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Valencia, la mia testimonianza – Di Elena Casagrande

Così ho vissuto la tragedia della «Dana» che ha colpito la Comunità Valenciana e le zone attraversate dalla Ruta de La Lana. I contatti con gli amici

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Elena sul puente de las Ollerìas con la freccia del cammino.

È l’alba di mercoledì mattina e, prima del caffè, me ne sto sotto le coperte a scorrere online le prime pagine dei giornali, quotidiani spagnoli compresi.
Siamo rientrati da poco dall’America’s Cup a Barcellona, ma ho già nostalgia e, questo, è il mio modo per mantenere i contatti con la «terra che amo di più dopo la mia», scomodando Hemingway.
Subito mi cade l’occhio su un filmato. È girato di notte. Da un poggiolo è ripresa quella che sembra l’esondazione di un fiume: una marea fangosa che con una forza violenta attraversa un quartiere, illuminata, a tratti, dalla luce di una torcia proveniente da una finestra al secondo piano della casa di fronte.
Non mi rendo subito conto dei fatti.
«Sarà qualcosa di recente? – Mi domando. – Ma dove è successo?»
Sembra Chiva, la città che ospita il Gran Premio motociclistico di Valencia.

 Cominciano ad accavallarsi immagini terribili di distruzione e morte  
Devo essere ancora mezza addormentata. Mi faccio il caffè e poi mi metto d’impegno a cercare di capire.
Pare che la Comunità di Valencia e la parte bassa della Castiglia, La Mancia, abbiano sofferto quella che in Spagna si chiama la «Dana», il fenomeno della «goccia fredda».
Chissà che caos - penso - con gli argini cementificati nei centri abitati e i corsi d’acqua provenienti dai canyon (barrancos) e dalle campagne argillose.
Cerco di informarmi, ma è tutto molto frammentario e farraginoso, anche nei nostri canali televisivi.
A mezzogiorno mi decido a mandare dei messaggi whatsapp agli amici che possono aver sofferto per il fenomeno: ma non nascondo che ho paura.
Il marito di Loli mi tranquillizza dicendo che dalle parti di Cuenca è tutto a posto.
Ma da altre zone della Comunità Valenciana cominciano ad accavallarsi immagini terribili di distruzione e morte.
 

Requena, il ponte de las Ollerìas dopo la disastrosa alluvione.
 
 Fernando e la sua famiglia sono salvi, ma senza acqua ed elettricità 
Fernando invece, di Requena, non riceve il mio messaggio.
Di quel messaggio vedo solo una spunta, per tutto il giorno e per tutta la notte. Ciò significa che non lo ha ricevuto.
Il giorno dopo mi arriva la risposta di Fernando.
Lui e la sua famiglia sono salvi, ma sono senza acqua, senza energia elettrica e senza connessione.
Per rispondermi ha dovuto recarsi su un’altura per comunicare con il cellulare.
Per me è un sollievo enorme avere notizie. Ma mi preoccupo perché mi sottolinea che «è più grave di quello che sembra».
Due giorni dopo l’acqua si è abbassata e Fernando mi manda la fotografia con il vecchio ponte de las Ollerías, dove, in passato, c’era l’antica dogana di entrata alla città.

 Quel ponte distrutto con la freccia del cammino di Santiago dove ero passata 
È contento perché mi dice che «qualcosa» è rimasto in piedi. E sottolinea la frase con molti punti esclamativi. Ammiro il suo ottimismo e la sua forza.
Vicino al ponte c’è la freccia gialla del Cammino di Santiago.
«Ci sono passata anch’io – esclamo – durante la Ruta de la Lana da Valencia.»
Rivedo le foto del vecchio ponte, nell’album di quel cammino. Aveva dei bei parapetti e mostrava una certa imponenza. A me, ora, sembra quasi distrutto.
Ma neanche il tempo di fare questo pensiero che subito mi vergogno del mio atteggiamento. L’arco del ponte ha retto l’urto della Dana.
Anche Fernando, che, in mezzo a tanta desolazione, ha saputo tirar fuori la positività e la forza tipiche della sua gente.
Solidale e fiera, anche se sarà dura, saprà rialzarsi, ne sono certa.
E la luce abbacinante della Comunità Valenciana tornerà ad illuminare gli aranceti della costa e gli orti dell’entroterra.

Elena Casagrande – [email protected]


Il Puente de las Ollerìas a Requena sulla Ruta de la Lana.

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