Messner ha partecipato alla festa dell’Euregio di Ala
Il suo monito: «La pecora è un animale da difendere tanto quanto l’orso e il lupo»
La quinta edizione della «Festa dell’Euregio - Euregio Fest» è culminata nel pomeriggio di oggi, sabato 13 maggio, presso il teatro di Ala, con l’incontro «L’Euregio secondo Messner - A colloquio con il Re degli Ottomila» moderato dal capo ufficio stampa della Provincia autonoma di Trento Giampaolo Pedrotti.
Euregio significa montagna viva, montagna che vuole e pretende di avere un futuro e Reinhold Messner è un personaggio che incarna appieno queste aspirazioni.
Sono stati i presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano, Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher ad accogliere il grande alpinista davanti ad una numerosissima platea.
Fugatti, presidente Euregio in carica, ha ringraziato Messner, definendolo «vero rappresentante di questo territorio, della sua idealità e della sua storia, un personaggio che sa cogliere nel segno, tracciare pensieri, impressionare e stupire».
Il presidente ha voluto ringraziare inoltre, il Comune di Ala e le varie associazioni che hanno contribuito ad organizzare una manifestazione di successo.
I complimenti alla città di Ala sono arrivati anche dal presidente Arno Kompatscher, che ha salutato Messner quale testimonial del nostro territorio a livello internazionale grazie alle sue conquiste - non solo in campo alpinistico.
Un «personaggio anche scomodo» ha detto il presidente della provincia di Bolzano, «al quale va riconosciuto con orgoglio, che dietro il suo coraggio c’è sempre un grande pensiero».
Reinhold Messner, primo alpinista al mondo che è riuscito a salire tutti «gli 8.000», è colui che ha portato per il mondo la nostra terra, la nostra immagine e il nostro carattere.
Adeguate ed innegabili competenze per dare una giusta lettura al percorso dell'Euregio, nato ufficialmente nel 2011 e che si trova oggi a vivere una maturità tra la storia passata e la contemporaneità sempre più contaminata da problematiche future.
«All’inizio – ha spiegato Messner – ero scettico sull’Euregio, soprattutto per la diversità dei gruppi appartenenti, ma era innegabile che si trattasse di un’idea forte per chi aspirava ad un Tirolo storico declinato in un’era moderna.
«Già da bambino avevo capito che il Tirolo andava oltre i suoi reali confini e ancora oggi auspico che le nostre culture diventino sempre più unite.
«Abbiamo una grande storia in comune, che abbraccia un territorio che dal Trentino arriva al Tirolo del Nord, senza dimenticare il Fodòm che faceva parte del vecchio Tirolo.
«Abbiamo come comune denominatore il paesaggio – ha detto ancora Messner – che ci invita nel perseguire un’azione unitaria per la sopravvivenza della montagna.
«Abbiamo un territorio unico e straordinario nel cuore della grande Europa e solo insieme possiamo avere la forza necessaria per tutelare un territorio triculturale e trilingue.»
Per capire il vero valore dell’Euregio, Messner indica come via principale la conoscenza della nostra storia. Un racconto comune che ha unito Trentino e Sud Tirolo fino alla Prima Guerra mondiale per poi dividersi in due storie diverse.
«Per comprendere gli eventi ma soprattutto i fatti che hanno caratterizzato la storia di questi gruppi – ha affermato – bisogna capire cosa è successo nel cuore delle persone.»
L’alpinista ha voluto ripercorrere gli eventi salienti che hanno caratterizzato il passato della nostra terra, trovando anche nella musica, sulle note del brano «Andrea» di Fabrizio De André, lo strumento ideale per richiamare alla memoria della platea, emozioni di tempi passati, ma forse non troppo lontani, e di temi così intimi e delicati come la sofferenza che accompagna i venti di guerra.
Ed è stato proprio attraverso i grandi temi della nostra attualità che Messner ha dato la sua personale lettura di Euregio. A partire dall’ambiente.
A quasi un anno dal tragico crollo del ghiacciaio della Marmolada, Messner racconta di una montagna che è viva e che naturalmente è portata a crollare, anche se più repentinamente negli ultimi anni a causa del riscaldamento globale.
«La natura non fa errori – ha affermato Messner – è l’uomo che può fare errori, anche se l’uso dell’energia fossile che ha sostenuto l’invenzione dell’industria moderna non si può dire che sia stato un male voluto.
«Non era possibile prevederne le conseguenze e va detto che il riscaldamento globale influisce solo parzialmente su questo tipo di eventi. Ecco perché è importante che i giovani d’oggi – ha sottolineato l’alpinista – siano consapevoli delle radici della ricchezza di cui godono nella modernità. Essi devono conoscere la storia, devono studiarla, portare progetti e correzioni, non mera critica.»
Il rispetto della natura è uno stile di vita. Lo «stile alpino» di Reinhold Messner fonda le proprie radici proprio nella sostenibilità.
«Ho iniziato giovanissimo a fare roccia – ha raccontato Messner – e a 20 anni avevo già affrontato le vie più difficili. La perdita delle dita dei piedi mi impedì di arrampicare.
«Da qui il passaggio da rocciatore ad alpinista di alta quota, ma non potendo permettermi le grandi spedizioni, ho trovato un mio stile: fare grandi cose con il massimo risparmio.
«È così che sono riuscito in grandi imprese con il minimo delle risorse, dove il mio vero successo non era tanto la meta, ma il racconto in sé.
«Risparmiare liberalmente dà senso alla vita - ha detto Messner - se consumo meno e lo faccio liberamente, questo mi dà gioia e forza.
«Se invece si è costretti a risparmiare, non ci saranno le stesse risposte di un atto liberale.»
Dopo l’ambiente e la sostenibilità, due altri grandi temi affrontati da Messner sono stati la risorsa acqua - «la fortuna di essere territorio di sorgenti non ci toglierà da una problematica futura legata all’uso dell’acqua per l’irrigazione» - e «la convivenza con i grandi carnivori».
«Bisogna allontanare un animale aggressivo che entra in aree abitate» – ha affermato Messner ricordando come 120 anni fa, nelle Alpi, abbiamo allontanato il lupo e l’orso per la pace di animali e persone».
Il tema della convivenza dunque deve affrontare anche quello della tutela di una montagna che si vuole viva ed abitata.
«La tragicità con cui questi animali vengono uccisi da lupi ed orsi - ha aggiunto - scoraggia anche moralmente i contadini che non se la sentono più di continuare a sostenere situazioni così pesanti.
«Se la politica non accetta il fatto di togliere questi animali – ha affermato l’alpinista – quei contadini che tutelano il paesaggio lasceranno la montagna.
«Gli animalisti, che sono cento volte di più dei contadini che curano la nostra terra, devono capire che la pecora è un animale da difendere tanto quanto l’orso e il lupo.»
L’incontro con il grande Messner non poteva terminare che con un consiglio di vita, un insegnamento tra i molteplici che la montagna sa dare: la capacità di capire quando è il momento di ritirarsi.
«Invito i giovani a cercare e trovare la propria strada, ad imparare procedendo con passo lento ed attento, proprio come in montagna, dove il pericolo incombe sempre, ben consci dei propri limiti. Andare avanti, combattere e accettare i cambiamenti.
«L’arte della mia attività sta proprio nel cercare limite senza morire. Non vivo di quello che ho fatto ieri, ma di quello che riesco a sognare e mentre lo realizzo sono felice.»
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