Selva e Santa Cristina a inizio '900: al via mostra fotografica
La mostra sarà inaugurata il 26 ottobre al Centro culturale Tublà da Nives
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Com’era la vita in Val Gardena a inizio '900? Lo spiega una mostra fotografica organizzata dal Museum ladin Ciastel de Tor in collaborazione con il Centro culturale Tublà da Nives di Selva ed il Museo Palais Mamming di Merano.
La mostra sarà inaugurata il 26 ottobre al Centro culturale Tublà da Nives.
Esposti paesaggi, foto di costumi tipici e ritratti, per i quali gli organizzatori lanciano un appello: chi è in grado di dare un nome alle persone raffigurate?
83 fotografie di grande e grandissimo formato realizzate a Selva di Val Gardena e Santa Cristina 110 anni fa, presumibilmente tra il 1903 e il 1906, che raffigurano scorci della vita che lì si conduceva, le strade, i paesaggi, il lavoro, le persone.
Le espone la mostra «Pultredes dl dejenuefcënt - L dejenuefcënt te Sëlva y a S. Cristina» (Fotografie del Novecento.
Il Novecento a Selva e a Santa Cristina) che sarà inaugurata sabato 26 ottobre 2019, alle ore 17, al Centro culturale Tublà da Nives, in via Nives 6 a Selva.
Interverranno Leo Senoner, direttore dell’associazione culturale Tublà da Nives, il direttore del Museum Ladin Stefan Planker e il direttore del Palais Mamming Museum di Merano Elmar Gobbi.
Le fotografie esposte, del tutto inedite, sono stampe di originali su lastra di vetro scansionati.
Provengono da un fondo di oltre 300 lastre da poco acquisito per donazione dal Palais Mamming Museum di Merano.
Gli scatti vennero realizzati, probabilmente da un unico fotografo, di cui si ignora però il nome, per conto di una gardenese benestante trasferitasi a Merano.
Durante i suoi soggiorni in Gardena, la committente soleva portarlo con sé per documentare la terra natia.
Le immagini aprono una finestra sui paesi di Selva e Santa Cristina a inizio ‘900: paesaggi con vecchi masi, scene di lavoro nei campi, costumi tipici gardenesi e tanti ritratti di bambini, famiglie e singoli.
A questo proposito, il Museum Ladin lancia un appello alla popolazione: «Chiunque, visitando la mostra, riconosca l’una o l’altra delle persone ritratte – magari sulla base di fotografie conservate a casa – è invitato a contattare il museo», spiega il direttore, Stefan Planker.
L’esposizione è aperta fino al 1° dicembre 2019 dal martedì al sabato dalle ore 15 alle 18 e la domenica dalle ore 10 alle 12.
L’ingresso è gratuito.
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