Libero scambio o protezionismo? I dazi non solo la soluzione
I vincoli al libero scambio non possono essere la soluzione ma un coordinamento delle politiche commerciali sì
Libero scambio o protezionismo? Questo dubbio amletico agli inizi
dell'economia intesa come scienza, ma lo è stato nuovamente al
centro dell'incontro «Le parole chiave» con Gianmarco Ottaviano,
docente di Economia politica dell'Università Bocconi, nella Sala
conferenze della facoltà di Economia di Trento.
Difficile dare una risposta a un tema irrisolubile, affrontato già
da Platone nel Libro II della «Repubblica», migliaia di anni fa, e
da molti altri pensatori col passare dei secoli.
Quindi? Pur con tutti i suoi difetti, a oggi il libero scambio è
per molti la «migliore misura economica possibile».
I critici, però, sostengono ancora che non sia applicabile nel
mondo reale, poiché a volte possono essere indispensabili gli
interventi dei governi per far fronte alle inefficienze del
mercato.
Ad esempio: tassare le importazioni potrebbe favorire l'economia di
un Paese, ma allo stesso tempo generare una «guerra commerciale» a
suon di dazi e vincoli al libero scambio che, di fatto, non
produrrebbero benessere.
In conclusione, ha sostenuto Ottaviano, la soluzione non possono
essere dei vincoli al libero scambio, ma un coordinamento sulle
politiche commerciali.
Ad introdurre l'incontro Andrea Fracasso, ricercatore di Economia a
Trento, che ha ripreso le parole di Dani Rodrik in apertura del
Festival, sostenendo che ci sono «buone ragioni per pensare che
scambi nazionali e internazionali portino benefici, ma non è detto
che questo accada sempre. Ci sono - ha continuato - delle
situazioni in cui possono essere opportuni dei limiti agli
scambi.»
Concetto ripreso dal professor Gianmarco Ottaviano, che ha fatto
partire il suo ragionamento da molto lontano.
«Pensiamo di vivere un momento speciale della storia economica, ma
in realtà buona parte dei nostri ragionamenti sono già stati fatti
millenni fa. Già Platone si chiedeva se fosse opportuno permettere
il libero scambio oppure limitarlo.»
Ottaviano, nella sua «lezione», ha elencato vantaggi e svantaggi
del libero scambio, cercando poi di trarre delle conclusioni.
Tra gli elementi a favore ha citato il fatto che scambi più liberi
creano una scelta più ampia e favoriscono, attraverso concorrenza,
innovazione ed economie di scala, la crescita di un Paese.
A patto che non si introducano dei vincoli al libero scambio,
ovvero dei dazi.
Questi, infatti, determinano prezzi più alti, consumi più bassi e
generano inefficienze del sistema. Inoltre - sempre secondo
Ottaviano - qualsiasi politica che trascurasse il libero scambio
verrebbe subito sfruttata da gruppi di interesse (lobbies) alla
ricerca di una rendita, con una conseguente diminuzione del
benessere del Paese.
E i contro? Innanzitutto la convinzione che se un Paese grande (la
Cina?) impone un dazio sulle importazioni o una tassa sulle
esportazioni ha il potere di abbassare i prezzi delle importazioni
sui mercati mondiali e genera un guadagno.
Questo, però, potrebbe generare restrizioni al commercio da parte
di altri Paesi ed un esito possibile sarebbe una «guerra
commerciale».
Un'altra critica al libero scambio afferma che possono esserci
«fallimenti» del mercato interno che a loro volta possono generare
disoccupazione, sotto-utilizzo delle infrastrutture, danni
ambientali causati dalla produzione privata. In conclusione, ha
spiegato Ottaviano, la politica commerciale va trattata con
assoluta cautela.
Con la consapevolezza dell'efficienza e dell'inefficienza del
mercato. Ma il messaggio che arriva dalla storia è chiaro: in
assenza di un coordinamento generale su queste politiche, come
scriveva appunto Platone, «faremo la guerra».
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