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Era Rodolfo Beretta, caduto alle 14.15 dell’8 novembre 1916

Restituita un'identità all'alpino i cui resti sono stati rinvenuti sull'Adamello l'estate scorsa

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Ha un nome e un cognome il soldato italiano i cui resti sono stati rinvenuti lo scorso 8 agosto sull'Adamello, a circa 3.000 metri di altitudine: è un alpino, Rodolfo Beretta, nato a Besana in Brianza (MI) il 13 maggio 1886, distretto militare di Monza, in forza al 5° reggimento alpini, morto il giorno 8 novembre 1916 per la caduta di una valanga.
Ne dà notizia l'Ufficio beni archeologici della Provincia della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento. Non è facile, anzi, è spesso difficilissimo ricostruire la storia dei soldati i cui corpi, anche per effetto del cambiamento climatico, vengono rinvenuti ancora oggi, a cento anni di distanza, sulle Alpi, alle alte quote.
Di particolare interesse, in questo caso, sono risultati i residui di documenti cartacei contenuti in un probabile astuccio in tela sicuramente conservato all’interno dell’abbigliamento. Si tratta di cartoline in franchigia per la posta da campo, assieme anche ad altri documenti personali.
L’elemento meglio conservato è risultata essere una ricevuta di spedizione ferroviaria datata 19 novembre 1915, intestata appunto al soldato Beretta Rodolfo.

I documenti di allora testimoniano che Rodolfo Beretta era caduto travolto da una valanga staccatasi alle ore 14.15 di quel tragico 8 novembre del secondo anno di guerra.
Altri documenti riportano lo stesso nome ma la scrittura è meno chiaramente leggibile, e solo la ripresa fotografica con tecniche particolari ne ha consentito una lettura più sicura.
I discendenti dell'alpino sono stati contattati attraverso Onor Caduti e l'amministrazione comunale brianzola.
«Restituire un'identità a questo caduto – sottolinea il presidente della Provincia Ugo Rossi – a pochi giorni dalla grande Adunata degli Alpini, nel centenario della fine della Grande Guerra, ci fa sentire quegli eventi e quegli uomini ancora più vicini.
«E rafforza la nostra convinzione che la pace non debba essere mai data per scontata, ma al contrario vada costruita giorno dopo giorno, con le nuove generazioni, a partire dalla memoria.»
 

 
L’analisi antropologica dei resti del soldato - come sottolineato dal direttore dell'Ufficio beni archeologici Franco Nicolis - ha evidenziato che essi non presentavano evidenti tracce di lesioni o ferite attribuibili ad attività bellicche (colpi di arma da fuoco, granata ecc.).
Questo fatto, unitamente alla presenza di un pezzo di filo telefonico legato attorno al corpo e probabilmente utilizzato come corda di sicurezza per rimanere collegato ad altri commilitoni, ha fatto fin da subito ritenere che la causa più probabile di morte potesse essere proprio una caduta di valanga.
Le operazioni di recupero della salma erano iniziate il giorno 4 agosto 2017. 
L'Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali aveva ricevuto da parte del signor Massimo Chizzoni la segnalazione del rinvenimento di resti umani appartenenti ad un caduto italiano della Prima Guerra Mondiale alle pendici occidentali del Corno di Cavento, nel Gruppo dell’Adamello, in Comune di Valdaone, ad una quota di metri 2.978,6 slm.
L'Ufficio aveva immediatamente avvisato la stazione dei Carabinieri di Carisolo che si era fatta carico della comunicazione alla Procura di Trento nonché al Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti. 
 
A seguito di nulla osta da parte delle autorità preposte, il giorno 8 agosto l’Ufficio aveva organizzato il recupero.
Alla fine delle operazioni era stato predisposto il trasferimento della salma presso gli spazi attrezzati messi a disposizione dal cimitero di Trento, al fine di studiare il profilo biologico del caduto e di verificare la presenza di elementi che potessero essere utili all’identificazione.
Nel mese di ottobre, nel laboratorio di restauro dell’Ufficio beni archeologici si è svolto il lavoro di pulizia, analisi e studio dei materiali che componevano il corredo militare del soldato italiano.
Il lavoro è consistito nel lavaggio, nell’asciugatura, nella suddivisione su base tipologica e nella restituzione fotografica dei materiali.
Di particolare interesse per un eventuale riconoscimento di identità sono risultati, come dicevamo, i residui di documenti cartacei, che hanno consentito, al termine di ulteriori analisi, di identificare con sicurezza il caduto.
Una corrispondenza fra le tante, un piccolo filo che lega quella vicenda ai giorni nostri: la data di nascita del caduto, il 13 maggio, coincide con l’ultimo giorno della prevista Adunata degli Alpini a Trento.
Il sindaco di Besana in Brianza sarà presente a Trento per l’Adunata proprio il 13 maggio.

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