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Euregio: riflessioni su migranti, muri e confini

«Caduto il muro di Berlino il 9 novembre 1989, molti altri ne sono stati costruiti: per chiudere fuori o di «proteggere dentro, per non perdere la priorità acquisita»

Nella sezione «let’s reflect» il sito dell’Euregio (vedi) affronta la delicata quanto attuale questione dei migranti, dei confini e dei muri con Gianluca Wallisch, analista politico del quotidiano austriaco «Der Standard».
Caduto il muro di Berlino il 9 novembre 1989 - simbolo per eccellenza della fine della Guerra Fredda e, dunque, della contrapposizione ideologica tra il capitalismo e il comunismo - molti altri ne sono stati costruiti: per tentare di «chiudere fuori» e di «proteggere dentro», di non dare accesso a persone di ideologia diversa o per impedire che popoli migranti alla ricerca di migliori opportunità facciano perdere a chi il luogo già lo abita «la priorità acquisita».
 
In un'intervista audio Wallisch parla dei muri di oggi, quelli fisici, in primo luogo, il muro del Brennero che ci tocca da vicino, ma parlerà anche della conseguenza ideologica e sociopolitica della «logica dei muri».
L’argomento è più che mai attuale, basti pensare che la costruzione di un muro con il Messico è al centro della campagna elettorale americana e che anche in Europa si parla della costruzione di nuovi muri; ultimo, in ordine di tempo, quello di Calais.
Ma non vanno dimenticati quello già in essere tra Ungheria e Serbia, quello tra Ungheria e Croazia, tra Ungheria e Romania, quello meno noto tra Slovenia e Croazia, i tristemente noti tra Bulgaria e Turchia e tra Macedonia e Grecia e, infine, quello in previsione tra Estonia e Russia.

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