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Cosa accadde a Trento quella tragica notte dell’8 settembre '43

Con un colpo di mano i Tedeschi si impadronirono della città, uccidendo 53 soldati italiani e perdendone 12

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Ecco che cosa accadde a Trento quella tragica notte dell’8 settembre 1943, dopo la diffusione del proclama di Badoglio che annunciava la firma dell'armistizio con gli Alleati.
Estratto dal volume «Trento 1940-1945. I testimoni raccontano» di Nadia Mariz.

Alle ore 19.42 dell'8 settembre 1943, dagli altoparlanti e dalle radio di tutt'Italia si diffonde la voce del Capo del Governo che annuncia la firma dell'armistizio con gli anglo-americani.
L'ambiguità dell'annuncio produce interpretazioni contrastanti, lasciando disorientata tanto la popolazione civile quanto l'esercito, due milioni di soldati, un milione in patria e uno milione oltre confine.
Da mesi Hitler da dato il via all'operazione Alarico e già dai primi di agosto ben sei divisioni della Wehrmacht hanno attraversato il Brennero e si sono stabilite in Trentino Alto Adige.
In città un comando occupa il Grand Hotel in piazza Dante, un altro è a Lavis.
 
Carri armati tedeschi sono piazzati in vari punti della città: in piazza Vittoria, in Santa Maria, in via Pilati, via Rosmini, via Barbacovi, via Verdi, alle scuole Sanzio e alle Commerciali.
Una compagnia è accampata nelle immediate vicinanze della stazione ferroviaria.
Il pretesto è concorrere alla difesa antiaerea della città, una città ancora stordita dal bombardamento avvenuto appena sei giorni prima e che accoglie con esultanza  l'annuncio della firma dell'armistizio, interpretandolo come la tanto attesa fine della guerra.
Anche i soldati sono euforici, sollevati dalla tensione che da anni li opprime. Molti sono in libera uscita e chi rientra in caserma non trova nessun ordine particolare ad accoglierlo.
 
È notte, tutto tace. Alle 2.30 il piano d'attacco, preordinato nei minimi particolari, ha inizio e alle ore 3.00. Simultaneamente, i tedeschi attaccano le caserme cittadine. Nonostante atti di autentico eroismo, l'effetto sorpresa, la mancanza di direttive, l'inferiorità numerica e la scarsa disponibilità di armamenti non lasciano scampo.
Al termine degli sconti rimangono a terra, colpiti a morte, i corpi di 53 nostri soldati, 12 quelli tedeschi accertati. I feriti, circa duecento tra soldati e ufficiali, sono trasportati all'ospedale militare e al Santa Chiara.
I superstiti sono immediatamente fatti prigionieri e trasferiti all'aeroporto Caproni destinati poi ai campi di concentramento in Polonia e Germania. Trascorreranno pochi giorni e con l'istituzione dell'Alpenvorland iniziarono per il Trentino i seicento giorni di occupazione tedesca. 
 
Nadia Mariz 

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