Quell’arma di sterminio di massa chiamata «cercapersone»
Il ministro della Salute libanese ha dichiarato che 37 persone sono state uccise, 6.000 sono rimaste ferite, 500 sono rimaste accecate
Pensando ai cercapersone e ai walkie-talkie esplosi in Libano e Siria, abbiamo fatto un ragionamento tecnico sulla fattibilità di un progetto del genere.
La tecnologia risale agli anni ’70 ed è piuttosto semplice, ben lontana dai telefonini di oggi.
Si tratta di costruire un piccolo circuito stampato in grado di ricevere un segnale da un cellulare, capace di innescare l’esplosivo contenuto.
Non c’è pericolo che qualcuno, sbagliando numero, possa casualmente far esplodere il dispositivo, perché il cercapersone funziona così: quando chiami un cercapersone devi comporre il numero di telefono della persona che cerchi. A quel punto risponde una vocina che ti chiede di comporre il tuo numero. La persona chiamata vede il tuo numero e sarà lui a chiamarti.
In Libano e Siria è accaduto che la chiamata fatta ai cercapersone col numero predisposto, invece che mostrarti il numero, ha innescato l’esplosivo inserito.
Il progetto del microchip innescante richiede un certo impegno da parte di un tecnico elettronico, quindi è chiaro che era stato predisposto da tempo. Forse era nato quando i cercapersone erano diffusi al posto dei cellulari inventati successivamente e da questi resi obsoleti.
Costruire quei piccoli circuiti stampati, invece, ci vuole poco. Con una macchina «take and paste» ci impieghi meno di un’ora a produrne mille. Quindi i 6.000 dispositivi possono essere stati fatti lì per lì, non appena saputo che Hezbollah, per evitare di essere localizzati dal gps, sono tornati al cercapersone.
Per chi ha avuto lidea scellerata di recuperare l'antico progetto obsoleto, si è trattato solo di individuare la ditta che li produceva e trovare il modo di manometterli.
Questo non è un lavoro da poco. Per fare tutto in un giorno ci è voluta una catena di produzione manifatturiera accondiscendente. Meglio ancora se la manifattura intermedia è di proprietà.
A quel punto bastava sapere che i cercapersone erano stati consegnati. E al capo dell’organizzazione non restava che dare il via: chiamare in contemporanea tutti i 6.000 dispositivi nelle mani dei militanti di Hezbollah.
Il risultato è stato impressionante: tra cercapersone e walkie talkie (altri apparecchi in grado di ricevere segnali) i feriti sono stati seimila, i morti 37 (tra i quali una bambina di 8 anni e un bambino di 11) e gli accecati circa 500.
Ciò premesso, riteniamo che non sia difficile ricostruire tutti i passaggi della produzione e individuare i responsabili di questa carneficina.
Onestamente sappiamo tutti chi può essere stato. Una cosa è saperlo e un’altra è smascherare i responsabili. Ma bisogna farlo.
Sì, perché queste bombe portatili non si distanziano molto dalle mine antiuomo, da tempo abolite dal mondo civile.
GdM
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