Le mie isole: Santorini – Di Luciana Grillo
Abitata da 14.000 persone, è una splendida località turistica, con case bianche a forma di cubo a picco sul mare, costruite su scogliere alte
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L’isola più meridionale delle Cicladi è l’abbagliante Santorini, che deve il suo nome ad una basilica dedicata dai veneziani – giunti da queste parti nel XIII secolo – a Santa Irene, che qui fu martirizzata nel 304.
Nei secoli successivi, fu alternativamente dominata da turchi e veneziani, prima di entrare a far parte dello Stato greco.
Si tratta di un’isola vulcanica che presenta un’ampia laguna interna e un grande cratere formatosi dopo la disastrosa eruzione datata 1627 avanti Cristo.
Si dice che questo drammatico evento sia stato l’inizio della decadenza della civiltà minoica: l’esplosione del vulcano provocò boati così impressionanti che furono uditi dal sud Africa alla penisola scandinava, fino a Gibilterra.
In conseguenza di tutto ciò, fu devastata persino la costa dell’isola di Creta… ma un’altra versione parla anche di un terremoto.
Eventi tanto violenti hanno fatto dilatare molte leggende: alcuni sostengono che Santorini possa essere addirittura l’isola di Atlantide e citano come testimone Platone.
Oggi, Santorini, dove vivono circa 14.000 persone, è una splendida località turistica, con case bianche a forma di cubo a picco sul mare, costruite su scogliere alte: sulla caldera si affacciano le due cittadine principali, Oia e Fira.
La nave rimane ferma in rada, la terra si raggiunge con le lance.
Oia è caratterizzata da una fortezza che si colora di rosso al tramonto e da mulini a vento ben visibili, Fira è il centro commerciale, vivace e colorato dell’isola, ricco di piccoli negozi, bar e ristoranti panoramici, dove si trova il Museo della preistoria, costruito su una vecchia basilica.
Come a Cipro e a Creta, i reperti sono affascinanti, hanno il sapore del passato remoto e i colori della terra, sulle anfore e sui vasi campeggiano grappoli d’uva e code di pavoni.
Il sito archeologico di Akrotiri è interessante, ancora una volta si passeggia fra antiche tracce di abitazioni sospese tra cielo e mare.
È stato scoperto circa 50 anni fa, quando la città è stata liberata dalle ceneri che la ricoprivano e l’avevano conservata fino a noi, un po’ come è accaduto per Pompei.
Dal livello del mare, si sale in centro con una veloce e panoramica cabinovia.
Percorrendo i vicoli pittoreschi, tra una casa e l’altra si aprono squarci incantevoli: il mare è sempre lì, come in agguato.
Entro nella cattedrale cattolica, dedicata a san Giovanni Battista. Si sta celebrando la Messa, è domenica.
Mi piace ascoltare la lingua greca, tanto diversa da quel greco antico studiato negli anni del liceo, eppure in qualche modo familiare.
Alla fine della celebrazione, il parroco comincia a parlare in italiano, un altro sacerdote traduce in inglese: ci ringrazia di essere lì, parla con semplicità di accoglienza e di fratellanza.
E tutti ci sentiamo mediterranei!
Luciana Grillo – [email protected]
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