Alla Biblioteca Comunale si è discusso di petrolio e di nucleare
L'economista ha presentato il suo nuovo libro «Il rebus energetico» in cui affronta uno dei temi più caldi dell'economia di questo 2008 anche alla luce della grave crisi petrolifera in atto
«Le imprese non hanno il coraggio di
investire sull'energia, sia in Italia che a livello europeo, e
questo è il vero problema di questo periodo difficile… Gli
industriali sono pigri e paurosi e alle loro incertezze va aggiunta
anche l'incapacità strategica della politica.»
È questo uno degli argomenti più interessanti fatti da Alberto Clò,
protagonista dell'appuntamento per «Incontri con l'autore» ieri
pomeriggio alla Biblioteca Comunale di Trento. Alberto Clò,
economista, ex ministro e consigliere di diverse importanti società
Italiane come Eni ed Italcementi, ha presentato nell'ambito del
Festival dell'Economia il suo nuovo libro «Il rebus energetico»,
edito dai tipi de il Mulino, in un incontro che si è fatto
discussione grazie anche alla presenza di Carlo Andrea Bollino,
docente alla Luiss, e dall'economista Pia Saraceno.
Diversi gli spunti emersi nell'analisi del volume visto che molti
sono i gangli del complesso «rebus» energetico con cui gli
economisti si devono confrontare. Non ci sono infatti soluzioni
semplici ed immediate in questo momento ma l'economista sembra
comunque voler sgombrare il campo dai luoghi comuni: che il mercato
valga a guarire da ogni male, che le risorse fossili stiano per
esaurirsi, che quelle rinnovabili siano una panacea universale, che
la ripresa del nucleare sia a portata di mano, che risparmiare
energia sia più virtuoso che produrla (salvo protestare quando
scarseggia).
Nonostante l'impennata dei prezzi di questi ultimi mesi di petrolio
e metano, dovuta anche alla sempre maggiore richiesta da parte dei
paesi in via di sviluppo, il problema secondo Alberto Clò non è da
cercare nella mancanza dell'oro nero ma piuttosto nella carenza di
strategie per un futuro in cui il petrolio inevitabilmente verrà a
mancare.
«Ci sono troppe contraddizioni a livello politico nell'analisi del
problema energetico - ha spiegato l'economista- contraddizioni fra
ciò che si auspica possa accadere per il futuro e quello che sta
accadendo in questi anni, basti pensare, per dare un dato, che a
livello europeo negli ultimi trent'anni si è dimezzato l'uso dei
mezzi pubblici.»
Come è spiegato nelle pagine del libro, il petrolio a oltre 100
dollari al barile e la guerra dei gasdotti, la fame d'energia delle
economie asiatiche e gli stili di vita dei paesi ricchi, le
emissioni di gas serra e il cambiamento climatico sono gli elementi
che compongono l'inquietante scenario della sfida energetica che
oggi il mondo intero deve fronteggiare. Una serie di concause, di
varia natura, che hanno raggiunto un punto di criticità nel
medesimo arco di tempo, hanno fatto dell'energia una questione
squisitamente politica attinente sia alla sicurezza nazionale che
alle relazioni internazionali con inevitabili tensioni tra paesi
consumatori e paesi produttori. D'altra parte la crisi energetica
ha colto i sistemi occidentali (ed europei in particolare) a metà
del guado della loro transizione dallo Stato al mercato col rischio
di sommare le inefficienze dell'uno a quelle dell'altro.
La tesi di fondo del volume è che vi sono molti e fondati motivi
per ritenere che l'era del petrolio e del metano a basso costo
possa dirsi definitivamente chiusa e che le pressioni al rialzo dei
prezzi permarranno nell'arco dei prossimi anni. Per Alberto Clò
dunque è sempre più necessaria una politica «capace di assumersi le
sue responsabilità, capace di andare oltre l'immediato e di
guardare al futuro con precise strategie per evitare che la crisi
energetica finisca per aggravarsi ed avere un costo sempre più
insostenibile per l'economia mondiale».
E per fare questo ovviamente «occorre investire in maniera più
decisa: solo così si può tentare di bloccare la tendenza
all'aumento dei prezzi».
Il riferimento, di strettissima attualità viste le scelte del nuovo
governo, è rivolto al possibile ritorno del nucleare in Italia.
«Mi fanno riflettere - ha sottolineato con forza Alberto Clò -
coloro che oggi accusano altri per l'improvvida scelta, dettata
dall'emotività del momento, del nostro Paese di rinunciare al
nucleare. Ora però questa nuovo vento di opinioni favorevoli
all'atomo mi rende perplesso e mi fa pensare, come spesso accade in
Italia, che sotto l'entusiasmo per il nucleare ci sia qualcosa di
molto lontano dal reale interesse del cittadini consumatore.»
Commenti (0 inviato)
Invia il tuo commento