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Antonello Serra, «Civiltà invisibili» – Di Daniela Larentis

Inaugurata la mostra dell’artista al Grand Hotel Trento, visitabile dal 19 novembre 2021 al 31 gennaio 2022 – L’intervista

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Da poco inaugurata, nelle splendide sale del Grand Hotel Trento, la personale di Antonello Serra, a cura di Nicoletta Tamanini, progetto artistico di Nicola Cicchelli.
La mostra «Civiltà invisibili» prende il nome da un ciclo di opere a cui l’artista si dedica da anni. Visitabile a Trento dal 19/11/21 al 31/01/21 nei seguenti orari di apertura: tutti i giorni dalle 9.00 alle 23.00.

Ad impreziosire il percorso espositivo, oltre a un nucleo di lavori di grandi dimensioni e alcuni disegni preparatori, il video 3D realizzato da Stefano Benedetti per l’importante evento che ha avuto luogo lo scorso anno in Sardegna.

È un viaggio nell’universo simbolico di Antonello Serra, ambientato e mescolato a una serie di scatti fotografici realizzati a Barumini, all’interno e all’esterno del museo di Casa Zapata, dove pietre antiche, reperti archeologici ed elementi architettonici dialogano con le opere dell’artista.
Ne proponiamo un estratto, il trailer della mostra.
 

 
Quelle attualmente esposte a Trento sono, infatti, una parte delle opere presentate nel 2020 al Polo museale Casa Zapata a Barumini, sede del monumentale complesso «Su Nuraxi», celeberrimo insediamento umano risalente all’età nuragica, in occasione di «Civiltà invisibili», una prestigiosa mostra evento inserita nel programma delle Giornate Europee del Patrimonio 2020, con presentazione del critico e storico dell’arte Giorgio Pellegrini.
Come abbiamo in altre occasioni sottolineato, l’apprezzato pittore sardo, di adozione trentina, si riappropria del suo passato attraverso simboli che richiamano con forza quel mondo di tradizioni nuragiche a cui egli attinge con orgoglio, dando vita a opere contemporanee di grande suggestione. Simboli che funzionano anche autonomamente; l’artista se ne serve per ricostruire la struttura complessa di un contesto più ampio, ogni sua opera può essere pensata come un tessuto di segni che la rende significativa ed estremamente interessante da diversi punti di vista.
 
Sottolinea Nicoletta Tamanini, curatrice della mostra, in un passo del suo intervento critico: «È davvero complesso il mondo poetico-creativo di Antonello Serra, artista di Oristano da anni trapiantato in Trentino, richiamato da sempre alle sue radici dal fascino di una Sardegna oscura e misteriosa e ben nota, fin dai tempi degli antichi storici come il celebre Diodoro Siculo, per essere stata crocevia e crogiolo delle più importanti civiltà del passato. Non pago dell’indubbia malia della, ancora in parte sconosciuta, civiltà nuragica, Serra, pur figlio anche di questo periodo storico, si identifica nei perduti, ancestrali e seduttivi riti delle antiche civiltà ipogee e con gli stilemi arcaici del periodo prenuragico incredibilmente attuali, significanti e affini alla nostra, contemporanea sensibilità […]».
In più di trent’anni di attività, Antonello Serra conta al suo attivo numerosissime mostre, sia collettive che personali, esponendo in Italia e all’estero.
Alcune note biografiche prima di passare all’intervista.
 

 
 Antonello Serra  
È nato a Oristano il 6 febbraio 1967.
Inizia molto presto la sua attività artistica come autodidatta ispirandosi ai grandi maestri del Surrealismo, Dalì, Max Ernst, De Chirico e altri.
La sua prima mostra risale al lontano 1989 nel suo paese natale, Usellus. Nel 1995 si trasferisce in Trentino, dove incontra artisti, curatori e persone del mondo dell’arte.
Nascono diversi cicli di lavori: «I giardini di gesso»; «Le crocifissioni»; «Fondali marini».
Il lungo periodo surrealista termina nel 2007 con il ciclo «Le nature infernali», opera che rimane incompiuta.
Nel 2008 esegue studi e ricerche su quello che sarò il successivo ciclo, cambiando totalmente il suo stile. S
imboli e tracce ispirate alla cassapanca sarda, «Infrusiadas - passaggi veloci», così chiama il nuovo ciclo.
 
Poi, un susseguirsi di ricerche sui simboli, sui segni e sulle scritture nuragiche, «Tracce della memoria», «Tabelle nuragiche», «Le grandi madri» e, infine, «Le civiltà nuragiche».
Collabora con numerosi artisti e curatori; è organizzatore di eventi artistici importanti fra cui «Artisti a statuto speciale», «Encuentro» e altri.
Attualmente in Trentino è seguito da critici importanti, fra i quali Fiorenzo Degasperi e Maurizio Scudiero.
Conta al suo attivo prestigiose esposizioni in Italia e all’estero, in città come Trento, Rovereto, Cremona, Milano, Roma, Cagliari, Oristano, Napoli, Palermo, Bologna, Arezzo, Venezia, Treviso, Viterbo, Pisa, Nuoro, Luano, Berlino, Lisbona, Barcellona, Belgrado e tante altre.
 

Antonello Serra, ciclo  Civilità invisibili, 2020 ©.
 
 Stefano Benedetti  
Nato a Trento il 23/08/1962, dopo gli studi scientifici e i corsi di alta formazione per «operatore delle comunicazioni visive» e «tecnico dell’audiovisivo e dell’immagine computerizzata» comincia la propria attività come grafico pubblicitario.
Nel 1990 con la società ARTware realizza illustrazioni, spot, sigle televisive, video e cartoons.
Dal 1996 l’attività prosegue come ditta individuale instaurando rapporti professionali con diverse società, studi di progettazione, agenzie di produzione video, enti pubblici e servizi della Provincia Autonoma di Trento.
L’attività svolta spazia dal settore tecnico, modellazione tridimensionale, rendering statico e dinamico, al settore artistico e multimediale, realizzando ricostruzioni storico-architettoniche, allestimenti museali multimediali, videoinstallazioni e projection mapping per mostre, spettacoli ed eventi artistici.
Vive e lavora a Trento, è titolare dello studio Stefano Benedetti computer grafica.
Abbiamo avuto il piacere di porgere ad Antonello Serra alcune domande.
 

Antonello Serra, ciclo  Civilità invisibili, 2020  ©.
 
Quante sono le opere esposte al Gran Hotel Trento?
«Sono esposte sei tele di grandi dimensioni, afferenti al ciclo di opere presentate nel 2020 in Sardegna, al Polo Museale Casa Zapata di Barumini.
«È quindi una parte di quell’esposizione dal titolo Civilità invisibili, un ciclo che sto portando avanti da tempo.
«In mostra, altre sette opere su carta, gli studi preparatori, e uno splendido video 3D realizzato da Stefano Benedetti, l’originale presentato a Barumini.»
 
Con che tecniche sono state realizzate?
«Olio su tela e tecniche miste per quanto riguarda la maggior parte delle opere, poi olio su carta per quanto riguarda gli studi preparatori. Rispetto al passato ho apportato alcuni cambiamenti, il supporto su cui lavoro non è più la juta ma la tela.
«Ho aggiunto inoltre alcuni colori alla mia tavolozza, come il verde rame, il grigio e una tinta che si avvicina molto al color ruggine, colori sempre legati alla mia terra d’origine.»
 
Qual è l’obiettivo principale che si pone la mostra?
«L’obiettivo principale è sempre rappresentare i segni che mi appartengono, un ponte fra il mondo contemporaneo e il mondo delle tradizioni, quindi le persone e la loro cultura, in particolare la cultura nuragica che si sviluppò in Sardegna in tempi antichissimi.»
 
Cosa rappresentano, brevemente, le opere di questo ciclo?
«Rappresentano principalmente le due divinità sarde, la dea Madre e il dio Toro.»
 
Da artista come ha vissuto il difficile momento legato alla pandemia?
«Nonostante il periodo difficile, ho potuto lavorare intensamente nel mio studio, a casa. Ho eseguito molte opere, producendo anche dei libri d’artista, volumi illustrati che documentano il mio lavoro realizzato negli anni.
«Nel 2020 ho avuto la grande fortuna di poter esporre in Sardegna. La mostra Civiltà invisibili, di cui ho accennato prima, si è tenuta a Barumini.
«Ho avuto occasione di esporre anche a Villanovaforru, al Museo Archeologico Genna Maria, con la mostra Le grandi Madri
 
Progetti futuri/sogni nel cassetto?
«Un progetto a cui sto lavorando da anni, raccogliendo materiale e appunti, è un libro autobiografico relativo al primo periodo della mia vita, fino al mio arrivo a Trento, quindi fino a metà degli anni Novanta. Ultimamente, mi sono dedicato a un progetto a cui tengo molto, Residenza d’artista, in collaborazione con il Comune di Pergine.
«L’idea è quella di far incontrare artisti di diverse regioni per condividere non solo l’esperienza artistica, è da intendersi come un momento di condivisione, un’occasione per intessere relazioni, creare nuove amicizie.
«A settembre, ci siamo trovati in 11 a Madrano, a Palazzo Pegoretti; per tre giorni abbiamo cucinato insieme, mangiato insieme, è stata un’esperienza bellissima che sarebbe bello poter riproporre anche in futuro.»

Daniela Larentis - [email protected]

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