Intervista di Difesa Online: «Cosa pensano i libici dell'Italia?»
Ecco la posizione dei Libici nei confronti dell’Italia, come appare da un’intervista di Francesco Bergamo
Ormai la questione libica sta diventando un mantra ossessivamente ripetuto dai Media nazionali. Eppure della Libia non si è ancora detto tutto in maniera dettagliata.
Gli anni scorsi i cittadini libici in transito in Italia raccontavano di un Paese in cui girava un notevole volume di denaro (a differenza dei tempi di Gheddafi) ma assolutamente insicuro (a differenza dei tempi di Gheddafi!). Il terreno fertile per l'ISIS lo abbiamo quindi creato noi occidentali mettendo al potere incapaci e corrotti?
I giornali scrivono quotidianamente del Paese ed ogni tanto ci si improvvisa guerrieri pronti a dar battaglia... Come è la situazione dal di dentro? Come si giudicano gli stranieri ed in particolar modo gli italiani?
Come risulta evidente dalle domande sopra, esistono delle zone d'ombra informative che non permettono di avere una completa visione di come stiano realmente le cose.
Per sopperire a questa mancanza, Difesa Online ha intervistato una persona che vive in Libia con l'intento di capire che cosa vada dicendo il popolo, la gente comune, per capire dal loro punto di vista come stanno le cose e quali sono le loro aspirazioni.
La fonte, che vanta contatti ad alto livello in Libia, ha accettato di rispondere ma ha chiesto l'anonimato.
Come era la Libia con Gheddafi?
«Il Colonnello amava il Paese e combatteva i nemici e i falsi amici.
«C'era sicurezza. La sera si girava a piedi, i prezzi erano monitorati dal Governo e tante paure erano fantasie della gente. Nessuno moriva di fame e l'economia girava. La borghesia non speculava come oggi. C'era malcontento, ma chi non lo sarebbe dopo quaranta anni dello stesso Governo?»
Come è ora?
«Paesi stranieri fanno a gara per avere la fedeltà di questa o dell'altra milizia. Tutti amici - ufficialmente nelle sedi istituzionali internazionali - e poi nemici acerrimi sottobanco.
«Molti qui hanno venduto il Paese. Molti sono convinti che un esponente di spicco della rivoluzione abbia avuto la responsabilità politica di aver venduto la Libia agli USA dietro lauto compenso e ora se ne starebbe all'estero.
«Il popolo libico inizialmente credeva nelle milizie, ma poi ha visto che molte erano interessate solo a rubare e fare cassa, che sono sponsorizzate da varie nazioni straniere e lobbies interessate a creare caos. Per soldi molte sono disposte anche a vendersi all'Isis "del web" che cerca continuamente di fare propaganda sul territorio. I libici si sono resi conto che sono poche le milizie veramente patriottiche.
«Nel caos i poteri forti riescono a congelare e derubare i soldi della Libia all'estero, prendere e magari non pagare il gas e il petrolio, distruggere gli assets libici con le speculazioni. Un esempio: le centrali elettriche distrutte sostituite da generatori obsoleti noleggiati a caro prezzo ai governi di Tripoli e Tobruk.
«L'embargo al Governo Legittimo, scaturito da normali elezioni, serve a vendergli armi a prezzi maggiorati, oltre ovviamente a impedirgli di combattere l'Isis/Daesh.
«L'economia è nel caos! Qui i prezzi aumentano per le speculazioni e sono state distrutte le generazioni degli anni '80 e '90. Questa guerra ha portato al potere ladri, truffatori e assassini. La gente onesta ha visto peggiorare il proprio status di vita ed è impoverita».
Come vengono visti gli italiani?
«Bene! Nonostante l'ambiguità degli ultimi anni. Gheddafi confidava nella protezione dell'Italia. Non ha considerato però che l'Italia è vincolata dal debito pubblico alle banche internazionali e ai vincoli militari con gli Usa.
«Per la gente l'Italia, quando negò il sostegno a Gheddafi, danneggiò la sua stessa economia perdendo le commesse guadagnate con tanto sudore e mettendo a rischio gli impianti dell'ENI.
«I libici rimpiangono la bellezza e l'organizzazione sotto gli italiani. Ci sono stati il nodo Omar Moktar e i campi di concentramento, ma i vantaggi erano tanti lo stesso. Il pensiero corrente è che se gli italiani fossero rimasti la Libia oggi sarebbe bella come l'Italia.
«Quando il popolo guarda i palazzi fatti durante l'epoca fascista e li confronta con quelli fatti da Gheddafi e a quelli non fatti durante l'occupazione Ottomana, il confronto rende sempre vincente l'Italia.
«La Libia si è sentita tradita ma nutre ancora la speranza che l'Italia prenda in mano la situazione e possa porvi rimedio.
«Si apprezza l'italica ingegnosità e laboriosità e l'abbandono di qualsiasi idea colonialista. Idea che USA, Francia e UK perseguono ancora.
«I libici accetterebbero l'aiuto, se questo volesse dire legarsi all'Italia economicamente e politicamente e magari anche militarmente, ma non vogliono un'Italia che sia solo la maschera dei colonialisti che usano l'Italia per conquistare la Libia».
Il potere dell'Isis è radicato ed esteso?
«L'Isis in Libia è come l'Araba Fenice: gli stranieri dicono che esiste, ma i libici non l'hanno mai vista! Intendo l'Isis dei video che girano nel web: dei ragazzotti muscolosi, ben vestiti, puliti e che girano filmati professionali.
«Qui le milizie sono formate da ragazzi smagriti con mimetiche di tanti colori, sgualcite e sporche, stanchi, illusi, malnutriti, spesso pieni di alcool, hashish e di pasticche per affrontare una realtà che non è facile da affrontare ogni giorno.
«Sono di varia natura: dai più laici ai più estremisti, spesso allo sbando e senza fondi. Per qualche migliaio di dinari si portano la bandiera nera a casa e girano il filmato che serve ai media per allarmare il mondo e convincere i Governi ad aumentare i budget militari a scapito di quelli sociali.
«Qui ci sono giovani sconvolti irreversibilmente dalla guerra. Quelli che si sono salvati sono stati solo i vigliacchi, i figli di papà, quelli che hanno avuto una famiglia forte che li ha tenuti a casa e quelli che veramente hanno avuto tanta fortuna: chi ha seguito la guerra dal salotto di casa o dalla camera di un hotel o di un appartamento in Tunisia o in altro Paese o chi veramente, non si sa come, ne è uscito indenne fisicamente anche se non psicologicamente.
«I ragazzi allo sbando sono prede delle milizie. Seguono un capo o delle potenze occulte, convinti o meno di quello che fanno, pur di avere un po' di soldi e sentirsi orgogliosi. A Derna, ad esempio, dove sono ritornati gli estremisti islamici cacciati da Gheddafi e che erano andati a rinforzare i talebani in Afghanistan e in Iraq, le famiglie locali tante volte hanno chiesto al Governo di aiutarli a togliere i loro figli dalla strada, di dare loro lavoro o un'occupazione, per toglierli da questi mercenari senza scrupoli che li comprano per due soldi, un Kalasnikov, un po' di alcool, hashish e delle pasticche. Ma il nuovo Governo libico, con tutti i suoi problemi, non è riuscito a venirne a capo.
«Le suore di Derna che sono scappate via, piante da tutte le famiglie dopo quaranta anni di onorato lavoro e dedizione al popolo locale (purtroppo anche loro) sono state una conseguenza della mala gestione dei ragazzi libici dopo la guerra.
«L'Isis qui è a livello embrionale e si avvale di forze locali allo sbando.
«Purtroppo ultimamente l'Isis del web ordina di mettere in atto a volte le antiche e incivili leggi della Sharia, come sta succedendo a Sirte e come è successo a Derna.
«Alcune voci dicono che a Sabratha ci sarebbero campi di addestramento per questi ragazzi e che verrebbero addestrati per le azioni di terrorismo mirate a creare panico in Europa.
«Resta infine Bengazi, dove le milizie estremiste stanno dando filo da torcere ad Haftar al quale si chiede di combatterle senza armi, visto che soffre ancora dell'embargo.
«I pozzi petroliferi sono al sicuro perché protetti dalle Forze Speciali del Petrolio, create da Gheddafi, le uniche efficienti oggi in Libia. Sono comandate da Ibrahim Jodhran e fanno capo solo alla NOC [National Oil Corporation, la compagnia petrolifera nazionale - NdR].
«Se la Nato non facesse gli errori che ha fatto in Iraq, bombardando l'esercito che combatteva l'Isis, l'Esercito del Petrolio ce la farebbe sicuramente a tenere a bada gli estremisti islamici.
«Per il popolo basterebbe bloccare i soldi che arrivano ai miliziani, perché non eseguano più gli ordini. L'idea più gettonata è che questo non sia il vero intento dei potenti burattinai.
«I libici non amano gli estremisti islamici, anche se all'inizio erano difesi perché non trovavano giusto che Gheddafi li avesse combattuti. Una volta conosciuta la loro vera faccia e natura, si sono ricreduti».
Per i libici la Coalizione sta combattendo il terrorismo?
«La Coalizione sta combattendo per i poteri forti che hanno come scopo la colonizzazione dei paesi ricchi economicamente e politicamente indipendenti e l'aumento dei budgets militari dei paesi di tutto il mondo.
«Se veramente si volesse combattere il terrorismo, con i sistemi di controllo ai quali tutti sono sottoposti oggigiorno, sarebbe impossibile per i terroristi farcela anche per la vendita delle armi.
«In ogni caso la gente sostiene che:
1) Il terrorismo per agire ha bisogno di soldi, armi e presenza sul territorio. Perché i servizi segreti occidentali e i governi non possono monitorare queste tre componenti?
Le armi di un paese occidentale, dove i controlli sono altissimi, da dove arrivano se non dagli eserciti locali?
2) Il terrorismo usa l'odio per cercare manodopera. Se la Nato si limitasse a proteggere i confini dei paesi che la compongono invece di andare a fare guerre a destra e a manca, eviterebbe tanto odio e il terrorismo non troverebbe facilmente uomini.
3) Il terrorismo trova spesso proseliti nei paesi impoveriti. Se le multinazionali la smettessero di sfruttare certi Paesi e di mettere al comando dei Governi corrotti, il benessere impedirebbe al terrorismo di fare facile reclutamento.
«Per i soldi si vende tutto - vita degli altri compresa - e spesso per aiutare le proprie famiglie sul lastrico. Questo sta succedendo anche in Tunisia dove vengono reclutati tanti jihadisti dopo la rivoluzione. E questo cosa porta? Ad obbligare i Governi a prendere decisioni importanti e irreversibili in poco tempo. Un'arma di ricatto bella e buona.»
Il governo di Tobruk è legittimato dal popolo?
«Il Governo di Tobruk scaturisce da elezioni regolari (2014) e che per problemi di sicurezza hanno visto un'affluenza che non ha superato il 10%. Il Parlamento eletto ha formato il Governo.
«I Fratelli Musulmani erano perdenti e non accettarono il risultato: con la forza presero il potere a Tripoli. Parlamento e Governo si sono rifugiati in zone sicure come Tobruk e Beida. Il popolo libico ha visto che la comunità internazionale non ha dato la possibilità di difendersi togliendo l'embargo sulle armi, creando una situazione di impotenza. Non c'è stato potere militare sul territorio. Le varie milizie laiche e non, incluse quelle filo Isis, hanno preso al volo l'occasione. Tanti fondi libici all'estero sono ancora congelati e il Governo di fatto ha pochi soldi.
«Vede, se l'ONU avesse voluto una Libia stabile e sicura, avrebbe dovuto proteggere le elezioni del 2014 in maniera che l'affluenza fosse stata maggiore e dare pieni poteri a chi le avesse vinte, incluso armi a volontà e scongelamento dei fondi all'estero, visto che le milizie ne hanno tante e gliene arrivano continuamente dai Paesi che promuovono l'instabilità della Libia. Il popolo sostiene che parte della responsabilità sia della Turchia e dei paesi del Golfo.
«I Fratelli Musulmani hanno preso Tripoli e fatto nascere un nuovo Governo. È pazzesco farli partecipare ai negoziati per la formazione di un Governo Unico: significa riconoscerli anche se hanno perso le elezioni».
Chi controlla attualmente i pozzi di petrolio?
«Come detto prima: l'Esercito del Petrolio».
«Che cosa dicono i libici dei 4 italiani in ostaggio?»
«Dicono che è un gran mistero, visto che i libici amano gli italiani e quindi condannano gli affamati di soldi che li hanno presi.
Mi interessai alla loro liberazione, ma sembra che adesso nessuno ne sappia più niente. Sembrano spariti nel nulla. In ogni caso dietro a questo rapimento ci sono molti misteri.»
Se le forze armate italiane arrivassero in Libia, avrebbero il sostegno del popolo?
«Le Forze Armate italiane avrebbero consenso in Libia se venissero ad aiutare l'esercito durante le elezioni, non certo per proteggere il Governo di un tizio che è stato scelto da pochi e non dal popolo e quindi è visto come un Governo fantoccio scelto dai colonialisti.
«I libici non vogliono fare la fine dell'Iraq anche se la strada sembra quella.
«I libici sanno che l'ONU o la NATO vogliono mandare gli italiani in Libia perché sono quelli più amati dai libici, ma sanno bene che questa facciata italiana servirebbe solo a coprire il colonialismo di USA, Francia e UK. Quindi a queste condizioni non ne vogliono sapere!»
L'Isis dove è radicata? E' vero che controlla 250 km di costa?
«Le milizie che l'Isis del web usa sono dislocate a Sirte, Bengazi, Derna e Sabratha.
Controllano alcune zone, non so di preciso se 250 km di costa, ma in ogni caso sono monitorate da quelle laiche.»
Recentemente un esponente del governo di Tobruk ha fatto capire a mezzo stampa alla Russia di entrare in Libia e sconfiggere l'Isis. Sarebbe una buona idea?
«A Tobruk non è rimasto che questo, visto che l'ONU mantiene l'embargo sulle armi e quando bombardano le milizie estremiste islamiche a Sirte l'UK fa dei rimproveri!
«Insomma, la Coalizione non sta certo aiutando Tobruk e visti i risultati che la Russia ha riportato in Siria è ovvio che si guardi con interesse a Putin.»
Francesco Bergamo
(Difesa online)
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