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Il monito del Vescovo Lauro nell’Omelia di Ognissanti

Monsignor Tisi: «No al narcisismo di massa e alla presunzione di ‘misurare’ la santità. Santità è credere al fidarsi degli altri»

«Al credo nella comunione dei santi, abbiamo sostituito – credenti e non credenti – il credo allo scontro, al procedere da antagonisti, alla vita come competizione, all’avanzare in solitudine per elevarsi al di sopra degli altri.»
Lo denuncia l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi nell’omelia della S. Messa per la solennità di Ognissanti, sul cimitero di Trento, nel pomeriggio di oggi, venerdì 1° novembre (inizio ore 14.30).
 
Nel giorno del suo sessantaduesimo compleanno, monsignor Tisi rileva nell’imperativo «sii te stesso!» il grande «mantra che percorre le nostre relazioni».
«Operazione velleitaria – commenta don Lauro – nel momento in cui ti sottrai al legame, perché l’IO non può fare a meno degli altri: questo è umano.»
Dopo aver invitato a smarcare il concetto di santità da «un’impostazione moralistica dell’esperienza credente», monsignor Tisi annota la crescita di un’«accezione laica della santità» dove «le Tavole del Decalogo sono state sostituite da un narcisismo di massa che si concretizza nel dogma della perfezione fisica e dell’eterna giovinezza.»
Premessa a una società che «mentre afferma l’assenza di ogni vincolo psicologico e morale, paradossalmente – secondo Tisi–- è estremamente prescrittiva.»
 
Il volto dei nostri cari, capace di «far scendere lacrime dai nostri occhi spesso distratti e superficiali», può aiutare, a detta di don Lauro, a «prendere in mano la Parola di Dio» e in particolare i brani biblici risuonati della liturgia di Ognissanti, la pagina dell’Apocalisse e il Vangelo delle Beatitudini, «dove – sottolinea l’Arcivescovo – non c’è nessun comando ad essere santi.
«Viceversa – aggiunge –, ritroviamo la contemplazione del sogno di Dio di vedere l’umanità riconciliata nell’amore.
«Solo Dio conosce le profondità del cuore umano. Quanto avremmo bisogno di liberarci dalla presunzione di misurare la santità!».
La santità, per il vescovo di Trento, è allora «in primis credere al fidarsi degli altri, alla comunione e all’incontro. Riconoscere che il valore vero non è la perfezione personale, ma il rischio dell’incontro e della comunione».
 
Quanto alla prospettiva cristiana della Risurrezione, al centro della solennità odierna, essa per monsignor Tisi è «non è la rivincita dell’eroe divino che con i suoi superpoteri pregusta la vendetta. La morte e risurrezione di Gesù sono il momento della massima rivelazione di Dio, la dichiarazione che il dono di sé senza esitazione è la vera cosa giusta.
«La Risurrezione – conclude l’Arcivescovo di Trento – è entrare definitivamente nella Terra di Dio, diventare umani per sempre.»
 
Domani, sabato 2 novembre, commemorazione di tutti i defunti, monsignor Tisi presiederà alle ore 11 nel sacrario militare del cimitero cittadino la S. Messa in memoria di tutti i caduti.
Nel fine settimana monsignor Tisi riprende gli appuntamenti della Visita pastorale: domenica 3 novembre al mattino e nel pomeriggio celebra la S. Messa nella Zona Pastorale di Mezzolombardo.

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