Il cammino portoghese/ 1 – Di Elena Casagrande
Da Lisbona a Santiago de Compostela: più di 600 km a piedi nella provincia romana della Lusitania, passando per Fatima e con capatina a Madrid alla Jmj 2011
La segnaletica dei caminhos in Portogallo.
Quest’estate, prima delle ferie, si lavora fino all’ultimo. Teo viene a prendermi a casa nel primo pomeriggio e così riesco a sbrinare il frigo.
A Orio al Serio il volo per Madrid è in ritardo di un’ora e mezza. Atterrati a Barajas, purtroppo, non c’è più tempo per andare in città: rischieremmo di perdere l’aereo per Lisbona.
Provo a dormire un po’, stendendomi a terra sul materassino. Teo veglia.
Alle 4 l’aeroporto comincia riempirsi di passeggeri pronti a imbarcarsi. Fanno un gran chiasso ed è impossibile riposare. Poco male.
Con la colazione ritorno operativa. Si decolla in orario e all’alba siamo a Lisbona.
Scesi dal transfer, al Rossio (in Praça Dom Pedro IV), mi viene la pelle d’oca. Il cielo è grigio.
«Però, freschetto, eh? Per fortuna che è il 6 agosto!» – sbotto.
Scoprirò che è così quasi tutte le mattine, in Portogallo, almeno fino a mezzogiorno, quando esce il sole. La colpa è dell’umidità dell’oceano.
Didascalia - La Igreja do Carmo.
All’arrivo cominciamo a visitare la città, con gli zaini in spalla, senza aspettare
Siamo vicinissimi all’Igreja do Carmo (Chiesa del Carmine) e decidiamo di andarci subito, anche se abbiamo ancora lo zaino in spalla.
Venne distrutta dal terremoto del 1755, ma le sue mura perimetrali e il cielo, al posto del tetto, la rendono magica.
Si può salire anche con l’Elevador de Santa Justa, un ascensore di 30 metri di altezza, in stile neogotico costruito secondo le tecniche di Eiffel, che collega il quartiere della Baixa col Largo do Carmo.
Dai suoi ballatoi superiori si gode una bellissima vista sulla città: dal Castello di San Jorge alle torri della Sé (la Cattedrale), dalla Piazza di Don Pedro IV alle vie principali, fino all’oceano!
Nella piazza del convento c’è pure un caffè.
Mi sto ambientando e vorrei star qui ancora un po’, ma dobbiamo timbrare la credenziale e questo, ora, è il nostro “compito” principale.
Apposto il timbro, visitiamo la Sé, un’imponente chiesa-fortezza e il suo chiostro che, purtroppo, è in restauro.
La Cattedrale di Lisbona.
La Torre di Belém e il Mosteiro dos Jerónimos testimoniano la storia di Lisboa
A Santiago de Compostela, dopo la scoperta della tomba dell’Apostolo in terra di Galizia, si arrivava anche dal Portogallo, seguendo l’antica calzada (strada) romana XVI, che univa Lisbona (Olisipo) e Braga (Bracara), passando da Santarém, Coimbra e Porto.
Anche un sacerdote bolognese, Giovanni Battista Confalonieri, a fine 1500, percorse il Cammino “centrale” (chiamato così per distinguerlo da quello della costa), grosso modo lungo la via romana e lo sappiamo grazie al suo diario di viaggio.
Domani ne seguiremo il tracciato, seppur con qualche variante e senza addentrarci a Braga.
La Torre di Belém.
Usciti dalla Cattedrale scendiamo verso la Piazza del Commercio
Da lì parte il bus che, in quaranta minuti, porta al Mosteiro dos Jerónimos. Stupisce la lunghissima facciata, la coda per entrarci e soprattutto il suo chiostro quadrato a due ordini di gallerie, ornato da finissimi ricami di pietra, in stile manuelino.
Ma io non vedo l’ora di arrivare davanti alla Torre di Belém, antica sede della Capitaneria di porto.
Finalmente ci sono: per me è l’essenza di questo Paese! Peccato solamente per le nuvole: niente fotografie “effetto wow”!
Poco più in là c’è il moderno Padrão dos Descubrimentos (il monumento agli esploratori marittimi - in
primis a Vasco de Gama).
Da qui partivano le caravelle degli esploratori e guardando l’oceano, la linea
dell’orizzonte e l’ignoto, non posso che ammirarne il coraggio e la determinazione.
Teo davanti al Padrão dos Descubrimentos.
Al termine della visita mi metto in coda per i pastéis de Belém (pasticcini alla panna, “de nata”) dell’antica Confeitaria (pasticceria) de Belém e dalla ricetta segretissima.
Ne sfornano migliaia al giorno. Ne acquisto una scatola e ce li gustiamo sul bus, spolverizzandoli di cannella e zucchero con le bustine in dotazione: sono gli originali, una vera delizia. In centro troviamo una pensione dove dormire.
Finalmente ci liberiamo dagli zaini e ci facciamo una doccia, ma in fretta: voglio salire all’Alfama, col tram n. 28.
L’antica Confeitaria de Belém.
Nel pomeriggio esce il sole e ci godiamo l’Alfama con altri occhi
Sul tram ci teniamo stretti soldi e documenti, visto che pare ci lavorino molti scippatori della capitale.
È uscito il sole e Lisbona, finalmente, risplende e dà il meglio di sé. La ammiriamo inondata di luce dal Miradouro de Santa Luzia.
Poi ci perdiamo tra le viuzze dell’antico quartiere arabo dell’Alfama. Vicino al Panteão nacional c’è anche la Feria da Ladra (il mercatino delle pulci), con splendide azulejos antiche (mattonelle di ceramica dipinta) tra le bancarelle.
A Messa scendiamo alla Chiesa di Sant’Antonio, vicino alla Cattedrale, ove nacque il «Santo di Padova».
Poi si va a cena: lula (calamari) alla griglia e verdure il nostro menù.
Non abbiamo molta fame, per via dei pastéis e del sande de leitao (panino di porchetta) che ci siamo gustati per strada.
Lisbona dal Miradouro de Santa Luzia.
Basta solo turismo, da oggi si cammina, diretti a Santiago
Matteo mi sveglia sul tardi. Aveva capito che ero stanca. Alle 8 siamo comunque davanti alla Sé (Cattedrale) e lì inizia la nostra avventura.
La prima seta amarela (freccia gialla) è dipinta proprio sull’angolo di destra dell’entrata.
C’è anche un pellegrino spagnolo, ma non ha voglia di parlare e sale verso l’Alfama in direzione opposta a quella segnata.
Poco dopo si passa davanti al Museo del Fado, che celebra la canzone popolare simbolo del Portogallo, espressione di saudade (nostalgia) e fatalismo. C’è anche il Museo Nacional do Azulejo.
«Sarebbe bello poterci entrare, – dico a Teo. – Peccato che siamo sempre di corsa.»
Il quartiere è pieno di edifici storici e l’uscita da Lisbona è meno brutta di quanto avevo letto.
È domenica. Dopo un’oretta finalmente vediamo un bar aperto. Fino ad ora è il primo: meglio non rischiare.
Con Gil, la mascotte di EXPO 1998.
Il quartiere dell’EXPO mostra una Lisbona moderna e all’avanguardia
Finita la pausa a base di café-com-leite (caffellatte) e brioche al cioccolato riprendiamo il cammino, diretti verso il quartiere dell’Expo del 1998.
È pieno di grattacieli e di costruzioni famose, come il Pavilhão do Conhecimento, il Pavilhão Atlantico, l’Oceanário, il Parque das Nações (il Parco delle Nazioni) e la Torre di Vasco de Gama con il suo mitico ponte, lungo 17 km (12 senza i viadotti iniziali).
È un rione moderno, ben conservato e vivo: non il solito polo fieristico abbandonato! Al padiglione del Portogallo proseguiamo sul Passeio do Tejo (Passeggiata del Tago) che, in questo tratto, viene utilizzato come Cammino di Santiago e come Cammino per Fatima.
Ciclopedonale del Tago e Ponte Vasco de Gama.
Piano piano, allontanandoci dalla capitale, inizia a far capolino la campagna
La passerella in legno lungo il Tejo ci consente di "superare" il sobborgo di Sacavém, senza entrarci.
Un operaio del comune e dei ciclisti, con cui mi fermo a parlare, ci augurano boa viagem (buon viaggio!) e ci "caricano" di energia.
Si sale un po’, fino ad imboccare la valle del rio Trançao. Tra fabbriche dismesse, cavalli liberi e fattorie abbandonate, arriviamo a Alpriate, un paesino caratteristico, dove mangiamo un panino alla Società Ricreativa.
Poco a poco stiamo lasciando la capitale e la natura torna a essere protagonista, almeno fino a Póvoa de Santa Iria.
Lì andiamo dai Bombeiros Voluntários (Vigili del Fuoco Volontari). Fino a Porto (da dove ci sono gli alberghi per i pellegrini) le loro caserme saranno la «nostra casa».
Dopo aver atteso davanti alla guardiola il comandante – cui spetta l’ultima parola sull’accoglienza o meno – abbiamo il benestare: possiamo dormire nella palestra e utilizzare le docce.
In Portogallo i VVF fungono anche da Protezione Civile e sono abituati ad appoggiare i pellegrini che vanno a Fatima. Da un po’ accolgono anche i pellegrini di Santiago, come noi. Stasera dormiremo qui.
Elena Casagrande
(La seconda puntata del Cammino portoghese sarà pubblicata mercoledì prossimo 7 dicembre)
In cammino verso Alpriate.
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