Home | Esteri | Libano | Libano, la missione di pace UNIFIL è fallita. Ritiriamo i caschi blu

Libano, la missione di pace UNIFIL è fallita. Ritiriamo i caschi blu

Mezzi corazzati israeliani hanno sparato alle torrette di avvistamento ONU. Feriti due caschi blu. Crosetto ha inviato una vibrante protesta a Tel Aviv. È guerra

image

Foto © L'Adigetto.it

Quello che temevamo, alla fine è accaduto.
L’Adigetto.it ha un particolare legame con la Missione Unifil dell’ONU, perché abbiamo visitato per una settimana il Libano meridionale per comprendere come operavano i nostri soldati impegnati nel mandato di pace voluto dall’ONU.
Ne eravamo rimasti affascinati, sia perché la nostra gente ha legato in piena amicizia con gli abinanti del luogo, sia perché in effetti la costruzione della pace sembrava ben avviata e destinata a portare risultati fino ad allora insperati.
Poi, dopo il massacro del 7 ottobre, Israele ha attaccato la Striscia di Gaza.
Allora, per solidarietà nei confronti dei palestinesi (ci sono campi profughi anche nel Libano), Hezbollah - il partito di Dio - ha iniziato ad attaccare Israele con droni, razzi e missili che l’Iran ha fornito loro con grande generosità.


 
Rallentate un po’ le operazioni militari nella striscia di Gaza, Netanyahu ha deciso di occuparsi del Libano. Va ricordato che la città di Haifa è stata evacuata proprio perché troppo vicina al confine del Libano.
Israele aveva deciso di non invadere il Libano, anche perché è solo la frangia sanguinaria del Partito di Dio che ce l’ha con Tel Aviv.
Ma non ha mancato di colpire Hezbollah con varie operazioni mirate. Si ricorderanno i 37 morti 6.000 feriti (di cui 1.500 evirati e 500 accecati) con i cercapersone esplosivi.
E c'è stato il bombardamento a Beirut che ha portato all’uccisione del leader di Hezbollah. E non è finita lì, perché ha continuato a dare la caccia ai leader del Partito di Dio.
 

 
Il contingente ONU si trova di stanza proprio al confine tra Israele e Libano, quindi in una posizione estremamente pericolosa. D'altronde, era lì per tenerli separati.
Israele però aveva sempre dichiarato che non intendeva invadere il Libano, anche se qualche unità di forze speciali ha varcato il confine più volte, senza avvisare i soldati dell’ONU.
Ovviamente queste piccole azioni non sono sfuggite al contingente UNIFIL e le ha segnalate all’ONU.
E comunque ha dovuto sospendere le attività di sminamento, di costruzione del confine fisico e di vigilanza.
Noi avevamo scritto più volte che non aveva più senso tenere 10.000 soldati dell’Onu a costruire la pace quando le due parti sono entrate in piena guerra.
L’ONU non ci ha neppure pensato di ritirare i soldati, anzi ha proposto di raddoppiare la forza. Cioè cosa voleva fare, intervenire con la forza? Pura follia.
La missione è fallita. Punto. I caschi blu vanno evacuati.
 

 
Oggi si è verificato quello che temevamo. Gli Israeliani hanno attaccato alcune postazioni del contingente ONU, ferendo due soldati indonesiani. Si trovavano nelle postazioni che contengono telecamere e apparecchi di trasmissione.
Visto che hanno dimostrato di avere un obiettivo preciso, è evidente che l’attacco è stato voluto dall’esercito israeliano.
Ovviamente Crosetto è andato in bestia e ha indetto una conferenza stampa per accusare senza mezzi termini Israele di aver violato intenzionalmente il diritto internazionale.
Non ha accennato alla possibilità di ritirare il nostro contingente (1.200 uomini), perché la decisione spetta all’ONU.
Ma secondo il nostro modo di pensare, la sicurezza dei nostri soldati va al di sopra delle decisioni prese al Palazzo di Vetro.
 

 
Comunque abbiamo telefonato al nostro contatto stampa presso i soldati italiani in Libano, dottor Andrea Tenenti, per chiedergli come stanno le cose.
Ovviamente i soldati stanno nei rifugi, il che sottolinea l’inutilità della Missione in questo momento.
Gli abbiamo chiesto quali sono le regole d’ingaggio per i nostri soldati, e ci ha risposto che sono autorizzati ad aprire il fuoco per respingere qualsiasi attacco che possa mettere a rischio l’incolumità del contingente.
Ma è difficile rispondere al fuoco, ha aggiunto, perché gli attacchi vengono da carri armati e che pertanto sono sempre in movimento. E noi non possiamo movimentare i nostri mezzi corazzati per contrastare la loro minaccia: sarebbe un atto di guerra. E con le forze israeliane in piena attività bellica è assolutamente da escludere.
Quindi, concludiamo noi, i soldati vanno ritirati. Al più presto. La missione di pace Unifil è fallita. Dobbiamo prenderne atto e chiuderla.

GdM

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande