Cos'è la moda sostenibile?
È un movimento composto da consumatori e aziende che si contrappongono alla moda low cost che ha preso il sopravvento negli ultimi 20 anni
La moda sostenibile è un movimento composto da consumatori e aziende, le quali si contrappongono alla diffusione della Fast Fashion, la moda low cost che ha preso il sopravvento negli ultimi 20 anni, soprattutto con il boom degli acquisti online, dei centri commerciali e delle grandi catene di distribuzione.
L'industria tessile è una delle più inquinanti al mondo, sia per emissione di gas serra che per inquinamento delle falde acquifere.
Gran parte di questo inquinamento deriva dal massiccio uso di sostanze chimico/tossiche utilizzate per produrre le materie prime, dal cotone (un tessuto naturale), al poliestere (un tessuto sintetico).
Queste sono le due fibre più utilizzate al mondo ed anche quelle più inquinanti.
- La coltivazione intensiva di cotone necessita di molte sostanze chimiche, come pesticidi, erbicidi e fertilizzanti.
- Il poliestere deriva da scarti petroliferi, ed al pari della plastica la sua produzione è altamente tossica per l'ambiente.
La creazione di questi materiali, come del resto di molti altri, sono quindi una delle cause principali dell'inquinamento ambientale causato dall'industria tessile, ma non l'unica causa. Infatti, anche le successive fasi della filiera tessile sono altrettanto inquinanti: lavaggi, stiratura, cucitura, tintura, trasporto.
Ogni singola fase di produzione ha quindi un impatto ambientale devastante sul nostro pianeta. La moda sostenibile è un movimento basato su alcuni principi fondamentali:
- Uso di materiali ecologici;
- Esclusione di sostanze tossiche;
- Riduzione dell'impatto ambientale generale.
Anche l'etica e l'impatto sociale sui dipendenti della filiera, o sulle comunità locali, vengono presi in considerazione da questo movimento internazionale, il quale fonda le sue radici su di un altro movimento, la Slow Fashion, la «moda lenta», spesso di origine manifatturiera.
Slow Fashion e moda sostenibile hanno molte cose in comune, anche se quest'ultima ha un occhio di riguardo in più sui materiali utilizzati ed il loro impatto ambientale, mentre la Slow Fashion punta il dito contro l'eccessiva produzione della Fast Fashion (arrivata ad oltre 50 collezioni in un anno), e la scarsa qualità dei prodotti, poco longevi e mal rifiniti.
Tra questi movimenti segnaliamo anche la moda equo solidale, la quale rivolge le sue attenzioni soprattutto alle comunità rurali dei paesi meno sviluppati, proteggendo i loro diritti e cercando di far crescere queste comunità, ritrovatesi letteralmente "sotto l'attacco" delle grandi multinazionali, le quali sfruttano il basso costo della manodopera e le risorse di questi luoghi abbandonati a se stessi.
Quando la moda è sostenibile?
Teniamo bene a mente che per quando un marchio o una azienda svolgano pratiche sostenibili, allo stato attuale non esiste in commercio un prodotto 100% ecologico.
Fatta questa premessa, la moda è sostenibile quando l'impatto ambientale dei prodotti viene preso in considerazione dalle aziende che li producono e per quanto possibile ridotto al minimo, sostituendo sostanze tossiche con altre meno pericolose, utilizzando fonti di energia rinnovabile, migliorando l'efficienza dei trasporti e degli approvvigionamenti per ridurre il consumo di risorse primarie, come i combustibili.
È sostenibile quando usa materiali ecologici di ultima generazione, e soprattutto, la moda è sostenibile quando i prodotti, o le aziende produttrici, dispongono di certificazioni che possano garantire l'impegno delle stesse aziende verso una produzione più sostenibile.
Esistono diversi modelli di certificazione, da quelle ambientali a quelle sociali, da quelle dedicate al riciclo di risorse a quelle cruelty free (vegan).
Crescita della moda sostenibile in Italia
La moda sostenibile in Italia sta crescendo, anche se lentamente rispetto ad altri paesi Europei come Germania, Austria, Olanda e Inghilterra, dove il trend è in continua ascesa da ormai quasi 10 anni.
In Italia, invece, notiamo una crescita positiva da circa 5 anni, anche se restiamo comunque molto indietro rispetto ai suddetti paesi.
Il nord Italia traina la crescita di questo settore grazie alla presenza della capitale della moda, Milano, ma è nel sud Italia che nascono la maggior parte delle aziende a carattere sostenibile/artigianale.
Come spiegato in questo articolo sono nati molti marchi italiani di moda sostenibile, essendo un nuovo mercato con grandi possibilità di crescita.
I più attenti e fortunati (incluse startup) sono coloro che puntano prima al mercato Europeo, e solo dopo essersi affermarti in qualche paese estero dirigono le loro attenzioni verso il mercato Italiano, un mercato che purtroppo, allo stato attuale delle cose, non da molte soddisfazioni a queste come ad altre aziende innovative.
Probabilmente a causa delle scarse informazioni fornite dai media, o magari da un approccio con l'inquinamento ambientale meno «sentito» rispetto ad altri.
Un barlume di speranza viene dai sondaggi effettuati sulla generazione Z (o post-millennials, coloro che sono nati tra il 1990 ed il 2010), i ragazzi sembrano infatti essere molto più attenti e sensibili alle tematiche ambientali, forse trainati dalla leader di questa generazione, Greta Thunberg.
I millennials (nati dal 1980) sono certamente più attenti rispetto alle precedenti generazioni, ma visti i numeri della moda sostenibile Italiana, non lo sono abbastanza per fare la differenza.
Continuano quindi ad acquistare prodotti a basso costo, inconsapevoli, o non curanti, di quello che si nasconde dietro la produzione di questi indumenti.
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