Il «brand» non sostiene i prodotti privi di qualità
Costruire una marca al tempo della crisi: Diego Della Valle e Giampaolo Fabris a confronto
Diego Della Valle è quel che si dice
un «imprenditore di successo», ma chi sono oggi - e soprattutto,
chi saranno domani, dopo la crisi - gli imprenditori di successo?
Quelli che hanno saputo dare ai propri prodotti un'immagine più
forte? No, quelli i cui prodotti hanno una migliore
reputazione.
«La crisi - spiega Giampaolo Fabris, fondatore di Demoskopea,
studioso dell'opinione pubblica ed ascoltato editorialista - sta
creando una nuova generazione di consumatori-elettori, che dal
prodotto e dal suo prezzo non si fanno più fagocitare ma che al
prodotto danno, o negano, il voto. Decretando il successo o meno di
un marchio. È il passaggio tra marketing e societing, una mutazione
antropologica che entrambi i protagonisti del «Dialogo» ospitato a
Palazzo Geremia definiscono epocale (per assistervi il popolo dello
scoiattolo s'è messo in fila già un'ora prima).
Chiamati a parlare di come si costruisce oggi, il tempo della
crisi, un brand (una marca), Della Valle e Fabris hanno delineato
il nuovo profilo del consumatore e del prodotto, laddove il primo è
diventato molto più pragmatico, difficile da accontentare e sempre
più insoddisfatto di ciò che acquista (cosa di cui gli imprenditori
non sono affatto consapevoli), e il secondo sempre più lo specchio
di una nuova etica sociale di massa che orienta le scelte di
acquisto in base a valori quali il rispetto dei diritti dei
lavoratori e dell'ambiente.
È la crisi ad aver cambiato i consumatori? Della Valle non lo
pensa.
«Il cambiamento è iniziato ben prima della crisi, prima dell'11
settembre, ed è stato un mutamento originato dall'enorme impulso
alla diffusione della conoscenza e delle tecnologie. Occorre fare
una prima distinzione fondamentale tra marchio noto e marchio
coerente, sostituendo all'immagine, che si costruisce in dieci
giorni, la reputazione, per costruire la quale serve una vita.
Questo è ciò che fa la differenza e che insegna la crisi in atto. I
marchi che sono crollati quando la gente ha iniziato a dire "spendo
meglio", sono quelli senza reputazione, che non certificano cioè il
produttore. Oggi dobbiamo tornare a fare buoni prodotti e chi non
lo fa o non lo ha fatto farà una fatica enorme a riposizionarsi a
crisi finita.»
«Societing - chiarisce Fabris - significa "autenticità,
trasparenza, coerenza", in opposizione al "perseguimento
dell'immagine senza sostanza", che si rivelerà un boomerang. La
marca, oggi, non è più degli imprenditori ma dei consumatori e
sbagliati sono gli appelli all'aumento dei consumi. Guardiamo cosa
accade ad esempio negli Stati Uniti: bulimia e obesità sono
un'emergenza ma sono anche una trasparente metafora
dell'iperconsumismo, va ripensata la vocazione militaresca del
marketing perché ci sono beni di consumo ma ci sono anche mali di
consumo. Il prodotto oggi non è più oggetto ma soggetto di critica.
Di fronte alla "scomparsa" del consumatore, nel senso che tutti noi
siamo persone che ogni giorno acquistiamo dei prodotti, gli
imprenditori devono abbandonare l'approccio strumentale alla
società e sviluppare verso essa una maggiore capacità di
ascolto.»
Interrogato dalla giornalista Paola Bottelli, l'imprenditore Della
Valle, al quale, il Sole 24 Ore dedica oggi una lunga intervista,
ha risposto sulla recente acquisizione del 6% di Saks: «È un'ottima
azienda del settore lusso, costava relativamente poco e ci siamo
entrati perché l'operazione aveva un senso. Mi auguro di poter dire
tra qualche mese che è stata un'operazione fatta bene. Il mercato
oggi propone molte cose a buon mercato mentre gli investitori sono
fermi: è dunque il momento giusto, tra sei mesi lo sarà molto meno
e sarà certamente più costoso anche se meno rischioso. Chi oggi si
occupa di moda e fa prodotti pensati per durare tre mesi è nemico
di se stesso, la gente non è più disposta a pagare molto per un
prodotto superfluo e non di qualità, ha preso coscienza delle
esagerazioni del passato che sono figlie delle esagerazioni che
hanno segnato l'economia e la finanza, bisogna tornare dunque a
essere più attaccati alla realtà, più con i piedi per terra, non è
una questione di brand ma un'esigenza civica ed etica.»
«Fare un buon prodotto - gli ha fatto eco Giampaolo Fabris - è oggi
la condizione necessaria per fare una marca, ma "avere un nome" e
"costruire un brand" sono due cose diverse. Oggi chiunque è in
grado di clonare un prodotto: molte griffe, per rimanere nel
settore del lusso, stanno facendo operazioni dissennate mettendo
marchi dappertutto. Non è questa la strada. L'essenza di una grande
marca è l'essenza del prodotto, non della sua immagine sul mercato.
Oggi la marca è diventata depositaria di grandi valori, ma una
marca diventa un grande valore economico quando introietta* grandi
valori sociali. L'etica, dunque, come dimensione della
qualità.»
Fabris però, citando il grande pubblicitario Pirella («Ogni volta
che vedete un cielo azzurro, state certi che sotto c'è un grande
inquinatore») avverte: «Eticità non vuol dire mecenatismo,
significa responsabilità sociale. Molto spesso si parla di etica
facendo cosmetica.»
Come saranno, dopo la crisi, i consumatori?
«Quando terminerà questa crisi, da nessuno prevista e che ci
preoccupa** - ha spiegato Della Valle - ci ritroveremo un mercato
di consumatori più consapevoli e produttori più focalizzati sui
consumatori e meno sulle proprie aziende.»
Il patron di Tod's, Hogan e Fay, e che presto farà concorrenza alle
Ferrovie facendo girare in Italia i primi treni privati (in sala,
ad ascoltarlo, c'era anche Cippolleta, presidente del Gruppo
Ferrovie dello Stato), non ha risparmiato una critica all'Autorità
di garanzia dei consumatori: «Il Garante dovrebbe aprire gli occhi
su quelle aziende che in questi anni si sono abituate a dire
fesserie perché nessuno le ha controllate.»
La replica di Cipolletta.
«È ovvio che con la "minaccia" della concorrenza, Ferrovie dello
Stato è riuscita a rimettere i conti a posto e ad avviare l'alta
velocità, sono convinto che la concorrenza faccia bene e con la
nuova società ferroviaria di Della Valle ci faremo una sana
concorrenza della quale ne beneficeranno i cittadini.»
NOTE * Introiettare è un termine che significa "appropriarsi delle doti e qualità, vere o presunte che siano, di soggetti esterni alla propria sfera di azione". È sostanzialmente l'inverso di pro-iettare. ** Come abbiamo visto, invece, due personaggi di assoluto rilievo nell'edizione scorsa del Festival avevano previsto la crisi con una lucidità agghiacciante. Uno era stato Marchionne e l'altro Guido Rossi. |
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