«Più mercato e più regole: No a rigurgiti protezionisti»
Monti: la leva fiscale per gestire la globalizzazione Marcegaglia: priorità scuola, riforma dello Stato e infrastrutture
Il forum su protezionismo e mercato,
coordinato da Bruno Luverà, che ha visto presenti la
neo-presidentessa di Confindustria Emma Marcegaglia,
l'ex-commissario europeo e presidente della Bocconi Mario Monti,
Carlo Scarpa dell'Università di Brescia e Oriana Bandiera della
London School of Economics, non ha deluso le aspettative.
Ad introdurre il tema, di grande attualità alla luce dei processi
di globalizzazione in corso, è stato il professor Scarpa, che ha
ricordato come il capitalismo si legittima solo se i suoi benefici
sono largamente diffusi nella società, e ha proseguito illustrando
altre «ondate» di globalizzazione già avvenute in passato, dalle
quali però quella attuale si differenzia perché non vi è controllo
pubblico, democratico o meno.
La globalizzazione produce effetti differenti. «Da noi piace se
stiamo cercando una badante - ha detto ancora Scarpa - e meno se
siamo degli operai, anche se magari invece gli operai dei paesi in
via di sviluppo qualcosa ci guadagnano.»
Comunque sia, il protezionismo non può essere una risposta, men che
meno per un paese come l'Italia, dove le esportazioni «tirano» e a
segnare il passo sono semmai i redditi, in caduta libera dalla metà
degli anni '90 (rispetto ai partner europei, non alla Cina o
all'India). E' necessario invece «attaccare» il problema - sul
duplice fronte della produttività e della specializzazione - e
gestire la transizione, in particolare difendendo il potere
d'acquisto delle fasce deboli.
Per Mario Monti «ogni globalizzazione ha i suoi personaggi-simbolo,
in questa sono Bill Gates, perché la globalizzazione è stata
trascinata indubbiamente dall'innovazione, e l'inventore della
globalizzazione europea, Jean Monnet».
E proprio questa globalizzazione rappresentata dalla costruzione
del mercato comune europeo, con la sua moneta unica e le sue regole
antitrust, legittima secondo Monti il «Vecchio Continente» a porsi
alla guida del processo attuale, che non può essere governato da un
pugno di multinazionali e da un'unica superpotenza, gli Stati
Uniti.
L'Europa insomma deve smettere di autoflagellarsi e imporre un
modello di gestione multilaterale della globalizzazione, anche agli
organismi internazionali come la WTO.
Monti infine ha ricordato che la globalizzazione oggi ha anche
tanti estimatori, ad esempio in Asia, dove il dibattito in corso in
Usa e Europa risulta incomprensibile.
A proposito dei perdenti della globalizzazione, infine,
l'ex-Commissario Ue alla concorrenza è convinto che «lo Stato
redistributore di ricchezza attraverso la fiscalità sia importante
per gestire la globalizzazione. Proprio per questo non si può
lasciare la briglia sciolta alla competizione fiscale.»
E' stata poi la volta della Marcegaglia, che in premessa ha
spiegato come comunque a suo giudizio la globalizzazione abbia
portato dei vantaggi, sia ai paesi sviluppati che a quelli in via
di sviluppo. «Ci sono vincitori e vinti - ha aggiunto - ma in
Europa le produzioni più spiazzate sono quelle a più basso
contenuto tecnologico e quindi più obsolete. Certo, la
globalizzazione è impegnativa, costringe anche le imprese a
ripensari continuamente. Ma è uno stimolo straordinario. Ci
vogliono però regole chiare per tutti gli attori, in campi che
vanno dai sussidi all'ambiente alla contraffazione. Sono d'accordo
con Monti, l'Europa può avere un ruolo significativo, non deve
limtarsi a imporre vincoli agli Stati membri ma aprire un confronto
globale sui tavoli internazionali.»
Interrogata sul caso Alitalia, Emma Marcegaglia è stata netta.
«È la disfatta di un paese, a causa di una cattivissima gestione da
parte della dirigenza interna, della politica e dei sindacati.
Abbiamo fatto per decenni il peggio che potevamo fare alla nostra
compagnia di bandiera; ora dobbiamo trovare una soluzione di
mercato con un partner internazionale serio e affidabile, se poi ci
sarà anche una cordata italiana ben venga, ma la risposta la deve
dare comunque il mercato, altrimenti, prestito o no, l'unica
soluzione rimane il commissariamento. Certo, sarebbe un peccato per
un Paese che vive di turismo e esportazioni perdere la compagnia di
bandiera, ma se la compagnia rimane così, tanto vale allora
rivolgersi altrove.»
Quali sono le priorità per la presidentessa di Confindustria?
«Al primo posto la scuola, l'università e la ricerca. Segue la
spesa pubblica e la riforma dello Stato: abbiamo bisogno di più
Stato in certi settori, ad esempio per dare ai cittadini la
certezza del diritto o riprendere il controllo del territorio
laddove non c'è, e meno Stato in altri. Al terzo posto metto le
infrastrutture, e solo al quarto le tasse, non perchè siano meno
importanti ma perché ci sono paesi in Europa dove sono anche più
alte.»
Oriana Bandiera si è soffermata sul ruolo dei manager, partendo dal
loro modello di reclutamento: manager assunti per fedeltà nelle
imprese familiari e orientate al mercato interno, manager assunti
sulla base dei risultati attesi nelle imprese più competitive e
basate sull'azionariato diffuso.
Infine, una battuta ancora sulla attuale fase politica. Per Monti
«abbiamo una maggioranza forte e più coesa che in passato, ci sono
le condizioni per fare le riforme, ma bisogna sbrigarsi anche
perché è noto che un governo le novità le produce di più ad inizio
legislatura che alla fine».
Per Emma Marcegaglia da un lato è necessario continuare le grandi
riforme istituzionali, sulla base di un accordo auspicabilmente
bypartisan, dall'altro il nuovo governo è chiamato a fare scelte
anche impopolari ma che non possono essere rimandate.
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