Barack Obama, visto da John Talbott
Armando Massarenti e Vittorio Emanuele Parsi commentano, alla presenza dell'autore, il libro «Obamanomics - Dalla crisi dell'alta finanza all'economia dal basso»
È stato John Talbott, autore del
libro presentato presso la Fondazione Kessler, uno dei primi a
prevedere, già nel 2003, il disastro che di lì a poco sarebbe
sopraggiunto con il crash dei mutui subprime. Durante la campagna
elettorale di Barak Obama, Talbott esce con l'ultimo lavoro sulle
luci di speranza che il nuovo Presidente ha acceso
sull'America.
«Un libro che trasuda amore per Obama - ha esordito Vittorio
Emanuele Parsi, professore di relazioni Internazionali
all'Università Cattolica di Milano, presentando il volume - e che
offre numerosi spunti di riflessione sul rapporto tra economia e
politica.»
Infatti, le prime due riflessioni evidenziate da Parsi hanno
riguardato le dinamiche del sistema di mercato odierno, mentre la
terza ha avuto ad oggetto direttamente il «fenomeno Obama» e le
ragioni del suo successo.
Innanzitutto, il mercato ha bisogno di fiducia e di valori che
durino poiché, come diceva Adam Smith esso «deve trovare le virtù
prima e fuori da
se stesso». Inoltre, il mercato è un'istituzione e come tale si
base su regole prestabilite e sulla libera concorrenza.
Tale competizione si dovrebbe svolgere ad armi pari: visto che le
condizioni di partenza sono per natura diverse, si rende necessario
eliminare tali disuguaglianze. In fondo, ha evidenziato Parsi, è il
mercato stesso che ha eliminato i ceti e che rende possibile una
certa mobilità sociale.
Da ciò però nascono differenti disuguaglianze: i più bravi vincono,
mentre i più deboli perdono. Deve essere la società (attraverso la
politica) a prendersi cura di loro poiché, citando Obama «Persone
ordinarie possono fare cose straordinarie quando gliene dai
l'occasione».
Quindi, l'economia dal basso, di cui tratta «Obanomics», è quella
del libero mercato, che sfrutta i talenti e le capacità per
produrre un numero massimo di esternalità positive.
La terza riflessione, dunque, è incentrata sul personaggio Barak
Obama e sul processo di «ritorno alle fondamenta», ovvero alla
Costituzione del 1787, ricordando in questo senso sia una certa
politica di Bob Kennedy negli anni '60 sia la visione del mondo di
Abramo Lincoln cent'anni prima, nella sua lotta alla schiavitù.
Armando Massarenti, responsabile della pagina Scienza e filosofia
del supplemento culturale «Il Sole 24 Ore Domenica» ha sottolineato
ancora i punti di forza del Presidente degli Stati Uniti, i quali
emergono chiaramente dalla descrizione di Talbott.
La capacità retorica di Obama ha sicuramente colpito gli americani,
permettendogli di formare una larga base di consenso. Il secondo
punto di forza e quello che tra i suoi valori fondamentali, è
quello della cooperazione come risposta al dualismo tra
individualismo e collettivismo. Infine, la trasparenza e l'estrema
correttezza nel trattare temi anche delicato come l'aborto, hanno
fatto apprezzare il personaggio.
Anche l'autore John Talbott, confermando ancora una volta questa
lettura, ha specificando che è stato proprio il coinvolgimento
della cittadinanza a dare ad Obama la forza necessaria per arrivare
al cambiamento. «Con coraggio e spirito di servizio si può rifare
una nazione e cambiare il mondo. - Ha concluso Talbott - Anche io,
come Obama, spero in futuro migliore».
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