«Sulle vie della speranza, Giuseppe e Miriam, ieri e oggi»
Presentato il nuovo libro di Lia Giovanazzi Beltrami – Di Alberto Pattini
Titolo: Sulle vie della speranza.
Giuseppe e Miriam ieri e oggi
Autore: Lia Giovanazzi Beltrami
Editore: Paoline Editoriale Libri 2012
Collana: Spiritualità del quotidiano
Prezzo di copertina: € 14.50
È un interessante libro di riflessione spirituale, edito da Paoline edizioni, dallo stile quasi cinematografico, in cui emerge il grande quadro di un mosaico di speranza e di fede.
L'autrice ci aiuta a viaggiare da un luogo all'altro, dal buio alla luce, dal mistero alla verità, intrecciate con testimonianze di vita attuale, attraverso il cammino di Giuseppe, Maria e Gesù, emblema degli itinerari che ogni persona compie nell'arco della propria esistenza.
Si comincia con il cammino di un padre e di sua figlia nel deserto siriano, prima dello scoppio della guerra civile.
«...La ragazza lasciò correre i pensieri, tutte quelle persone in preghiera davanti alla tomba di san Giovanni erano un richiamo ad approfondire, a capire di più il senso della sua storia personale, in relazione ai tempi del mondo. Teneva tra le mani un foglietto di carta con un nome, Mar Musa el-Habashi, lo guardava, sorrideva pensando alla leggera follia di intraprendere un viaggio alla ricerca di un luogo di cui non sapeva quasi nulla, un articolo su una rivista, l’indicazione di un amico…»
«...Arrivarono vicino all’edificio ma non riuscivano a riconoscere l’entrata. Un cigolio attirò la loro attenzione, sul lato posteriore si apriva un piccolo pertugio, poco più di un metro d’altezza, e quella era la porta.
«Un passaggio a zig zag tra possenti muri che conduceva alla terrazza interna, uno spazio ampio che si apriva sull’infinito del deserto. I tanti tavoli e sgabelli davano l’idea di poter accogliere un gran numero di persone; una parte era occupata da gruppetti di giovani, seduti a bere il tè.
«Una donna di mezz’età, capelli raccolti dietro la nuca, gonna lunga, venne loro incontro con un sorriso pacifico: Sono Huda, monaca qui a Mar Musa. Benvenuti, parlate italiano? Io sono siriana. Potete accomodarvi dove volete, prendete qualcosa di caldo. Vi fermate a dormire?»
La seconda parte narra il viaggio di Giuseppe e Miriam verso Beltemme paragonandolo alle vicende di un giovane senegalese, Mamadou Sow, costretto dalla miseria a lasciare il suo paese per ritrovarsi esule e prigioniero in Libia.
Nelle fatiche del carcere ritroverà Dio e la fede, per poi arrivare in Italia e vivere di umili lavori ed espedienti, fino a diventare imprenditore, padre, musicista professionista, educatore e presidente di un’associazione di volontariato.
«A Mamadou piaceva molto la sua nuova vita, piena d’incontri e di cose nuove. Ora doveva abituarsi a vivere sotto un tetto, dentro ai muri che alle volte gli parevano barriere, ma allo stesso tempo lo riparavano dal freddo a cui ancora non si era abituato.
«Gli piaceva stare a guardare l’acqua corrente, sempre disponibile. La trovava il vantaggio più bello di una casa. Chissà se la gente intorno se ne rendeva conto? In caso di sete, non serviva un lungo cammino, ne il ricorso alla tanica di plastica, bastava semplicemente aprire un rubinetto e bere. Avrebbe tanto voluto far provare quella sensazione a sua amore, e anche a tutti i bambini del suo villaggio, che non aveva mai dimenticato.»
E infine l’ultimo intreccio: il ritorno dall’Egitto dei sue sposi con il piccolo Gesù e la ripresa della vita a Nazareth, come due viaggiatori moderni nella Galilea delle genti alla ricerca del messaggio di vita fino al monte Ermon con lo sguardo pieno d’amore verso la speranza più sincera.
«Gesù è cresciuto, quando basta per voler sapere tutto del nuovo villaggio, della nuova vita. Per fortuna la mamma gli ha sempre parlato in aramaico anche in Egitto, e non farà fatica a capirsi con i compagni. I genitori cercano di dargli tutte le risposte approfondite, perché egli dimostra una grande attenzione per tutto.
«È un bambino dolce e rispettoso, si vede che la grazia di Dio è sopra di lui. Sta crescendo proprio bene, si sta fortificando sotto lo sguardo della dolce Miriam e di Giuseppe, il giusto, e la sapienza fa già parte della sua personalità. Lo si vede dalle più piccole cose, da come valuta e pesa ogni cosa, pur nell’allegria di un bimbetto.
«Ama tutto della natura, le piante, il grano, i fichi, l’uva, le pecore, i pesci, la luna. E questa sera la guarda, che risplende nel cielo della Galiela, grande e brillante, per dargli il benvenuto.»
Da tutti questi incontri Lia Beltrami invita a levare lo sguardo oltre, verso una tela fatta di speranza, valorizzazione delle diversità, e grande amore per la vita e per il prossimo.
In un mondo che perde spesso la memoria ed è abituato a classificare secondo la razza e la religione.
Il libro racconta che esiste sempre la possibilità di essere compagni di viaggio, capaci di cogliere in ognuno la luce della verità che risiede nel profondo di noi stessi.
«Le mie ragioni della speranza, vengono dal Vangelo, e dalla sua lettura quotidiana, dove cerco di leggere e ritrovarmi, nella mia fragilità umana, nella mia piccolezza, nella mia debolezza, sostenuta però dalla forza immensa di quel Dio, che non ci lascia mai.»
Un libro senz'altro da leggere per riflettere sulla propria esistenza.
Alberto Pattini
[email protected]
L’immagine nel testo, Fuga in Egitto (1897-1898), è un olio su tela, 208 x 108 cm. presente nella Chiesa San Giovanni di Ala. L’opera iniziata dall’allievo cav. Antonio de Pizzini è stata terminata dal maestro Eugenio Prati (1842-1907).
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