Domenica delle Palme, l’omelia di Vescovo Lauro
«Sull’esempio del crocifisso, sta a noi generare morte o immettere vita»
Con la Domenica delle Palme inizia oggi la Settimana Santa che conduce alla Pasqua.
L’arcivescovo Lauro guida la solenne celebrazione che ha preso avvio nella basilica di S. Maria Maggiore con la benedizione dei rami d’ulivo e la processione verso la cattedrale.
La Domenica delle Palme è detta anche domenica della Passione del Signore con il lungo racconto delle ultime ore di vita di Gesù fino alla morte in croce.
«Come è possibile che un uomo crocifisso venga adorato quale Salvatore e Signore? – Si chiede nell’omelia don Lauro, invitando a staccare gli occhi dalla croce e portarli sul crocifisso. – Il patibolo diventa luogo di vita e non di morte, in quanto su di esso scorre il sangue di un uomo che ha scelto, nella libertà, di non interrompere il flusso dell’amore.»
«Ora lo sappiamo: Dio – ribadisce monsignor Tisi – è amore, solo amore, nient’altro che amore.
«Da quel giorno la vicenda umana ha continuato a conoscere pagine tragiche, dove il male, nella sua sconcertante banalità - come ci ricorda Hannah Arendt - ha mostrato accenti di inaudita ferocia.
«Al contempo, però, da quel giorno, la storia umana può annoverare uomini e donne che hanno scelto di seguire l’Uomo della Croce, versando per amore il loro sangue.
«E, incredibilmente, hanno fatto fiorire la vita. Come i martiri della Chiesa trentina.»
Di qui la conclusione: «Sta a noi generare morte o immettere vita.»
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