«L’Europa ha fatto molto meno di quel poco che poteva fare»
Lo ha dichiarato oggi Dellai rispondendo a una nostra domanda sull'emergenza dei profughi provocati dalla crisi della Libia
Nel corso della conferenza stampa di
oggi, il presidente della Provincia Lorenzo Dellai ha spiegato ai
giornalisti lo stato delle cose riguardo l'emergenza dei rifugiati
provenienti dal Nord Africa, invitando la stampa a non creare
allarmismi.
Noi siamo stati abbastanza ponderati nelle parole usate
nell'articolo di ieri per descrivere la situazione, ma resta il
fatto che la situazione al momento è del tutto imprevedibile.
Vediamo di fare il punto.
Tra Stato e Regioni è stato concordato che i profughi (solo i
profughi, non i clandestini) verranno accolti dalle singole realtà
locali nella misura di poco inferiore all'1‰ della popolazione
residente.
Per il Trentino Alto Adige si tratterebbe dunque di 900 individui
(da dividere in due fra Trento e Bolzano), ma esclusivamente nel
caso che i profughi raggiungessero la cifra enorme di 50.000
unità.
Allo stato, infatti, risulta che solo 2.500 siano stati definiti
profughi, mentre gli altri sono immigrati clandestini, parola che
ora nessuno ha più paura di usare.
E qui sta il primo ragionamento da fare. Anzitutto, gli immigrati
sono oggi in tutto 25.000, il che pone il problema di dove
sistemarli in quanto irregolari.
Lo Stato ha deciso di accoglierli nei CIE (Centri di
identificazione ed espulsione), complessi abitativi perlopiù
esistenti come caserme non più utilizzate.
Lo Stato sa dove localizzarli e può, se necessario, imporre alle
regioni di ospitarne di nuovi.
Non dobbiamo tuttavia nasconderci che si tratta di strutture che
ricordano maledettamente i campi di concentramento che è stato
necessario erigere da entrambe le parti nel corso delle due ultime
guerre mondiali.
Non solo vi devono essere accolti questi individui, ma vanno anche
sorvegliati, in modo che non scappino. Quindi recintati.
E se dovessero scappare come abbiamo visto fare dal CIE di Maduria
(Taranto), mica possiamo mettere i reticolati con la corrente
elettrica. Mica possiamo sparargli. Quindi scapperanno e basta?
«Questo - ha assicurato Dellai tirando il fiato - è un compito che
spetta allo Stato.»
Il secondo ragionamento va rivolto all'alternativa ai CIE che lo
stesso Governo si augura di poter condurre a termine: riportare gli
immigrati a casa loro. A partire dai Tunisini, tra i quali molti
sono evasi dalle carceri nel corso della Rivolta dei Gelsomini.
Martedì Berlusconi e ministri si recheranno a Tunisi per concordare
con quel Paese un piano di rilancio dell'economia locale in cambio
del permesso di riportargli a casa gli immigrati clandestini.
L'idea che la Tunisia possa rifiutare di accogliere i propri
concittadini urta la sensibilità di qualsiasi uomo di buona
volontà, ma tant'è. Nel gioco delle parti e degli interessi, Tunisi
presenterà il conto all'Italia per "acconsentire" il rimpatrio dei
suoi.
A questo punto della questione, il presidente Dellai ha criticato
il Governo per la mancanza di certezze che ha dimostrato di fronte
all'appuntamento di martedì.
Secondo noi, tuttavia, non si tratta di incertezza perché non
dipende da noi. Semmai si parla di angoscia di fronte alla
possibilità che l'Italia si debba far carico delle decine di
migliaia di immigranti che si stanno affacciando all'orizzonte
delle nostre sponde.
Chiaro che fino a martedì prossimo non sarà possibiler fare
pronostici.
Infine, due paroline sull'Europa le abbiamo fatte dire al
Presidente, chiedendogli di esprimere il suo pensiero.
«L'Europa ha fatto molto meno di quel poco che poteva fare. - Ci ha
risposto. - E ancora meno hanno fatto gli Stati che compongono
l'Europa. Siamo stati lasciati soli a risolvere il problema.»
La guerra, aggiungiamo, non l'abbiamo voluta noi, ma noi dobbiamo
lo stesso farci carico della tragedia immane che si sta riversando
in casa nostra.
Appuntamento dunque a martedì 5 aprile, con un virtuale gesto
apotropaico propiziatorio.
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