Gentiloni alla Camera: «Con la Libia l'unica soluzione è politica»
«L’Italia non vuole né avventure, né crociate, ma il tempo non è infinito»
«L’unica soluzione alla crisi libica è politica, l’Italia non vuole né avventure, né crociate, ma occorre un cambio di passo, perché il tempo non è infinito.»
Questo il contenuto dell’informativa che il ministro Paolo Gentiloni ha dato alla Camera.
«Dopo le due sessioni a Ginevra a gennaio – ha detto Gentiloni, – l'incontro a Ghadames dell'11 febbraio ha visto per la prima volta anche la partecipazione del Congresso di Tripoli: è stato un passo verso la direzione giusta.
«E ci siamo arrivati con grande impegno, in primo luogo del nostro Paese che ha messo a disposizione delle Nazioni Unite non solo il proprio patrimonio di contatti politici ed economici, ma anche un'importante assistenza logistica per lo svolgimento delle varie sessioni di dialogo.»
La mediazione Onu voluta dall’Italia
«I risultati raggiunti dalla mediazione Onu, voluta dall’Italia – ha detto Gentloni – rischiano di essere vanificati e la situazione aggravarsi, mentre il tempo non è infinito.
«Di qui la necessità di un cambio di passo da parte della comunità internazionale prima che sia troppo tardi.
«Dalla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu in programma oggi – ha sottolineato Gentiloni – ci attendiamo la presa di coscienza al Palazzo di vetro della necessità di raddoppiare gli sforzi per favorire il dialogo politico in Libia.»
La missione Unsmil
«Lavoriamo – ha aggiunto Gentiloni – con i nostri partner al Consiglio di sicurezza perché la missione Unsmil [missione Onu in Libia – NdR] venga dotata di un mandato, mezzi e risorse in grado di accelerare il dialogo politico per la stabilità e la formazione di un governo di unità nazionale.»
Italia pronta a missioni di peacekeeping e addestramento
«L’Italia – ha detto il Ministro – è pronta ad assumersi responsabilità di primo piano, a contribuire al monitoraggio del cessate il fuoco, al mantenimento della pace, a lavorare per la riabilitazione delle infrastrutture, per l'addestramento militare in un quadro di integrazione delle milizie nell'esercito regolare, a curare e sanare le ferite della guerra e a riprendere il vasto programma di cooperazione sospeso la scorsa estate.»
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