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Il Sacrario di Castel Dante di Rovereto accoglierà il Memoriale

Il 14 ottobre è la Giornata per ricordare le vittime e i caduti trentini della Grande Guerra

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Prende corpo la legge provinciale 11/2017 «Interventi per valorizzare la memoria del popolo trentino durante la Prima Guerra mondiale», approvata all'unanimità dal Consiglio provinciale.
Due sono infatti le prossime azioni stabilite dalla Giunta provinciale nei giorni scorsi e ufficializzati dalla V Commissione del Consiglio provinciale per ricordare i caduti trentini.
Si è infatti scelto il luogo, il Sacrario Militare di Castel Dante a Rovereto che accoglierà il Memoriale dei caduti trentini della Grande Guerra, e il giorno nel quale ricordare le vittime ed i caduti trentini del Primo conflitto mondiale, ovvero il 14 ottobre di ogni anno.
Una data significativa perché in quel giorno nel 1914 iniziò un'offensiva austriaca durante la quale si verificarono scontri sanguinosi sul fiume San, affluente della Vistola, nel corso dei quali morirono molti soldati trentini; con questa Giornata si intende anche ricordare l’ingresso dei primi 600 trentini nella «città di legno» di Braunau, il baraccamento destinato ai profughi evacuati allo scoppio della guerra con l’Italia, che avvenne il 25 novembre 1915.
 

 
Oggi si è tenuta la conferenza stampa di presentazione, con il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi e l'assessore alla cultura Tiziano Mellarini; il direttore della Fondazione Museo storico del Trentino, Giuseppe Ferrandi; il provveditore del Museo storico italiano della Guerra di Rovereto, Camillo Zadra; l'architetto Giovanni Marzari.
Fra i presenti anche il presidente del Museo della Guerra Alberto Miorandi, il reggente della Fondazione Opera Campana dei Caduti di Rovereto Alberto Robol e il dirigente generale del Dipartimento cultura Sergio Bettotti.
«Oggi si compie un percorso culturale e storico che è entrato nel comune sentire della popolazione trentina – sono state le parole del presidente Ugo Rossi. – Istituire una giornata per ricordare le vittime militari e civili che quella guerra mondiale, combattuta sull'uscio di casa, provocò in questo territorio è un passaggio significativo; farlo poi nel momento in cui il Trentino si prepara ad accogliere l'Adunata è un percorso virtuoso, che consegna alle generazioni future il senso con cui abbiamo costruito questo percorso, condiviso, che è quello di promuovere la pace.»
Il presidente Rossi ha poi voluto ringraziare tutti coloro che hanno collaborato, in primis le autorità nazionali «che hanno colto questa sfida, ovvero ricordare anche i caduti con la divisa austro-ungarica», in un luogo simbolico, quale il Sacrario, nell'ottica di «rimediare a un torto del passato» e di «costruire una cultura di pace».
 
 
 Ossario di Castel Dante e progetto del Memoriale
A giugno 2017 la Giunta provinciale ha varato un ddl per la valorizzazione della memoria del popolo trentino, che è stato approvato all’unanimità dal Consiglio provinciale il 22 settembre 2017 ed è diventato la legge provinciale 11/2017 "Interventi per valorizzare la memoria del popolo trentino durante la Prima Guerra mondiale".
Essa prevede, fra le altre cose, l'istituzione del Memoriale dei caduti trentini della Grande Guerra e della giornata per ricordare le vittime e i caduti trentini della Grande Guerra. Alla Giunta provinciale è stato demandato il compito di individuare il luogo e la data.
Da qui il provvedimento, approvato all'unanimità dalla Commissione, per la progettazione di un Memoriale dei caduti trentini da realizzare nell'area dell'Ossario di Castel Dante a Rovereto, dove è anche previsto l'allestimento di un'installazione multimediale che renderà possibile la consultazione degli elenchi dei caduti e la visione di immagini.
Per l'Ossario di Castel Dante, di proprietà dello Stato, vi è poi un progetto di restauro e straordinaria manutenzione in corso; il Sacrario è un presidio e simbolo della memoria e del sacrificio di circa 20.000 soldati italiani e austro-ungarici, i cui resti furono qui traslati dai vari cimiteri di guerra che erano sorti sulle montagne circostanti.
Provvisoriamente, in attesa che si completi l’iter di autorizzazione e realizzazione della sede definitiva, si è deciso di rendere pubblico il Memoriale già nel 2018 con due installazioni una presso la stazione ferroviaria di Trento e l'altra presso un'idonea sala del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto.
 

 
La proposta progettuale preliminare, curata dall'architetto Marzari prevede, per il Memoriale, due soluzioni integrate, una all’esterno e una all’interno, tra loro complementari.
All’esterno del Sacrario, sulla collina, seguendo il principio insediativo suggerito dalla forma circolare della pianta del Monumento, verrà realizzato un percorso che sale il colle, lasciando però inalterate le caratteristiche topografiche della collina.
I nomi e i dati dei caduti saranno incisi su formelle in pietra collocate su lapidi adagiate sul terreno lungo il percorso: 12.000 nomi circa, per un’area di 2.000 mq, che potrà aprirsi ad ulteriori nomi che dovessero emergere durante gli anni.
La geometria e l’articolazione di questa sorta di labirinto, che abbraccerà metaforicamente l’imponente Monumento, saranno in relazione con i caduti ricordati all’interno.
 

 
Le caratteristiche formali degli interni del Sacrario non lasciano margine ad interventi, ma un’eccezione è costituita da un antro al primo livello inferiore: il progetto all’interno, prevede la realizzazione di un’installazione, tramite rivestimento metallico amovibile, dall’aspetto consunto, drammatico, dei residui bellici, che copre integralmente pavimento, soffitto e pareti; incorporato nel rivestimento vi sarà un grande schermo stratificato, dove si vedranno «scorrere» tutti i 12.000 nomi dei caduti, sullo sfondo dei luoghi e dei paesaggi della guerra.
Ai lati sono situati quattro postazioni per la consultazione individuale con monitor touch screen, con filtri di ricerca per luogo, nome, data, comune, ecc.
I riquadri del rivestimento si prestano per l’esposizione di pannelli con testi e fotografie.
 

 
 La guerra in Trentino 
Allo scoppio della prima guerra mondiale il Trentino aveva 350.000 abitanti, faceva parte dell'Impero austro-ungarico e confinava con il Regno d'Italia.
Nell'estate del 1914 migliaia di trentini furono richiamati alle armi e inviati sul fronte orientale, in Galizia (territorio oggi diviso fra Polonia e Ucraina), per combattere contro l'esercito russo. Nel corso della Grande Guerra furono 60.000 in totale i trentini arruolati, circa 12.000 non tornarono.
Un anno dopo, nel maggio del 1915, la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria portò il conflitto nelle case dei trentini.
Con l'apertura del fronte meridionale le zone di confine vennero evacuate.
 

 
Furono oltre centomila i profughi sfollati, la maggioranza nell'entroterra dell'Impero austro-ungarico, principalmente nei campi di Braunau e Mitterndorf e nei Paesi della Boemia e della Moravia, altri furono evacuati dall'esercito italiano nel Regno d’Italia.
Svuotato dai suoi abitanti, il territorio divenne fronte. Attorno ai forti, la cui costruzione era iniziata già nella seconda metà dell'Ottocento, vennero realizzate centinaia di chilometri di trincee e una struttura complessa di opere difensive: reticolati, osservatori, ospedali, strade militari, baracche, teleferiche.
Per la prima volta si combatté in alta montagna e i soldati furono costretti a vivere fra le nevi e i ghiacci.
Al termine della guerra, nel novembre 1918, il Trentino fu annesso all’Italia. Nei primi mesi del 1919, al loro rientro, gli oltre centomila profughi trovarono case e paesi distrutti.
 

 
 Przemy?l e il fiume San, simboli della guerra sul fronte orientale 
Per gli strateghi dell’esercito austro-ungarico, fortificare la Galizia era opera necessaria non solo per proteggere l’Impero, ma anche per condurre un’eventuale guerra contro la Russia.
Per questo, allo scoppio del primo conflitto mondiale le tre principali città della regione, Cracovia, Przemy?l e Leopoli, costituivano delle piazzeforti tra le maggiori dell’Impero e dell’Europa.
Przemy?l in particolare, situata sul fiume San, vicina all’odierno confine della Polonia con l’Ucraina, era stata fortificata ancora nei secoli precedenti per la sua funzione di controllo dei passi carpatici e pertanto di difesa delle pianure ungheresi.
I russi, che nell’autunno 1914 la presero d’assedio, trovarono nella piazzaforte un ostacolo durissimo; Przemy?l, definita anche «la Verdun del fronte orientale», rimase isolata quattro mesi e mezzo e fu costretta ad arrendersi il 22 marzo 1915 per mancanza di viveri.
Circa 120.000 soldati dovettero consegnarsi prigionieri ai russi, tra loro anche il II reggimento tirolese del Landsturm, nel quale militavano non pochi trentini, alcuni dei quali morirono nella difesa della piazzaforte.
L'Adigetto.it ne parlò diffusamente nel capitolo dedicato alla presa di Przemy?l nell'ambito della nostra serie «Centenario della Grande Guerra» (vedi).
 

 
 Bagna la città il fiume San, altro simbolo del conflitto sul fronte orientale 
Quando i russi sconfissero gli austriaci nel settembre 1914, costringendoli a una ritirata di una cinquantina di chilometri dalle loro posizioni, questi ultimi tentarono di allestire una linea di resistenza sul corso del fiume, che presenta una sponda occidentale bassa e paludosa ed una orientale alta e dominante.
Proprio la morfologia del fiume avvantaggiò l’armata russa la quale, raggiunta la sponda orientale, poté bersagliare gli austriaci in ritirata, costringendoli ad arretrare ancora fino ai fiumi Biala e Dunajec.
Non pochi soldati austriaci persero la vita nell’attraversamento del San, altri morirono sul finire dell’autunno nell’offensiva austriaca che tentò per quattro giorni di forzare il fiume, duramente contrastata dalle forze nemiche, altri ancora nel corso dell’offensiva della primavera del 1915, sempre per avere la meglio sulla possente sponda orientale tenuta dai russi.
 

 
 Il Memoriale dei caduti trentini nella Prima guerra mondiale (1914-1918) 
Dall’agosto 1914 al novembre 1918 milioni di cittadini di tutta l’Europa furono chiamati alle armi, inquadrati e spediti al fronte in quella che sarebbe diventata la più sanguinosa delle guerre.
Alla fine del conflitto più di nove milioni di soldati avevano perso la vita sui campi di battaglia, negli ospedali, in prigionia. Tra di loro migliaia di trentini.
Con la vittoria italiana e la dissoluzione dell’Impero d’Asburgo, la memoria degli «italiani d’Austria» arruolati nell’esercito asburgico e scomparsi nella guerra appena conclusa non entrò nella storia ufficiale.
Il Regno d’Italia non si curò di contarli e solo in anni recenti, grazie ad una lunga ricerca, tuttora aperta, promossa dal Museo storico italiano della Guerra e condotta con la collaborazione di molti, il numero è stato finalmente quantificato in circa 12.000 caduti, quasi un quinto degli arruolati.
 

 
Dal 31 gennaio al 14 febbraio 2010, nella Sala di rappresentanza della Regione in piazza Dante a Trento, un’iniziativa della Provincia autonoma di Trento e del Museo Storico Italiano della Guerra («Nel cuore nessuna croce manca») ha inteso risarcire quel lungo silenzio: un intenso programma con al centro il Memoriale nel quale si sono ricordati – indicandone il nome e il paese di provenienza – tutti i trentini morti nella Grande Guerra, senza distinzione di uniforme o di bandiera, con una cerimonia piena di rispetto e di pietà.
Nel Palazzo della Regione è stata realizzata una struttura circolare di 45 metri di lunghezza sulla quale erano scritti gli 11.400 nomi dei caduti trentini della Grande Guerra - ai quali in questi anni si sono aggiunti altre decine di nomi - suddivisi in ordine alfabetico, comune per comune, comprensorio per comprensorio.
Nell’elenco erano compresi anche i censiti dei comuni che nei decenni successivi sono stati aggregati alle province di Bolzano, Brescia e Vicenza.
Un fiume di nomi, un monumento che per la prima volta ha permesso di visualizzare il costo umano pagato dal Trentino nella Prima guerra mondiale.

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