Giappone, un viaggio sorprendente/ 3 – Di Luciana Grillo
Tappa in Corea del Sud. Non sappiamo cosa attenderci. Si sa abbastanza poco, se non che gli abitanti sono 50.000.000, di cui il 50% di religione buddista
Ci prepariamo allo sbarco ordinatamente, il personale locale controlla rigorosamente i passaporti.
A me aprono la borsa e sottraggono due piccoli panini che avevo preparato con cura, non sapendo se, come e cosa avremmo mangiato.
Le mie difficoltà alimentari non mi permettono di mangiare qualsiasi cosa, devo stare attenta…
Naturalmente neanche guardano la borsa della mia compagna di viaggio; eppure anche qui ci sono generi di conforto, di cui godremo anche noi, grazie alla generosa previsione della mia amica Ludovica.
In porto una ragazza sorridente mi invita a fare un quiz: mi chiede semplicemente come si chiama l’isola in cui ci troviamo, rispondo (bene) e ricevo in regalo una bottiglietta di succo d’arancia e una specie di tovaglietta su cui è stampata la Corea.
Peccato che tutte le indicazioni siano espresse in coreano… Non riesco a capire quale sia la parte superiore e quale l’inferiore!
All’esterno, un gruppo folk balla e suona in nostro onore.
Qui le navi da crociera sono abbastanza rare, perciò cercano di rendersi graditi in modo che le visite e i visitatori aumentino.
Mi riprometto di dare uno sguardo ai negozietti al ritorno.
L’isola di Chejou è abitata da 100.000 persone, prevalentemente buddiste. Sembra una comunità tranquilla.
La nostra guida è una bella ragazza, alta e disinvolta. Si chiama Nanà, parla un buon italiano perché ha trascorso un paio di anni a Milano, lavorando nel campo della moda.
Ci parla di un fidanzato, ormai ex, di Sorrento e della sua mamma, che lei cita spesso chiamandola «mamma Antonietta». Ne ricorda con nostalgia l’affetto, la disponibilità, la buona cucina.
È abbastanza orgogliosa del suo Paese che si sta rapidamente tecnologizzando, cita le grandi aziende come Samsung, LG e Hyunday che comincia a produrre automobili innovative a emissioni zero.
Andiamo a visitare prima un parco molto curato, con vialetti che ci conducono ad una piccola cascata: non siamo di fronte né al Niagara né alle Marmore, ma l’ambiente circostante, gli alberi molto alti, i cespugli fitti, i colori del laghetto che si forma in basso sono affascinanti.
Mi sembra di essere in un tempo sospeso, circondata da un mondo primitivo e incontaminato.
Si parla di una leggenda, di sette ninfe che, dall’alto di un ponte arancione, sorvegliano i passanti. Oltre il ponte, un piccolo tempio, intimo e silenzioso.
C’è qualche bancarella che offre souvenirs, ma le venditrici sono poco abituate ai turisti… Hho moneta locale, ma prima di comprare vorrei capire quanto costa un magnete o una penna! Non compro nulla.
Altra tappa è il Grande tempio del Grande Buddha. Nanà racconta che nelle due fontane che si trovano ai lati del tempio c’è un’acqua medicamentosa che serve per purificarsi prima di entrare: con i mestolini versiamo un po’ d’acqua sulle mani e ci sfioriamo il viso.
C’è un certo raccoglimento; siamo in pochi, nulla in confronto ad altre visite, a templi presi d’assalto da una folla rumorosa.
All’interno, ci accolgono statue di Buddha di varie dimensioni; siamo tutti senza scarpe.
Alcune donne vendono pacchi di riso da offrire al tempio, ma non insistono. Ci guardano con una certa curiosità.
Saliamo fino al terzo livello, mentre i Buddha si moltiplicano. Dalla loggia più alta, un mandala colorato rende vivace questo luogo, così come lanterne colorate appese in alto.
Il ritorno a bordo è tranquillo; non parliamo della Corea del nord, Nanà ci ha fatto capire che non è un argomento opportuno.
Penso al leader coreano, alla sua capigliatura un po’ buffa, mi chiedo che rapporti ci siano fra questi Paesi: la Corea del sud è comunque una specie di colonia degli Usa.
Mi fermo a comprare qualcosa nei negozietti del porto: scopro che in Corea si producono maschere di bellezza efficaci, a base di bava di lumaca.
Ne faccio una buona scorta perché credo che - a una certa età - un po’ di «magia» sia necessaria!
In cabina, oltre ai pasticcini, ci attendono il modellino della nave, in edizione limitata, con indicazioni in giapponese e l’invito ad un the da parte del sempre gentile hotel director.
Luciana Grillo
(Continua)
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