«Libia, governo di unità nazionale a Tripoli entro 40 giorni»
Lo ha detto il Segretario di Stato USA Kerry al termine della conferenza internazionale sulla Libia tenuta a Roma
Va detto subito che l’accordo sottoscritto al termine del summit tenuto a Roma sul futuro della Libia è estremamente autorevole, perché vi hanno preso parte Egitto, Algeria, Ciad, Emirati, Marocco, Niger, Qatar, Turchia, Tunisia, oltre a 15 rappresentanti dei due parlamenti libici di Tripoli e Tobruk.
Ventuno i Paesi che hanno siglato l'accordo: Algeria, Arabia Saudita, Cina, Egitto, Emirati arabi uniti, Francia, Italia, Germania, Giordania, Marocco, Russia, Qatar, Regno unito, Spagna, Stati uniti, Tunisia, Turchia. Per l’Unione Europa c’era Federica Mogherini, che ovviamente non ha firmato l'accordo.
Nel documento si conviene che si darà sostegno a un governo di unità nazionale in Libia, i cui lavori iniziali potrebbero vedere la luce già mercoledì prossimo.
Prevista anche la richiesta di un «cessate il fuoco» immediato in tutta Libia.
Per raggiungere gli obbiettivi sarà possibile attivare «corridoi umanitari», a partire da Bengasi. Ed è in questa eventualità che l’Italia potrebbe avere un suo spazio operativo.
Il segretario di stato americano John Kerry ha dichiarato che la Libia potrebbe avere un governo di unità nazionale entro quaranta giorni.
Gli Stati Uniti hanno stanziato 330 milioni di dollari in aiuti umanitari, «ma – ha sottolineato Kerry – la Libia è un Paese pieno di risorse, non dovrebbe averne bisogno. Quello di cui ha bisogno, invece, è un governo pronto a far sviluppare il Paese.»
L’accordo è il risultato di un anno di negoziati, ai quali l’Italia ha dato un importante supporto.
Il ministro Gentiloni, soddisfatto dei risultati, ha ricordato che dopo decenni di dittatura la Libia è stata nelle mani degli estremisti, ma che adesso si potrà avere un interlocutore unico.
Adesso si potranno avviare i negoziati un po’ su tutti i fronti, dalla lotta contro lo Stato Islamico ai problemi umanitari degli immigrati, il cui smistamento potrebbe avvenire già in terra di Libia.
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