Rampini, «Occidente Estremo: vi racconto il nostro futuro»
«L'Economia in scena» partirà questa sera alle 21.30 al teatro Sociale con «Occidente Estremo: vi racconto il nostro futuro»
Spettacolo in tre quadri, «Occidente Estremo, vi racconto il nostro futuro» è un originale mix di parole e musica.
Le scelte musicali della direttrice d’orchestra e pianista Gianna Fratta guidano gli spettatori in questo viaggio di parole che parte dall’America di Gershwin e Ravel, per passare alla Cina e alla più generale musica tradizionale orientale per concludersi a noi, all’Europa, rappresentata dalla musica barocca e in particolare dall’Opera.
Il racconto parte dal grande Mito Americano, che il giornalista e scrittore rivisita in chiave autobiografica raccontando la sua «iniziazione» giovanile in California: la terra di tutte le rivoluzioni, sociali e tecnologiche, la culla dei grandi movimenti di rivolta e della società digitale, la società multietnica più compiuta ma anche un laboratorio politico per esperimenti conservatori che hanno segnato il capitalismo americano.
Dai ricordi di vita sulla West Coast, tra la San Francisco Beat e la Silicon Valley di Steve Jobs, Rampini ripercorre il fascino del Secolo americano.
Fino alla Grande Contrazione economica che lui ha vissuto nel cuore del capitalismo mondiale, la New York dei Padroni dell’Universo (Wall Street).
E’ un declino irreversibile? O l’America sta per stupirci di nuovo, come altre volte nella sua storia? Ma se fosse una decadenza, la fine della Storia centrata sull’Occidente, stiamo per entrare nel Secolo Cinese?
La narrazione di Rampini si sposta a Oriente, attinge ai suoi anni di vita in Cina, racconta una civiltà ancora misteriosa e arcana per noi.
Mettendo in scena luoghi, personaggi, atmosfere, Rampini illustra la profonda diversità cinese.
Arriva allo shock della «contaminazione», l’irruzione della Cina al centro dell’economia globale, le sue aspirazioni a diventare potenza imperiale.
Gli enigmi sono due. Perché abbiamo «tirato» la Cina dentro la globalizzazione, fino a diventarne le vittime? Dove ci porterà una superpotenza governata da poteri autoritari che calpestano i diritti umani? La performance si conclude tornando a noi.
Se siamo la periferia di un Occidente in declino, che cosa significa per noi vivere in questo straordinario rovesciamento di mondi, questa rivoluzione dei rapporti di forza? Lo spettacolo si arricchisce di una dimensione politica, diventa atto di denuncia.
Dove abbiamo sbagliato, quali errori delle nostre classi dirigenti stiamo scontando.
Dal laboratorio americano, sempre ricco di sperimentazioni sociali e di nuovi trend, fino alle forze nascoste dell’Europa nordica, Rampini conclude su un messaggio di speranza: è anche un programma d’azione, un appello alla passione civile, alla riscoperta che la Storia siamo noi.
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