«Il terrorismo non si nutre di povertà e ignoranza»
Alan Krueger ha tracciato l'identikit dei terroristi andando all'origine delle loro motivazioni: «Sono atti politico, manifestazioni di volontà, paragonabile, pur con altri mezzi, al voto»
Un'opinione piuttosto diffusa, anche
perché fatta propria da qualche governo dopo l'11 settembre e
sposata dai mass media, è che alla base del terrorismo ci siano
povertà e mancanza di istruzione. In realtà molte analisi
dimostrano che spesso i terroristi provengono dalla classe media e
hanno una buona istruzione. A spingerli alla lotta armata con i
mezzi del terrore sono motivazioni di carattere etico o
politico.
Di terrorismo e terroristi ha parlato questa mattina, al Castello
del Buonconsiglio, Alan Krueger con la relazione «Chi sovverte la
democrazia». Basandosi su analisi statistiche ha approfondito la
genesi di un terrorista, applicando metodi d'indagine già
sperimentati nello studio del mercato del lavoro e dei meccanismi
che portano a scegliere una determinata carriera professionale.
Krueger ha citato alcune affermazioni fatte dalla politica
statunitense a proposito della nascita del terrorismo.
Nel marzo del 2002 il Presidente George W.Bush, ha dichiarato
«Combattiamo la povertà perché la speranza è una risposta al
terrore».
Nel febbraio dello stesso anno Al Gore aveva detto «…La povertà, le
malattie e il deterioramento ambientale formano un asse del male
che spinge molte persone ad intraprendere attività
terroristiche».
Dati alla mano Krueger ha respinto queste interpretazioni
evidenziando che, sia per quanto riguarda gli attentati suicidi
contro gli americani e altri occidentali in Irak che per gli
attacchi contro Israele, di un significativo campione di persone
del mondo arabo quelle meno istruite erano le meno propense a
prendere una posizione o a giustificare gli attacchi. I più
estremisti si sono rivelati gli studenti.
Krueger ha citato anche la ricerca condotta da Nasra Hassan, che si
occupa di aiuti internazionali per conto dell'Onu. Ha intervistato
250 militanti coinvolti nella causa palestinese dal 1996 al 1999 e
ha concluso che molti provenivano dalla classe media e avevano un
lavoro regolare. Nel confronto tra kamikaze palestinesi e
popolazione palestinese di uguale età, Krueger ha rilevato che
mediamente i kamikaze hanno meno probabilità di provenire da
famiglie povere e godono di un'istruzione maggiore rispetto al
resto della popolazione, qualcuno addirittura di buon livello.
Lo stesso discorso vale per Hezbollah, Gush Emunim, organizzazione
di matrice israeliana e la stessa Al Qaeda.
Krueger ha sottolineato come anche in Italia all'interno delle
Brigate Rosse vi fossero molti laureati. L'analisi dei messaggi
contenuti in 40 tra discorsi e video fatti tra il 2005 e il 2006 da
terroristi islamici mostra come non siano i problemi materiali i
temi più citati ma piuttosto la religione, la guerra dell'occidente
contro il mondo islamico, l'occupazione dei territori.
«In realtà - ha detto Krueger - quello che porta la gente al
terrorismo è la volontà di dichiarare la propria posizione, magari
partendo dalla convinzione di essere perseguitati. Alla base c'è la
volontà di affermare le proprie idee, come si fa, con metodi ben
diversi, con il voto. Chi vota all'interno delle società? Le
persone più istruite e più inserite.»
I dati sul terrorismo internazionale tra il 1997 e il 2003,
proposti da Krueger, dicono che il 91% degli attacchi è stato
condotto da più terroristi, l'88% da persone nate nel paese che ha
subito l'attacco, nel 62% dei casi si è registrata una differenza
di credo religioso tra attentatori e vittime. Mediamente gli
attentati si sono indirizzati a paesi di un certo benessere. I
terroristi provengono più spesso da paesi dove mancano o sono
compresse le libertà civili o da paesi sottoposti a
occupazione.
Non sembrano invece molto rilevanti gli effetti del terrorismo
sull'economia, specialmente se questa è diversificata. Quanto
all'effetto politico dipende molto dal contesto in cui si svolgono
gli attacchi. In Spagna nel marzo del 2004 il terrorismo ha avuto,
secondo Krueger, influenza sulle elezioni politiche facendo sì che
il governo Aznar perdesse il sostegno popolare per come aveva
gestito l'emergenza. In conclusione Krueger ha ricordato che,
poiché uno degli obiettivi del terrorismo è diffondere la paura, un
ruolo determinante nel bene e nel male lo svolgono anche i mass
media che spesso puntano troppo sulla velocità dell'informazione e
sul sensazionalismo a scapito della precisione.
Alan Krueger è professore di Economia all'Università di Princeton,
nelle sue ricerche si è occupato principalmente di economia della
formazione, distribuzione del reddito, regolazione del mercato del
lavoro. È direttore del Princeton University Survey Research Center
e Associate del National Bureau of Economic Research and of the
Institute for the Study of Labor. Dal 2000 al 2006 è stato
editorialista per il New York Times. Tra le sue pubblicazioni:
Education Matters: A Selection of Essays on Education, Edward Elgar
Publishing Ltd. 2000; Inequality in America: What Role for Human
Capital Policies? (Con J. Heckman), MIT Press 2004; What Makes a
Terrorist, Princeton University Press 2007.
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