Dellai: «Alle banche chiedo il coraggio di puntare sulle idee degli imprenditori»
Tavola rotonda alla BTB - Banca Intesa sul ruolo del credito a supporto delle aziende che puntano sull'internazionalizzazione
Hanno provato in sei seduti attorno
allo stesso tavolo, stamani presso la sede della Banca di Trento e
Bolzano di via Mantova, a rispondere alla medesima domanda «Che
cosa possono fare gli istituti bancari per supportare le aziende
impegnate in processi di internazionalizzazione?».
Coordinati da Gregorio De Felice, responsabile del Servizio Studi e
Ricerche Intesa Sanpaolo, via via le idee e le riflessioni dei vari
relatori si sono intrecciate per costruire un quadro complessivo
abbastanza compiuto: idee e riflessioni di Giorgio Gobbi, del
Servizio studi di Struttura Economica e Finanziaria della Banca
d'Italia; il roveretano Mario Marangoni, presidente dell'omonimo
gruppo industriale; il noneso emigrato a Roma ormai da trent'anni
Giuseppe Zadra, in qualità di direttore generale di ABI
(Associazione Bancaria Italiana), Giuseppe Cuccurese, responsabile
Rete Estera di Intesa Sanpaolo; Lorenzo Dellai, Presidente della
Provincia autonoma di Trento.»
Ha cominciato Giorgio Gobbi di Banca Italia, che ha sintetizzato
alcuni recenti studi sulla diffusione degli istituti di credito in
Italia.
«È sotto agli occhi di tutti la "rivoluzione" che in questo ultimo
decennio abbiamo registrato nel nostro Paese. Da circa mille
banche, infatti, siamo passati per via di fusioni, di
concentrazioni e di acquisti, agli attuali ottocento istituti di
credito, con il mercato che assiste alla presenza di due grosse
concentrazioni, Unicredit e Banca Intesa, ed al persistere di una
fitta rete di banche locali di dimensioni medio-piccole.»
I dati, però, sono assai chiari: in questo processo di fusione e di
rafforzamento bipolare del credito italiano, le due «sorelle»
maggiori hanno perso clienti a favore delle banche medio-piccole,
circa 10% percentuali in meno che vogliono dire un bel po' di conti
correnti che sono transitati dai grandi ai piccoli.
Quel che sta avvenendo oggi, ha concluso Gobbi, è assai semplice.
«Le grandi reti bancarie stanno cominciando a capire che forse è
più vantaggioso, all'interno di una regia centrale unica e capace
di utilizzare anche sulla platea mondiale il forte pacchetto
clienti, la battaglia vera la si vince a livello locale, con banche
regionali che mantengono il loro logo, ma anche il loro modo di
lavorare, di capire e di interpretare le realtà produttive della
loro zona.»
Banche medio-piccole per imprese medio-piccole, insomma.
«Banche soprattutto che abbiano un volto umano - ha chiesto
l'imprenditore Mario Marangoni, - banche in cui venga coltivato il
rapporto umano, la conoscenza personale. Sta tutta qui, in
Trentino, la fortuna delle Casse Rurali perché, visita dopo visita,
del cassiere si diventa quasi amici! Se poi anche le banche
medio-piccole hanno la possibilità di supportare i propri clienti
in giro per il mondo, chi ce lo fa fare di preferire il rapporto
anonimo? Il tema di questo Festival dell'Economia è Mercato e
Democrazia: bene - ha concluso Marangoni, - e io allora dico che
sta proprio in questo volto umano delle banche di piccole
dimensioni la vera democrazia.»
La risposta alla pressante richiesta dell'imprenditore è venuta
immediata da parte di Giuseppe Cuccurrese, responsabile della rete
estera di Intesa Sanpaolo.
«Ricordiamoci che solo dieci anni fa non si parlava né di
globalizzazione né di internazionalizzazione, la Cina era solo la
Cina lontana e le piccole banche funzionavano a meraviglia. Poi
tutto è precipitato e nel giro di pochi anni ci ritroviamo a dover
gestire ed esaudire richieste di rapporti commerciali con il mondo
intero da parte non tanto delle grandi imprese, che a questo
proposito sono abbastanza autosufficienti, quanto proprio delle
piccole e medie industrie, che grazie alle nuove e nuovissime
tecnologie hanno imboccato decise la strada dell'innovazione e
della ricerca di nuovi mercati. Ecco perché s'è sentita la
necessità di creare Intesa Sanpaolo: per dare massa critica e
presenza efficace là dove i mercati ci chiamano, ma anche per
rispondere in modo il più possibile personalizzato alle più diverse
richieste dei nostri clienti Banca Intesa, quindi, ha imboccato la
strada della valorizzazione delle singole banche regionali del
Gruppo ("È bello vedere oggi nei cartelloni in giro per Trento, che
la Banca di Trento e Bolzano è presente in tutti e cinque i
continenti!"), ma anche quella dei rapporti diversificati con le
varie aree geografiche, attraverso filiali o uffici di
rappresentanza.»
Giuseppe Zadra, dell'ABI, ha ricordato che oggi
internazionalizzazione significa non solo delocalizzare imprese o
industrie per risparmiare sulle spese di personale, ma anche
trovare mercati per prodotti di nicchia di grande impatto
qualitativo (e a questo proposito ha fatto l'esempio della sua Val
di Non, «che con il marchio "Melinda" oggi è presente in tutto il
mondo»).
Ma è spettato poi al presidente Lorenzo Dellai tirare le
conclusioni dell'incontro con alcune riflessioni.
«Per prima cosa è necessario che, per parlare di
internazionalizzazione, cresca una cultura diffusa improntata al
dialogo e non alla chiusura, all'incontro fra culture e mercati
diversi e non alla paura reciproca. Il Trentino, malgrado la crisi
internazionale, può guardare alla globalizzazione con fiducia e con
qualche elemento in più di stabilità: abbiamo livelli di crescita
migliori di tutto il Nord-Est e registriamo un aumento negli
investimenti, non solo pubblici e questo ci conforta ancor di
più.
«Assistiamo, anche, ad una forma originale di
internazionalizzazione, quella per interposta-azienda: in altre
parole sono sempre più numerose le ditte trentine che giungono sul
mercato mondiale perché forniscono prodotti o servizi ad altre
aziende nazionali impegnate oltre confine. Anche questa è una nuova
frontiera di cui tener conto. All'amico Zadra, poi, vorrei dire che
è vero, oggi il Trentino vende le sue mele in tutto il mondo, ma
con la mappatura del melo siamo impegnati seriamente a metter sul
mercato in un prossimo futuro addirittura i meli da piantare, e
quindi anche le tecnologie frutto di ricerche e di
innovazione.»
Ma che cosa chiediamo alle banche?
«A loro chiediamo di avere fiducia nelle idee, di premiare gli
imprenditori intelligenti non solo puntando sulle garanzie
materiali, ma anche su quelle immateriali; chiediamo, anche, che
assistano i clienti non solo finanziariamente, ma mettendosi a
disposizione anche in senso più complessivo. Alle banche ma anche a
noi politici - ha concluso il nostro Presidente - chiedo di essere
più orientati alle imprese. Noi Trentini non ci montiamo la testa,
ma nel nostro piccolo pensiamo di aver fatto qualcosa di
importante, anche se molto altro resta da fare.»
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