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Al giardino del MUSE va in scena «La stanza del pastore»

Spettacolo teatrale-musicale ispirato alla vita del pastore poeta Francesco Giuliani. Martedì 22 settembre alle ore 21.00

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Il Centro Servizi Culturali S. Chiara, in collaborazione con il MUSE – Museo delle Scienze, propone una serata di spettacolo incentrata sull’antico rito della transumanza, nel 2019 proclamata patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco.
«La stanza del pastore – Il transumante», questo il titolo del progetto teatrale - musicale, liberamente ispirato alla vita del poeta pastore abruzzese Francesco Giuliani, detto Chicche ru cuaprare, che andrà in scena martedì 22 settembre (ore 21.00) all’interno del Giardino del MUSE.
 
Prodotto da Fondazione Aria in collaborazione con Teatro Immediato ed Espressione d’Arte, lo spettacolo è tratto da un testo originale di Vincenzo Mambella, diretto ed interpretato sul palco da Edoardo Oliva, con le musiche originali e gli arrangiamenti di Giuliano Di Giuseppe, e le scenografie di Francesco Vitelli.
Un monologo con controcanto lirico affidato ad un quintetto musicale scelto, composto da Giuliano Di Giuseppe (tastiere), Luca Trabucchi (chitarra), Pierluigi Ruggiero (violoncello), Zoltan Banfalvi (violino), e Claudio Di Bucchianico (oboe).
 
Un uomo (Edoardo Oliva) rimasto solo entra in una stanza. L’uomo è stato un pastore che per gran parte della sua vita ha percorso da monte a valle e da valle a monte, dall’inizio di ogni autunno alla fine di ogni primavera, i sentieri della transumanza, i tratturi, seguendo e vigilando le sue greggi.
L’uomo è stato anche un soldato che per quattro anni, sul fronte del Carso, ha attraversato, dalle retrovie alle trincee e dalle trincee alle retrovie, una guerra, seguendo e vigilando il suo lume della ragione.
Ma quella stanza, la sua stanza, nulla contiene di quelle vite: ne’ cimeli, ne’ strumenti, ne’ mappe, ne’ attrezzi; solo parole, quelle dei poeti stampate sulle pagine.
Leggere, da volare oltre gli orizzonti ma allo stesso tempo pesanti, da incidere la mente come quel legno che ama intagliare.
 

 
Sono lì dentro i quattrocento libri di Chicche ru cuaprare, il soprannome di Francesco Giuliani (Castel del Monte. AQ - 1890-1870), lo straordinario pastore-poeta e scrittore abruzzese che amava Dante, Ariosto e Tasso.
Quei preziosi e inseparabili libri lo hanno accompagnato nelle sue numerose transumanze, lo hanno aiutato a superare i recinti dell’ignoranza e ad espandere i confini dello sguardo fin dentro se stesso e fin dentro l’umanità tutta, tanto da renderlo cantore delle sue esperienze, perché «L’uomo non deve essere come il cane che aizzato si avventa; dalla natura ha avuto il dono del cervello, deve cercare di capire tutto, pensare e riflettere».
 
Sfogliando i suoi amati autori classici nella sua stanza, prenderanno forma i suoi ricordi mentre la vita lentamente volterà le sue ultime pagine.
«Vivendo da pastore transumante eppure coltivando la poesia, Francesco Giuliani ha dimostrato un legame possibile tra due dimensioni di vita, la possibilità di soddisfare la sete di conoscenza, la necessità della cultura e la bellezza delle relazioni umane, – ha spiegato l’attore Edoardo Oliva in un’intervista pubblicata sul quotidiano Il Centro. – Il nostro progetto teatrale nasce per riportare l’attenzione su un vissuto nobile che ci è appartenuto e magari ispirare le nuove generazioni.»
 
Biglietti al costo di 5 euro, disponibili su www.primiallaprima.it, presso le Casse Rurali e presso la biglietteria del Teatro Auditorium di Trento con il seguente orario: dal 12 al 18 settembre (lun-ven; 15-19), e dal 19 al 22 settembre (lun-sab; 10-13, 15-19).
Sarà inoltre possibile acquistare i biglietti la sera stessa dello spettacolo presso la cassa presente al giardino del MUSE.
Infine, a completamento del progetto, lo spettacolo verrà accompagnato (sempre nel Giardino del MUSE) da un’esposizione di fotografie che richiamano la transumanza in Trentino, conservate presso l'Archivio fotografico storico della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento.
Una sequenza cronologica che attraversa un secolo di fotografia trentina.
 
Il fototipo più antico presente è sicuramente la lastra al collodio di G.B. Unterveger (1833-1912), primo fotografo stabile del Trentino, databile verso il 1870. Ma ci sarà spazio anche per le immagini di Sergio Perdomi, fotografo mantovano che si trasferì in Trentino nel 1922 e vi operò fino alla morte nel 1935, - e che contribuì in modo sostanziale al rinnovamento della fotografia locale - continuando poi con i F.lli Pedrotti, attivi tra il 1929 e il 1979, tra le voci più autorevoli della fotografia trentina di metà Novecento.
Preziosi anche le testimonianze fotografiche di Flavio Faganello (1933-2005), che raccolse il testimone dei Pedrotti e divenne «il» narratore per immagini del Trentino del secondo Novecento.

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