La tristezza delle due facce dell’Italia e dell’Italietta
Il paradosso dell'operosità che il Paese dimostra nel recupero della Costa Concordia e le baruffe chiozzotte che si combattono in Senato per Berlusconi
L’immagine di uno sforzo così grande come quello che sta facendo il nostro paese per raddrizzare la carcassa della Costa Concordia contrasta in maniera angosciante con quello che sta accadendo a Roma per far cadere Berlusconi dalla carica di senatore.
L’occasione di far fuori il nemico di sempre ha obnubilato i democratici che, pur di chiudere il gioco, sono pronti a tutto.
Una faccenda penosa, perché sta mettendo in luce tutto fuorché il buonsenso della nostra classe politica.
Di fondo c’è di sicuro il dato incontrovertibile (anche se all'apparenza paradossale) di una condanna passata in giudicato. Si può dire quel che si vuole, ma Berlusconi è stato condannato, punto.
Quello che è controvertibile è la pena accessoria, l’allontanamento del condannato dalla Pubblica amministrazione.
Non tanto perché è tutto da vedere, sia dal punto di vista costituzionale che da quello politico, ma perché è diventato il traguardo per quei partiti che volevano togliersi dai piedi Berlusconi.
Lo dimostra l’accanimento che il PD esprime sui tempi e i modi della discussione parlamentare che deve decidere l'estromissione del Cavaliere.
In effetti, ci sono delle scadenze che il Senato potrebbe attendere senza violare alcun regolamento, dato che la legge presuppone la volontà della maggioranza dell’aula per togliere lo status di senatore a Berlusconi.
Prima di tutte la sentenza d’appello che deve essere rivista e pronunciata per volontà della Cassazione. È possibile procedere prima di conoscere il risultato definitivo del nuovo dibattimento?
E se la nuova sentenza dovesse esprimersi contro la pena accessoria? Chi può dirlo con assoluta certezza?
La seconda scadenza che il Senato potrebbe attendere è il parere della Corte Europea. Se l'Europa dovesse condannare dopo la retroattività de facto?
Invece c’è fretta di bruciare le tappe. Proviamo a spiegare perché, anche se tutti l'hanno capito.
Il Partito Democratico sa che con l’espulsione di Berlusconi del Senato casca il governo.
E questo non tanto perché il PDL voglia togliere la fiducia all’esecutivo per ritorsione, ma perché non esiste che un partito possa restare al governo con l’appoggio istituzionale da parte di una formazione politica che ha appena decapitato.
Sarebbe l’ossimoro politico che farebbe ridere il mondo.
Quindi non resta che una spiegazione: il PD vuole andare al più presto a elezioni anticipate.
Evidentemente il PD sa di vincere le eventuali elezioni anticipate.
Che lo dica un sondaggio o il buonsenso, poco importa: fatto fuori Berlusconi, si sa, fatto fuori il Centrodestra.
Abbiamo visto che alle ultime elezioni il PDL stava perdendo tutto, finché non è sceso in campo personalmente Berlusconi. Da solo il leader del Centrodestra è riuscito a recuperare il 20% in pochi mesi.
Quindi, se non potesse candidare? Beh, con ogni probabilità il Centrodestra si sfalderebbe.
Ecco perché, secondo noi, la legislatura sta per finire.
Naturalmente la politica ha sempre un coniglio in fondo al cilindro, per cui non esistono certezze, salvo la certezza che proviamo un profondo senso di disagio.
Ecco perché stiamo guardando con orgoglio questo straordinario Paese e la sua consueta capacità tecnologica e creativa di fronte alle emergenze, che sta esprimendosi nel recupero e nella rimozione del mastodontico relitto della Costa Concordia.
Ed ecco perché invece guardiamo con desolante incapacità di intervento la baruffe chiozzotte che si stanno svolgendo nella Capitale.
G. de Mozzi.
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