Forum su «Capitale sociale tra Nord e Sud»
Vivace scambio di opinioni, di riflessioni e di analisi in una tavola rotonda condotta da Gian Antonio Stella e con sei protagonisti dell'economia, della cultura e della società
«Capitale sociale tra Nord e Sud».
Attorno a questo tema andato in scena a mezzogiorno, in Sala
Depero, con una tavola rotonda abilmente condotta dal giornalista
del Corriere della Sera Gian Antonio Stella, si
sono rimbalzati la palla sei diverse personalità, sei diversi modi
di vedere le cose, sei protagonisti a diverso del panorama
economico, culturale, politico e sociale dell'Italia di questi
ultimi anni.
Ha dato il «LA» un economista, Luigi Guiso, docente di Economia
all'Istituto Universitario Europeo di Firenze, che non si è tirato
indietro ed ha subito tratteggiato i «confini» di che cosa sia il
capitale sociale.
«Se per capire, valutare e quantificare il capitale sociale
prendiamo come elementi indicatori ad esempio il prodotto interno
lordo, il livello di fiducia reciproca che esiste fra i componenti
di una determinata comunità e, altro esempio, il livello di
partecipazione alle consultazioni referendarie, è evidente che
esiste un notevole divario tra il Nord, ricco di capitale sociale
così inteso, e il Sud, che di questi valori difetta parecchio. E
quando parlo di Nord e Sud, mi riferisco all'Italia, all'Europa e
al mondo!»
E quello sociale è un capitale persistente nel tempo, «tanto che
secondo alcuni studiosi le differenze tra Nord e Sud d'Italia
potrebbero essere la conseguenza di scelte storiche compiute
addirittura in epoca medievale!».
Ma noi dobbiamo fare i conti con le discrepanze che esistono oggi e
anche con una politica che non sempre riesce a porvi rimedio.
«Perché, nel momento in cui il capitale social diventa, per la
politica, un vincolo, bisognerebbe rendersi conto che a volte
l'essere vincolati può essere la condizione ideale per far nascere
proprio le politiche giuste. Nel momento in cui ci si rende conto
che il capitale sociale è difficilmente modificabile, la risposta
giusta della politica dovrebbe essere quella di potenziare quelle
istituzioni che suppliscono alla deficienza di capitale sociale. È
bassa la fiducia reciproca? E io allora favorisco la nascita delle
regole, punto su una buona organizzazione della giustizia
eccetera.»
Ma ciò non sempre avviene, è l'amara considerazione finale.
Un caloroso riferimento alla solidarietà è ovviamente venuto da
Guido Bertolaso, Capo del Dipartimento della
Protezione civile della Presidenza del Consiglio, che ha preso di
petto il problema del capitale sociale nel Nord e nel Sud d'Italia
partendo dalla dramma dei rifiuti in Campania.
«Se consideriamo il capitale sociale come un tesoretto, è evidente
che sia nel caso di un capitale molto alto, sia nel caso di un
capitale molto basso, tutto dipende dalle persone che vengono
chiamate a gestire questo tesoretto! Mi piace ricordare, allora,
che nel Sud non esiste una situazione 'bulgara', ma che proprio la
diversa gestione del capitale sociale esistente porta a risultati
diametralmente opposti, proprio sulla base della qualità delle
persone delegate a guidare l'amministrazione pubblica. Ecco perché
in Campania, a pochi chilometri di distanza uno dall'altro, abbiamo
due comuni: in uno la raccolta differenziata tocca il 60%, nel
secondo arriva a malapena allo 0,5%! Ci ricordiamo di quel che è
successo qualche anno fa a New Orleans, negli Stati Uniti? Ci
ricordiamo di come siano stati gestiti gli interventi di protezione
civile in occasione dell'inondazione? E allora ci rendiamo conto
che anche in Paesi in cui il capitale sociale è o dovrebbe essere
molto alto, possiamo assistere a pessimi esempi di sbando
nell'organizzazione degli aiuti e nella gestione della
tragedia».
Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Banca
Centrale Europea, ci ha invece portati in Cina, per spiegare come,
per paradosso, oggi tra i Paesi ricchi del Nord e quelli poveri o
in via di sviluppo del Sud si assista a un fenomeno
stranissimo.
«Tutti pensano che in un Paese dove il capitale sociale è alto,
dovrebbero affluire capitali, risparmi stranieri, investimenti... E
invece no! La Cina ne è un esempio: poiché in quel Paese
l'evoluzione economica brillantissima non si accompagna con una
evoluzione delle regole, dei tribunali, della certezza del diritto,
allora i Cinesi arricchiti preferiscono investire i loro risparmi
negli Stati Uniti, ad esempio! Non investono nel loro Paese, per
paura di tracolli economici o politici».
Questo esempio, Bini Smaghi lo ha fatto per arricchire la tavola
rotonda con una semplice riflessione. «Ogni capitale sociale deve
avere in sé le premesse per un miglioramento di quelle strutture
etiche, giuridiche e istituzionali che assicurano un benessere
stabile. Il capitale sociale senza stabilità, senza regole, è
purtroppo destinato a fallire!».
E di regole ha poi parlato anche Piero Guindani,
amministratore delegato di Vodafone Italia.
«Anche nella gestione delle imprese è necessario sviluppare le
regole e, quindi, favorire la crescita del capitale sociale.
L'impresa che vuole affondare il libero mercato, deve fare
aggregazione sociale, deve applicare delle regole acquisite e
condivise».
Ecco perché Vodafone Italia ha scelto il Sud, notoriamente povero
di capitale sociale, per assumervi duemila persone, installarvi
quindici grandi impianti, aprire duemila punti vendita e far
lavorare 2.700 antenne...
«E stiamo pensando anche al Sud del mondo, con investimenti in
Sudafrica, in Tanzania, in Nigeria, in Turchia, in India... Noi
siamo nel Sud perché abbiamo la fiducia di poter creare una impresa
coerente a qualsiasi latitudine».
I valori in cui credere per far crescere il capitale sociale di una
impresa?
«Sono presto etti: lavorare per i clienti, fidelizzare come persone
i nostri dipendenti, puntare solo a questo punto del percorso ai
risultati e lavorare con i fornitori che, in tutto il mondo, hanno
il nostro stesso codice etico».
Sembrerebbe tutto facile, ma eco che l'ex sindacalista
Savino Pezzotta, al Festival nella duplice veste
di presidente della Fondazione per il Sud e della Fondazione Ezio
Tarantelli, ci ha messo del suo per complicare ma anche arricchire
la tavola rotonda.
«Proviamo ad ampliare il discorso, introducendo il tema del
rapporto tra capitale sociale e welfare - ha esordito Pezzotta, - e
allora ci accorgiamo subito quanto sia necessario rimodulare lo
Stato sociale, inserendo accanto all'assistenzialismo concetti come
la cooperazione e la mutualità, per non far dipendere ogni
intervento solo e sempre dall'ente pubblico! Secondo: abbiamo perso
la coscienza di far parte di una Nazione, di essere Italiani oppure
Europei, così come abbiamo perso il senso di far parte di una
comunità umana legata da un medesimo destino. Terzo: abbiamo perso
la dimensione della reciprocità, il senso del bene e soprattutto
quello del bene comune».
E allora come risolvere il problema del deficit di capitale sociale
al Sud?
«Se fino a oggi ci siamo illusi di poter portare dall'esterno lo
sviluppo nelle regioni meridionali, dobbiamo cambiar rotta, operare
una rivoluzione copernicana: il Sud deve trovare in sé stesso le
ragioni, le motivazioni e gli stimoli per cominciare a crescere. E
guardate che già molti giovani lo stanno facendo, molti
imprenditori nascono, molti agricoltori stanno innovando le
tecniche... Ricordiamoci che se il capitale sociale del Sud non è
cambiato nemmeno dopo le robuste iniezioni finanziarie della Cassa
del Mezzogiorno e dei Fondi Sociali Europei, forse vuol proprio
dire che le risposte dobbiamo cercarle altrove!»
Nella scuola, dobbiamo cercarle negli investimenti nell'istruzione,
ha risposto subito Alberto Quadrio Curzio, docente
di economia politica alla Cattolica di Milano.
«Accanto al capitale sociale, che è un mix, come abbiamo imparato
oggi, di fiducia reciproca, di rispetto delle regole e di
educazione alla legalità, di solidarietà efficiente e di una sana
imprenditorialità, valori questi difficilmente quantificabili,
mettiamoci anche un accenno al capitale istituzionale, elemento
questo sì imprescindibile per un vero progresso. Non chiediamo
insomma alla società di rivestire funzioni di supplenza per quelle
funzioni centrali che devono essere comunque appannaggio dello
Stato. E allora ben vengano il senso di appartenenza a una
comunità, a una regione, a uno Stato o addirittura all'Europa;
ricordiamoci però che stanno nascendo nuove e trasversali realtà
che sono capaci di condizionare le scelte delle Nazioni, e anche a
queste realtà dobbiamo fare attenzione. Pensiamo ad esempio a
quelle associazioni internazionali che riescono a condizionare a al
punto l'opinione pubblica fino a costringere i singoli Stati, ad
esempio, a sottoscrivere specifici trattati per la difesa dei
diritti delle persone. E se un giorno a qualcuno venisse in mente
di andare a mettere il naso nella difesa dei diritti civili di una
Nazione che si crede ricca di capitale sociale, e scoprisse che in
realtà esistono grossi problemi di tutela dei diritti?».
La tavola rotonda è stata chiusa da Luigi
Spaventa, professore emerito di economia a La Sapienza di
Roma.
«Differenze tra Nord e Sud? - si è chiesto Spaventa. - Fiducia,
regole, organizzazioni sociali, iniziative prese di comune accordo
ci portano a dire che finalmente il capitale sociale è un qualcosa
che cominciamo a percepire. E già questa è una conquista. Starei
però attento a non cadere nell'errore di credere che tutto sia
stato scritto, che la ricchezza del Nord Italia e la povertà del
Sud dipendano da ciò che venne deciso nel Medioevo. Riaffermiamo
invece e cerchiamo di porre rimedio agli errori e alle
responsabilità dell'oggi; riportiamo al Sud il controllo del
territorio da parte dello Stato, evitiamo la frammentazione
politica, riportiamo in auge i valori fondanti della solidarietà
nelle grosse organizzazioni cooperativistiche, evitiamo
l'arroccamento corporativistico dei sindacati e facciamo in modo
che i giovani co.co.co possano diventare soggetti che si aggregano,
che si coagulano, che contribuiscono al benessere sociale».
Prima della tavola rotonda Sabino Pezzotta e Guido Bertolaso
hanno incontrato il presidente della Provincia Autonoma di Trento,
Lorenzo Dellai. L'occasione per un confronto cordiale e per
ribadire un vincolo di amicizia che da tempo lega il presidente
della Fondazione per il Sud e il Capo del Dipartimento della
Protezione civile al Trentino.
(mn)
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