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Minniti: «Immigrazione, la vera sfida è governare il fenomeno»

Il ministro illustra i Centri di permanenza per i rimpatri, l'accoglienza diffusa e il controllo delle coste – Sì a una stabilizzazione della Libia per frenare i flussi

«Non si tratta di inseguire o subire il fenomeno migratorio, la vera sfida è governarlo.»
È il ministro Marco Minniti a sottolinearlo nel corso di un'audizione in commissione Diritti umani al Senato. «Penso che una semplificazione del problema, ha aggiunto, non sia possibile.»
Il primo intervento assunto dal Governo, ricorda il ministro, con il decreto legge Migranti, è stato intervenire per frenare i flussi. Ma occorre inviare anche un messaggio chiaro all'Europa: «Più l'Africa starà male, più l'Europa starà male».
 
Tra le misure indicate dal ministro dell'Interno: il controllo delle coste.
«La Guardia costiera italiana svolge un ruolo cruciale dentro le missioni Ue di soccorso nel Mediterraneo, così come la Marina militare.
«Ma il controllo delle coste libiche comporta o una richiesta da parte dei libici o una risoluzione Onu: condizioni che al momento non ci sono. Si può rafforzare però la Guardia costiera del Governo ufficiale libico, cosa su cui l'Italia sta puntando.»

Sul tema dell'accoglienza occorre puntare - secondo il titolare del Viminale - sull'accoglienza diffusa, con la cooperazione dei Comuni. Abbiamo in questo senso fatto un accordo con l'Anci, l'associazione dei Comuni.
Ma è un accordo volontario. Attualmente, sono 2.700 quelli che hanno aderito.
Sulla politica dei rimpatri, Minniti sottolinea la costituzione dei Centri di permanenza per i rimpatri con precise caratteristiche: numeri limitati (1.600 posti, uno per ogni Regione, fuori dai centri urbani, vicini alle infrastrutture dei trasporti).
 
Minniti evidenzia, poi, l'importanza dei corridoi umanitari.
«Noi abbiamo sviluppato due protocolli d'intesa: uno con la Comunità di Sant'Egidio, per mille persone da Libano e Marocco (già 522 sono arrivate in Italia) ed un altro con la Cei per 500 profughi provenienti dall'Eritrea.
«L'idea – ha spiegato Minniti – è che se si riesce a frenare i flussi illegali, si potrebbero rafforzare i corridoi umanitari, che rispettano i principi di umanità fondamentali.»
«Sui rapporti con l'Islam - sottolinea il ministro - andiamo controcorrente rispetto ad altri Paesi. Importante è che in Italia si sia fatto un accordo pattizio, non una legge dello Stato. Credo" che questo accordo sia anche un investimento sulla sicurezza presente e futura del nostro Paese», ha aggiunto.
 
Il ministro conclude, poi, sulla questione dell'accordo tra Italia e Libia: il punto cruciale è il controllo della frontiera Sud del Paese, dove passa tutto il traffico di uomini ed anche parte del flusso di terroristi.
Quindi, ribadisce Minniti, il presidio di quei confini meridionali è utile anche contro il terrorismo oltre che in funzione anti-trafficanti di uomini.
«Se vogliamo intervenire sul traffico esseri umani non possiamo che farlo in Libia, attraverso la collaborazione delle autorità libiche.»
Fondamentale, però, è la «stabilizzazione della Libia».
«In questo senso – ha osservato Minniti, – l'unica stabilizzazione possibile è quella che nasce da un accordo, non dal dominio di una parte sull'altra. L'Italia e la comunità internazionale sono per una stabilizzazione attraverso un accordo tra le parti».

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