Afghanistan, l'UE dei diritti dei popoli non può restare silente
«L’Europa non può rimanere silente e indifferente di fronte all’ennesima sopraffazione dell’integralismo islamico che emargina alle donne»
«L’Europa dei diritti e dei popoli non può rimanere silente e indifferente di fronte all’ennesima sopraffazione dell’integralismo islamico che in Afghanistan ha emanato una legge che vieta alle donne di cantare o parlare ad alta voce in pubblico»: lo rileva l’eurodeputata Anna Maria Cisint che ha chiesto di reagire a Ursula Von Der Leyen e a Roberta Metsola, preoccupata anche per il diffondersi di queste pratiche oscurantistiche nelle comunità islamiche in Europa.
Alla Presidente della Commissione Europea, l’esponente dei Patrioti ha indirizzato un’interrogazione nella quale sottolinea come: «i talebani che governano la Repubblica islamica dell’Afghanistan stanno imponendo una serie di inaccettabili e degradanti sopraffazioni e restrizioni a donne e ragazze con l’evidente obiettivo di estrometterle dalla vita pubblica e da ogni ruolo nella società. Questa persecuzione ha raggiunto livelli insostenibili sino all’introduzione in questi giorni di una legge che vieta alle donne di cantare, recitare poesie o parlare ad alta voce in pubblico e che le obbliga nuovamente a tenere il viso e il corpo completamente coperti, mortificandole con la soppressione di ogni libertà e dignità umana».
Di conseguenza Cisint nell’interrogazione chiede quali azioni intende intraprendere la Commissione di fronte a queste ulteriori gravi e umilianti restrizioni per rappresentare l’indignazione dei cittadini europei per i comportamenti dell’islamismo afgano, condannando, isolando e contrastando pubblicamente questi comportamenti, nonché quali interventi si intende promuovere per isolare e contrastare in Europa il riprodursi delle prassi dell’integralismo islamico che riducono i diritti delle donne, la loro dignità, il loro ruolo sociale e le obbliga a tenere il viso e il corpo completamente coperti.
In una lettera indirizzata alla Presidente del Parlamento Metsola, Cisint denuncia l’inconcepibile restrizione delle possibilità di cantare e parlare in pubblico che vengono negate «ad un essere umano tramite una legge varata allo scopo di denigrare per l’ennesima volta l’universo femminile considerato inferiore».
Aggiunge l’europarlamentare «sono profondamente preoccupata - e credo lo debba essere l’intero Parlamento europeo - perché pratiche di questa natura si stanno diffondendo nelle comunità islamiche presenti in Europa, con evidenti forme di sottomissione femminile, di sopraffazione verso le minori e, persino, di estensione della pratica che obbliga le donne a tenere il viso e il corpo completamente coperti. Ovunque queste pratiche vengano applicate - in Afghanistan, in Medio Oriente, o all’interno delle comunità musulmane nei nostri Paesi - abbiamo il dovere morale di alzare la voce delle Istituzioni e condannare senza titubanze queste forme di barbarie inaccettabili per ogni contesto di civiltà».
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