Le sfide dell’alta formazione nel mondo globalizzato
Il rettore Bassi: l'università italiana spreca talenti. L'assessore Salvatori: un sistema della ricerca dell'Euregio Il confronti alla Facoltà di Economia con Maria Da Graca Carvalho
Nella società della conoscenza
l'accesso alla formazione rappresenta un elemento di democrazia. Ma
la conoscenza è anche il fattore di sviluppo per eccellenza:
utilizzarlo al meglio significa premiare i migliori e non sprecare
alcun talento. Del rapporto fra queste due dimensioni si è parlato
questo pomeriggio alla Facoltà di Economia dell'Università degli
studi di Trento, nel corso di un confronto moderato dal preside
Paolo Collini e a cui hanno preso parte l'advisor per l'innovazione
e la ricerca del presidente della Commisione europea Barroso, Maria
De Graca Carvalho, il rettore dell'Università di Trento Davide
Bassi e l'assessore alla programmazione, ricerca e innovazione
della Provincia autonoma di Trento Gianluca Salvatori.
La De Graca Carvalho ha illustrato le sfide che l'Europa ha di
fronte, nel solco tracciato dalla strategia di Lisbona: sfide non
da poco, considerato ad esempio che le risorse destinate al sistema
universitario nella Ue, in percentuale sul Pil, sono circa la metà
di quelle a disposizione negli Usa.
«Ma se il contributo pubblico non è molto dissimile, il contributo
dal settore privato è negli States sette volte più alto che in
Europa.»
Il problema, però, non è solo di risorse. Bisogna demolire le
barriere fra le università, dare agli atenei autonomia reale,
sviluppare partnership fra alta formazione e mondo economico.
«La conoscenza oggi non è un fatto privato, è un valore sociale -
ha chiosato il rettore Bassi - ma l'università italiana spreca
talenti. Trento lo fa forse meno di altre realtà. In compenso
abbiamo problemi di dimensione: un sistema solo Trentino non è
ragionevole. Comunque, rispetto a qualche anno fa abbiamo fatto
molti passi in avanti. Con la riforma recente la frammentazione è
calata, abbiamo cominciato a mettere le forze a fattore
comune.»
«E' vero - ha detto Salvatori, tra i principali artefici della
riforma del settore in Trentino - ma il mondo cambia sempre più
velocemente. Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito ad un fatto
nuovo: l'università non è più il soggetto che guida i cambiamenti.
L'economia è divenuta centrale. L'università deve quindi stare al
passo, essere sempre più aperta: ma sappiamo che in Europa questo è
più difficile che negli Usa, anche per ragioni storiche. In Italia
alcuni atenei - fra cui quello di Trento - hanno cercato di
introdurre nel sistema dei finanziamenti alle università il
concetto del merito: sono stati sbeffeggiati. Nel frattempo in Cina
stanno facendo la stessa cosa, su scala cinese: il loro obiettivo è
piazzare 100 atenei cinesi fra i primi 500 al mondo entro il 2002.
E ci riusciranno.»
Venendo al sistema della ricerca, Salvatori ha detto che è
necessario fare sistema almeno a livello di «Grande Tirolo»,
mettendo assieme Trento, Bolzano e Innsbruck.
«Ho lanciato la proposta un anno fa - ha aggiunto - ma siamo ancora
alle fasi iniziali. E guardate che non è un'idea nuova, è un'idea
scontata.»
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