Elezioni del 22 ottobre – Roberto Stanchina
«Dobbiamo convincere chi non va a votare che non è vero che tanto non cambia nulla. Insieme possiamo cambiare tante, tante cose»
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Dottor Stanchina, lei rappresenta un caso emblematico dell’intero quadro elettorale per le provinciali del prossimo 22 ottobre.
Anzi, partiamo più indietro, quando il tutto ha avuto origine. Il PATT, il suo partito di appartenenza, ha deciso il gran passo e dalla formazione di centrosinistra è passato a quella di centrodestra. Per la precisione, ha deciso di appoggiare in pieno il presidente uscente Maurizio Fugatti.
Lei non ha accettato il cambio di casacca e non ha avuto dubbi. Ha lasciato il PATT senza un preciso paracadute che lo portasse altrove.
Conosciamo i contorni della vicenda, ma le chiediamo di riportare in questa sede l’incipit e la maturazione politica che l’ha portato alla decisione finale.
«Non è stata facile la scelta di lasciare il Patt dove ho sviluppato buona parte del mio percorso politico e ho incontrato persone con le quali ho condiviso l’amore per la nostra terra e la vicinanza al territorio.
«Ma per me conta più di tutto la coerenza e il rispetto dei valori che assolutamente non si trovano nell’attuale coalizione di centrodestra.
«In Campobase ho trovato l’opportunità di proseguire in un cammino serio e partecipato.»
Perché Campobase?
«È bene iniziare col dire quello che è stato, prima di dire il perché della mia scelta.
«Non vorrei fare retorica nel dire che il momento non è difficile perché si doveva prendere una decisione. E non è nemmeno difficile, come qualche maligno pensa, perché devo dimettermi, non obbligatoriamente, dal ruolo di vicesindaco, che., credo di aver onorato se non altro con tanto lavoro tra la gente, per la mia città, e con estrema trasparenza e onestà, valori che non ho trovato per strada, ma che mi sono stati insegnati in famiglia, da sempre.
«Non ho mai pensato alla politica come un lavoro, e men che meno ho mai pensato che fosse a tempo indeterminato, sono umilmente consapevole di non essere Degasperi, ma so altresì che posso percorrere la nostra città, il nostro trentino a testa alta.
«Certo tutto è migliorabile, certo si poteva fare di più, certo che sono consapevole di aver fatto anche qualche bell’errore, per altro il più delle volte dimostrando anche di saper fare marcia indietro, grazie a qualche lezione, che chi sopra di me ha saputo darmi.
«Sono passati velocissimi gli anni, da quel 2005, mia prima esperienza da consigliere circoscrizionale, quando con fiducia mi affidarono la presidenza proprio della commissione giovani, con tanti progetti realizzati uno su tutti la continuazione di Maggio Rock, per noi e per tanti ragazzi allora un punto di grande riscatto per l’allora movida di due paeselli, ma anche per la città tutta.»
E il passo più importante quando lo ha fatto?
«Nel 2015 mi hanno fatto fare il grande salto, alle comunali, entrando grazie alla fiducia del sindaco, anche in giunta occupandomi di commercio, sviluppo economico e turismo.
«Da qui si apre un mondo nuovo: tante persone, che mi hanno accompagnato nelle scelte più opportune, condivise, cercate insieme. Le stesse persone che non lesinavano stoccate, quando serviva, magari parlando di burocrazia e tempi dell’amministrazione, quelle stesse che però di giorno in giorno hanno costruito fiducia reciproca, con me, ma soprattutto compito più importante con l’amministrazione della loro città, la città in cui fanno impresa, creano lavoro.
«Il presente è storia nota, con la grande responsabilità però di rappresentare la città da Vicesindaco, di essere sostegno continuo. H24, come venni presentato. Ho risposto ci sono. E lo farei ancora.
Perché allora andarsene con un futuro politico incerto?
«Per un progetto ben presentato, con pacatezza senza essere urlato. Un progetto di cambiamento vero, di unione, di territorio. Di contatti e di persone vere. Poco social molto human.
«Per una serie di istanze dimenticate e svendute a un credo fatto di notizie mordi e fuggi, superficiali date in pasto al popolo come se fosse bue. Tutto questo per me è da cambiare.
«Lo è primariamente per il progetto di Francesco Valduga, lo è per Campobase, lo è per me e speriamo lo sia anche per la signora Maria, che attende da mesi un appuntamento con la sanità.
«Lo è per Giovanni, o per Samira che attendono di avere risposte per la casa e il futuro della loro famiglia.
«Lo è per i tanti imprenditori del nostro territorio che dovranno rendere famosa la nostra terra per attrattività legata alla gestione sostenibile del territorio.
«Lo è anche per chi dovremmo convincere che non è vero che tanto non cambia nulla, e ai quali diremo che la partita va giocata assieme, non commentata solo dopo al terzo tempo al bar.»
È sicuro del programma presentato dalla coalizione?
«Sì. Mi riconosco pienamente nel programma della nostra coalizione. Ma vorrei cogliere l’opportunità che mi offre l’Adigetto.it per una riflessione personale.
«Un primo sottinteso riguarda un'esigenza di discontinuità rispetto ai cinque anni del mandato amministrativo che sta per concludersi.
«Il senso della discontinuità non è quello di fare a prescindere il contrario di quanto è stato fatto finora, ma di ripristinare il senso di un percorso, di una prospettiva che sappia ritrovare l'anima della nostra terra, della sua diversità, della sua, nostra, speciale Autonomia.
«Un secondo sottinteso è quello del senso di una coalizione che trova la propria sintesi nella candidatura di Francesco Valduga. Questo è un dato politicamente cruciale per diverse ragioni.
«Una coalizione è un progetto che cerca una sintesi tra sigle che custodiscono in sé differenze non inconciliabili, ma pur sempre differenze: una coalizione è, dunque, la ricerca di un equilibro non scontato, ma nemmeno fragile, tra posizioni che si riconoscono in un punto di convergenza realistico.
«Questa coalizione, non è un cartello elettorale provvisorio: non è un partito di raccolta, per di più temporaneo. L'opportunismo non porta lontano, mai.
«Se possiamo esprimere questo concetto con una metafora, ricordiamo quanto scrisse Italo Calvino ne Le città invisibili, descrivendo un arco di pietre nel quale, diceva, ogni pietra tende a cadere, ma proprio per questo l’arco sta in piedi.»
Ma allora qual è in sintesi il futuro che vorrebbe vedere per la nostra Autonomia?
«La nostra ipotesi di futuro e di governo si basa sulla costruzione di un Trentino che sappia accogliere e conciliare due dimensioni.
«Penso a un Trentino smart e a un Trentino slow. Il Trentino smart è quello dell'economia immateriale, della formazione e della ricerca, dell'innovazione e della creatività, dei rapporti con la dimensione globale, della pubblica amministrazione efficiente.
«Il Trentino slow è quello della qualità della vita e delle relazioni, della comunità che include e non discrimina, dei tempi da ritrovare, delle tipicità agroalimentari, della sicurezza e della serenità in tutte le dimensioni e in tutti i momenti della nostra vita.
«Questa sintesi mi porta a considerare la relazione, necessaria per ogni politica che davvero possa definirsi tale, tra la capacità di guardare oltre, lontano, a ciò che non c'è ma potrebbe nascere, e la dimensione concreta. Troppo spesso i cosiddetti governi del fare perdono di vista la direzione, o semplicemente non ce l'hanno.
«Avere una visione significa ricordare che il futuro arriva comunque, ma che immaginarlo può e dev'essere anche l'occasione per coltivare un sogno e per voler bene alle speranze che intendiamo realizzare.»
Colga l’occasione per dire agli elettori perché dovrebbero votare per lei.
«Viviamo un momento difficile, in una società complicata. La vita quotidiana, ma anche il futuro, ci interrogano con domande molto impegnative, alle quali dobbiamo dare risposte originali, concrete e convincenti.
«Il compito di farlo è della politica. Qualunque sia il giudizio che possiamo dare della politica, resta il fatto che non si può farne a meno.
«In queste poche parole ci sono i presupposti che mi hanno spinto a presentarmi alle urne per le elezioni provinciali, a sostegno del candidato presidente Francesco Valduga.
«Ma oltre ai presupposti ci sono anche motivi precisi. Dopo essere stato presidente della Circoscrizione di Ravina-Romagnano, sono diventato assessore del Comune di Trento. Credo che questa esperienza mi abbia permesso di maturare le competenze necessarie per affrontare sfide ancora più esigenti nel governo della nostra Autonomia: un valore che va difeso e rilanciato e un progetto che non ammette improvvisazioni.
«Il Trentino ha bisogno di persone preparate, che sappiano ascoltare e poi decidere: non solo ascoltare o solo decidere; ha bisogno di investire risorse per affrontare problemi cresciuti in questi anni, prima che vadano fuori controllo: prima di tutto la salute, il lavoro, l'ambiente, i giovani, le famiglie, le persone anziane, la Scuola: in questi settori, il lavoro da fare è enorme.
«Il Trentino ha bisogno anche di ritrovare una direzione di marcia, un'idea ambiziosa di un futuro da realizzare.
«Per tutte queste ragioni la mia candidatura vuole esprimere discontinuità rispetto ai partiti che hanno governato negli ultimi cinque anni: massimo rispetto, sempre, per le persone e per il loro impegno, ma il giudizio politico conclusivo non può che essere severo.
«Le elezioni di ottobre sono l'occasione per cambiare davvero.»
Guido de Mozzi – [email protected]
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