Venerdì Santo, la meditazione del vescovo Bregantini
«Cristo in croce ci offre un metodo per uscire dal buco nero della sofferenza fra solitudine, droga, crisi ecologica, guerra»
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Venerdì Santo. In cattedrale a Trento l’arcivescovo Lauro Tisi ha presieduto la celebrazione della Passione di Gesù, con l’adorazione della croce.
In Duomo, così come nella Messa del Crisma del Giovedì Santo, era presente anche il vescovo di origini trentine monsignor Giancarlo Bregantini che da poco ha lasciato la guida della Diocesi di Campobasso-Bojano per raggiunti limiti di età.
È stato lui a proporre la meditazione, dopo la lettura del racconto evangelico della passione e morte di Gesù.
Monsignor Bregantini ha ripercorso le ultime sette parole di Cristo in croce, a cominciare da quel «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato».
«È il grido - commenta - più doloroso della storia, perché racconta la crisi di senso e di vuoto che proviamo anche noi, la solitudine, la noia, le nuove terribili droghe.»
«Papa Francesco nella Fratelli tutti – aggiunge l'ex vescovo di Locri Gerace – parla di un mondo senza speranza: è la crisi ecologica che ci avvolge, la guerra in Palestina, Gaza con le morti incredibilmente numerose di tanti bambini, è l'Ucraina dove anche questa notte hanno bombardato in maniera tragica, è il terrorismo a Mosca.»
«Tutti noi – argomenta monsignor Bregantini ricordando anche un suo recente ricovero in ospedale – ci chiediamo: perché proprio ora, perché proprio a me? Gesù ha vissuto, come noi, questo momento.
«Ma, adagio adagio, Gesù è uscito dal buco della disperazione e ci ha insegnato un metodo: se vuoi uscire dalla tua sofferenza, guarda la sofferenza degli altri.
«Solo così si esce dal proprio buco nero della storia, per incontrare la luce.»
«Il cammino teologico e umano di Gesù Cristo – secondo il vescovo nativo di Denno – diventa anche il cammino della Chiesa, nell'ascoltare i drammi del nostro tempo, accompagnando le persone a ritrovare speranza.»
Sullo sfondo, Bregantini rammenta l'incontro a Locri con una docente di matematica malata terminale, «con la quale ebbi l'ispirazione – confida – di ripercorrere proprio le sette parole di Cristo in croce».
Il vescovo emerito di Campobasso, alla fine della sua ampia e ricca meditazione, ritorna su quell'incontro:
«La professoressa di matematica mi disse: in Dio tutte le frazioni si compongono in unità e tutto ritrova significato.
«I figli posero questa frase, in caratteri rossi, sul suo sepolcro. Lei aveva capito che anche la sua morte entrava nella morte di Gesù, che porta a compimento ogni cosa.»
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