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Inflazione: pericolo scampato? Ne stiamo uscendo

Mostrano ottimismo i tre relatori che ne hanno parlato al Festival dell’Economia

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Stiamo uscendo dall’inflazione? Mostrano ottimismo i tre relatori che hanno portato le loro impressioni questa mattina al Festival dell’Economia di Trento nel panel «Inflazione: scampato pericolo?».

Nella Sala Falconetto di Palazzo Geremia, un incalzante Luca Davi, giornalista del Sole 24 Ore, ha moderato gli interventi di Rita Mascolo, docente di storia dell’economia e dell’impresa alla LUISS e all’Università europea di Roma, di Marco Buti, titolare della cattedra Tommaso Padoa-Schioppa all’Istituto Universitario Europeo e in passato capo di Gabinetto del Commissario europeo per gli affari economici e monetari, e di Giovanni Tamburi presidente e CEO di Tamburi Investments Partner, banca di investimento e di affari indipendente che investe sullo sviluppo e sulla crescita di aziende italiane di medie dimensioni.
Tante le domande anche dal pubblico, a dimostrazione dell’interesse suscitato da questo fenomeno che ha cambiato gli equilibri del mercato e la nostra quotidianità dal 2021.
 
Le cause dell’inflazione che ha caratterizzato l’Europa negli ultimi anni sono diverse. Rita Mascolo le ha passate in rassegna in apertura:
«La prima sta nella carenza di approvvigionamento legata alla questione pandemica che ha determinato pressioni perché la domanda era alta mentre l’offerta diminuiva e aumentavano i prezzi.
«La seconda causa sta nella domanda repressa dei consumi di beni e servizi che si è infiammata appena siamo usciti dal Covid-19 facendo aumentare i prezzi.
«Al contempo, c’è stato un aumento dei prezzi energetici, a cui si è sommata l’incertezza degli approvvigionamenti dati dall’invasione della Russia, da cui l’Europa dipendeva dal punto di vista energetico.
«Un’altra motivazione sta nella politica monetaria che ha portato ad un incremento della circolazione monetaria e di conseguenza ad un’inflazione dei costi.
«Effetti successivi si trovano poi negli extraprofitti delle imprese e nell’aumento dei salati.»
 
Alla domanda se oggi l’inflazione si sia raffreddata, Marco Buti si è mostrato subito fiducioso:
«Io penso che l’inflazione rientrerà sul livello del 2 per cento e rientrerà rapidamente. Le previsioni della Commissione europea danno una decrescita dell’inflazione.
«Le previsioni sono fatte per essere smentite ma penso che stavolta le ragioni che danno un certo grado di ottimismo ci siano.
«Se ci sono dei rischi sono sulle catene del valore oppure di tipo geo-politico, penso per esempio alle tensioni tra USA e Cina che potrebbero incidere in Europa.»
 
Con l’esperienza di chi si affida anche al fiuto imprenditoriale, Giovanni Tamburi ha risposto alla professoressa Mascolo sugli extraprofitti, sostenendo che «le imprese devono produrre quando c’è la domanda».
E ha proseguito senza nascondere il proprio disaccordo nei confronti degli interventi forzati delle banche centrali e della BCE:
«Le banche centrali hanno sbagliato tutto, – ha detto, riferendosi non solo ai correttivi sui tassi più recenti ma anche alle manovre compiute in passato. – Hanno portato giù i tassi troppo e per troppo tempo per poi alzarli improvvisamente, ma il loro intervento non è servito a nulla, perché quello che sta riequilibrando l’inflazione sono le dinamiche naturali del mercato aperto, domanda e offerta.»
 
Errori in parte condivisi anche dalla professoressa Mascolo, che intravvede nell’intervento della BCE soprattutto un problema di governance:
«Si sta combattendo l’inflazione solo come un fenomeno monetario e c’è una predominanza dei mercati finanziari rispetto all’economia reale.
«Ma l’inflazione non è un nemico da combattere, è invece una questione da gestire in maniera strutturale.»
Mascolo ravvisa, quindi, l’urgenza di riprendere la politica industriale e del lavoro e la politica fiscale dei governi con un intervento di spesa pubblica, per una migliore distribuzione dei redditi e della ricchezza, tenendo conto anche dei nuovi parametri europei.
 
In disaccordo con una criminalizzazione tout court delle banche, Buti ha ripreso quest’ultimo punto di Mascolo spiegando che, data la frammentazione territoriale dell’inflazione, che non è uguale in Germania come in Spagna o in Italia, la sua gestione non spetta alle banche centrali, quanto piuttosto alle politiche fiscali.
Alla domanda su quale sensazione abbiano i relatori rispetto al taglio dei tassi a giugno, la partita finisce due a uno. Mascolo non se lo aspetta per giugno, mentre Buti e Tamburi sì.

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