Accordo al G7: tassazione delle Multinazionali al 15%
Gli osservatori lo chiamano «accordo storico», ma si tratta di una misura vergognosa nei confronti dei contribuenti europei
C’è euforia sul risultato raggiunto al G7 sulla tassazione delle multinazionali: ora pagheranno una specie di cedolare secca del 15% sui redditi che vengono prodotti stato per stato.
Lo stesso Draghi lo ha definito «un primo passo verso l’equità».
Se si pensa che il presidente Trump aveva minacciato di imporre dazi ai prodotti europei a quegli stati che avessero osato tassare i redditi delle grandi multinazionali americane, si può effettivamente cantar vittoria.
Ma se si pensa a quanto pagano invece i cittadini europei (e segnatamente quelli italiani) in tasse sulle proprie attività lavorative, può sembrare una presa in giro.
Il principio che dovrebbe valere anche per i vari Facebook, Youtube, Google e quant’altro, consiste nel pagare le tasse agli stati nei quali i redditi vengono prodotti.
Quindi, stato per stato, andrebbero applicate le percentuali dettate dalle tabelle fiscali sui redditi certi.
E, francamente, non è poi così difficile stabilire tali quote di reddito.
Secondo noi, anche i diritti d’autore dovrebbero essere riconosciuti agli autori. Youtube, che ha addirittura messo in crisi l’industria discografica, dovrebbe versare agli aventi diritto una quota della pubblicità raccolta pezzo per pezzo.
Ovviamente, se tale risultato sembra un grande passo avanti, vuol dire che c’erano problemi seri, soprattutto all’interno della stessa Europa.
E difatti va trovato un accordo anche sulla logica della sede fiscale. Non è accettabile che una società porti la propria sede nello Stato che chiede meno tasse.
Una volta stabilito che le tasse vanno pagate allo Stato in cui il reddito viene prodotto, tutto si sistema.
Poco importa se gli stati che hanno incentivato in questa maniera la migrazione delle multinazionali nel proprio territorio (vedi Irlanda) protestino per la perdita dei privilegi. In quanto tali, i privilegi vanno cancellati almeno in questa civilissima Unione Europea.
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