mondo

Nei weekend dal 28 marzo al 18 aprile andranno in onda su History Lab quattro film protagonisti delle scorse edizioni del Trento Film Festival

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Ai tempi dell’emergenza coronavirus, con l’obbligo per tutti i cittadini di rimanere nelle proprie abitazioni, con cinema e teatri chiusi e festival annullati, il mondo della cultura sta ripensando a se stesso e la propria offerta.
Anche il Trento Film Festival, quest’anno giunto alla sua 68ª edizione, ha dovuto rinviare le date inizialmente previste, in attesa di riprogrammare il calendario della rassegna.
Nel frattempo, però, continua a rimanere attivo nella promozione del cinema e delle culture di montagna, come ormai ininterrottamente dal lontano 1952.
Grazie alla collaborazione ormai consolidata con la Fondazione Museo storico del Trentino, torna quindi il programma «Visioni. Il Trento Film Festival dalle Dolomiti alle vette del mondo», un progetto nato nel 2019 e che, in questa seconda edizione, andrà in onda a partire da sabato 28 marzo su History Lab, canale 602 del digitale terrestre.
 
Per quattro week end saranno trasmessi quattro film protagonisti delle scorse edizioni della rassegna, in anteprima assoluta su un canale televisivo regionale, che porteranno il telespettatore a scoprire alcuni temi centrali nell’attività culturale del Trento Film Festival: questi temi saranno poi esplorati in maniera più approfondita e torneranno quindi al centro di altre quattro puntate che saranno realizzate in occasione della 68ª edizione del festival, valorizzando i grandi ospiti del festival.
I film - che saranno introdotti da Sergio Fant, responsabile del programma cinematografico del Trento Film Festival - andranno in onda il sabato alle 20.30, con repliche la domenica 10.00, alle 15.00 e alle 20.00.
La programmazione di History Lab si può vedere anche in streaming negli stessi orari sul sito hl.museostorico.it .
Si parte sabato 28 marzo con le Rupi del vino (Ermanno Olmi, Italia / 2009 / 53’), presentato al festival nel 2010 fuori concorso e «celebrato» come proiezione-evento.


 
Questo documentario racconta la realtà, la storia, l’eccezionalità e i valori immateriali dei vigneti terrazzati del versante Retico della Valtellina, comunicando quanto di eroico è stato fatto nei secoli dall’uomo che, con diligenza e scienza, si è rapportato positivamente all’ambiente realizzando un territorio coltivato che ancora oggi è viva e provata testimonianza di sapienza agricola, di capacità produttiva, di rispetto della natura e di valorizzazione del territorio.
Di fronte a cambiamenti epocali che segneranno gli orientamenti futuri del nostro vivere, le piccole realtà locali, con le loro distinzioni e specificità, formano la vera ricchezza di tutta la Terra: questo il messaggio del maestro Olmi, ancora più valido in questa fase di emergenza globale.
Secondo appuntamento sabato 4 aprile con Everest green (di Jean-Michel Jorda, Francia / 2017 / 53'), un film che testimonia l’impegno del Trento Film Festival nel raccontare e analizzare l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi naturali, e nell’individuare possibili soluzioni per la salvaguardia del Pianeta: un impegno che si è concretizzato nel programma speciale T4Future, lanciato quest’anno, che sarà una delle novità della 68ª edizione.
 
Le montagne, infatti, sono delle vere e proprie sentinelle dei cambiamenti in atto, e per questo vanno tutelate in primo luogo da chi le abita e le vive per passione, lavoro o necessità.
Il film, in particolare, racconta come dietro l'avventura delle spedizioni alpinistiche himalayane si nasconde una tragica realtà ambientale e umana, che inizia a 8848 metri sul livello del mare e finisce nelle discariche a cielo aperto di Kathmandu, la città più inquinata del pianeta.
Visioni prosegue sabato 11 aprile con Linea 4000 (di Giuliano Torghele, Italia / 2012 / 40’), che ci introduce uno dei temi che saranno affrontati nella 68ª edizione del festival: le grandi traversate delle Alpi.
Il regista Giuliano Torghele segue il sogno di Franco Nicolini che, sulle orme di Patrick Berhault, ha accarezzato per molto tempo il traguardo di concatenare tutte le 82 vette che superano i quattromila sulle Alpi.
Insieme a Diego Giovannini, Nicolini riesce nell'impresa in 60 giorni muovendosi a piedi, sugli sci o in bicicletta. Scopriamo così una nuova spinta dell'alpinismo sulle Alpi.


 
Ultima tappa sabato 18 aprile con Il tempo del fiume (di Nadja Veluscek e Anja Medved, Italia / 2010 / 63'), che ci porta a seguire il corso dell’Isonzo, da sempre un fiume di confine.
Il suo corso relativamente breve collega due mondi diversi: le Alpi e il Mediterraneo.
È un fiume ricco di contraddizioni, molto attraente, ma altrettanto pericoloso, famoso per il colore smeraldo ma anche per le battaglie sanguinose.
La Prima Guerra Mondiale non ha distrutto solo la vita, i villaggi e i campi, ma anche il rapporto che l’uomo aveva con la natura. Di chi è oggi l’Isonzo? La Slovenia lo ruba all’Italia con le dighe, l’Italia ne spreca le acque con un’irrigazione smodata.
Le imprese edili ne saccheggiano la ghiaia e l’industria ne inquina le acque con le discariche.
In tutto questo intrecciarsi di interessi contrapposti ci si dimentica che l’Isonzo appartiene in primo luogo a se stesso, e che il ruolo essenziale che svolge da milioni di anni è importante per tutti.

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