«Aqua», la nuova mostra di Matteo Boato – Di Daniela Larentis
Verrà inaugurata venerdì 11 febbraio a Trento, negli splendidi spazi di Palazzo Roccabruna, e sarà visitabile fino al 2 marzo 2022 – L’intervista
Matteo Boato, Barche - Boats, 2021 ©.
Matteo Boato, artista affermato sia a livello nazionale che internazionale, saluta il nuovo anno con una prestigiosa mostra intitolata «Aqua».
L’inaugurazione avrà luogo a Trento venerdì 11 febbraio 2022, alle ore 17.00, negli splendidi spazi di Palazzo Roccabruna, con introduzione critica di Nicoletta Tamanini e allestimento a cura di Margherita de Pilati, Responsabile della Galleria Civica di Trento - MART.
Sarà visitabile fino al 2 marzo 2022 nei seguenti orari di apertura: dal lunedì al mercoledì 8.30-12.00|14.00-17.00; giovedì e venerdì 8.30-12.00|14.00-20.00; sabato 17.00-20.00 (domenica chiuso).
Il percorso espositivo è articolato in diverse sezioni fra loro collegate; uno dei cicli proposti è dedicato alle barche «che fluttuano sull'acqua come vascelli volanti sulle montagne e parlano della mia vita», racconta Boato, dedicando la mostra «a Venezia e al mio papà Sandro che là ha sempre voluto tornare».
«A Beatrice, Matilda e Cristina che mi hanno sopportato e amato in questo periodo difficile di follia», recita invece la dedica in catalogo relativa al ciclo Barche; l’esposizione si concretizza dopo un momento buio legato alla pandemia e un difficile periodo di crisi personale, di cui l’artista fa cenno nel testo introduttivo, mettendo a nudo i suoi pensieri più profondi, la sua umanità.
Le opere afferenti al ciclo «Barche» sono tele «vibranti» (come le corde dei violini, violoncelli, viole e contrabbassi del ciclo pittorico «Archi» del 2015), quadri intrisi di malinconia che, tuttavia, attraverso pennellate di luce e colore sembrano trasmettere anche un messaggio di speranza, una voglia di rinascita simbolicamente rappresentata dal flusso dell’acqua che, scorrendo inesorabilmente, si porta via dispiaceri e sofferenze accumulati durante due anni di restrizioni, messe in atto per fronteggiare l’emergenza sanitaria.
Pensieri fluidi che rinviano al «panta rei» di Eraclito, al cambiamento, alla vita che scivola via, senza che si possa far nulla per trattenerla.
Sono dipinti che sembrano richiamare con forza il concetto di vita e il suo contrario, a Venezia è sepolto infatti il padre dell’artista; e l’interrogativo della morte ci fa prendere coscienza del nostro limite: il limite dell’uomo.
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Matteo Boato è laureato in chitarra classica e in ingegneria civile. Nel 1998 consegue il «diploma di architettura bioecologica».
Nel 2001 sceglie la via della pittura come unica professione. Opera sia a livello nazionale che internazionale (in Europa, in Russia, Giappone, Cina, USA, Brasile, Azerbaijan).
Ha al suo attivo diverse attività didattiche (MART, 2010 e 2011; varie università in Russia, 2014 e 2015), scenografie (Tour «Tutti Qui» di Claudio Baglioni, 2006), performance musicali e pittoriche (Galleria Civica di Trento, 2011; MUSE, 2013; Roncegno, 2015), la partecipazione alla Biennale di Venezia 2011.
Illustra diversi libri. I suoi lavori vengono inseriti nella scenografia del film «La felicità è un sistema complesso» (2015, reg. Zanasi), nelle serie TV «Tutto può succedere» (2016 - 2017 - 2018, RAI 1), «Nero a Metà 2» (2019, 2021 RAI 1) e «Suburra la serie» terza serie, (Netflix, 2020). Vincitore di diversi concorsi internazionali per la realizzazione di opere d’arte pubbliche.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e di porgergli alcune domande.
Matteo Boato, Barche - Boats, 2021 ©.
Cosa rappresenta il titolo della mostra?
«Il termine aqua viene dal latino ma è anche usato nel dialetto veneziano. Rinvia al tema dominante della mostra, legato alla città di Venezia.»
Chi ha collaborato al progetto e a che titolo?
«L’esposizione era stata a suo tempo promossa dall’ Assessorato alla Cultura del Comune di Trento (l’assessore alla cultura era in quel momento Corrado Bungaro). All’epoca si pensava a una mostra legata a centri storici italiani, poi le cose sono andate per le lunghe, c’è stata la pandemia, lo scorso anno è saltata per ragioni legate al contingentamento; alla fine ho dovuto rifare la domanda con l’attuale assessore Elisabetta Bozzarelli (che ha riabbracciato volentieri il progetto con un titolo differente, con efficienza e velocità).
«Palazzo Roccabruna non è uno spazio espositivo facile, nel senso che ospita mostre giudicate interessanti per il territorio da vari punti di vista. L’allestimento è seguito da Margherita de Pilati, Responsabile della Galleria Civica di Trento; introdurrà la mostra con un suo intervento critico Nicoletta Tamanini.
«Inoltre, è stato realizzato un esaustivo catalogo che contiene anche altri lavori afferenti agli ultimi anni, la tematica è la stessa. La pubblicazione uscirà e verrà presentata al pubblico durante le tre settimane di apertura.»
Matteo Boato, Venezia, 2010 ©.
Quando e dove avrà luogo l’inaugurazione?
«L’inaugurazione avrà luogo a Palazzo Roccabruna, nello spazio esterno, venerdì 11 febbraio alle 17.00. Dopodiché sarà possibile, con accesso contingentato, accedere alle sale superiori dove è allestita la mostra.»
Fino a quando sarà visitabile?
«Sarà aperta al pubblico fino al 2 marzo 2022.»
Come è stato pensato il percorso espositivo?
«Saranno esposte 44 tele di grande formato. Il percorso espositivo partirà da una serie di lavori che ho realizzato fino allo scorso novembre e che mi hanno traghettato verso la vita, dopo una profonda crisi che ha avuto inizio nel difficile periodo della pandemia.
«Si tratta di lavori recenti, dedicati a barche veneziane. In mostra non saranno esposti solo opere appartenenti a questo ciclo, ma anche lavori collegati alla città di Riga, un passaggio che condurrà infine al ciclo storico delle piazze, segnando peraltro un ritorno alla città di Venezia e alla presenza umana calata nella vivacità del contesto urbano.»
Matteo Boato, Riga, 2018 ©
Che cosa rappresentano le barche dell’omonimo ciclo pittorico?
«Ho iniziato a dipingere le prime barche ad aprile 2021, le ultime le ho dipinte a novembre. Ho lavorato per sette mesi a questo ciclo legato a Venezia, una città che accoglie in cimitero, insieme a Stravinsky e abbracciato dalla laguna saggia e assorta, il mio papà Sandro. Anche questo per me ha significato dipingere barche veneziane.
«Come ho scritto in catalogo, queste barche raccontano gli alberi, i boschi che mi accolgono quotidianamente, i profumi e la musica, le mie figlie, Beatrice e Matilda, la chitarra, un basso che vorrei imparare a suonare, le nottate agitate, le sveglie per mesi sempre alle 3.46, i tanti viaggi sognati, il lago, il tango dimenticato e molto altro.
«Le barche non sono barche, sono il riflesso del mondo, sono per me la realtà tangibile che incontra l'ignoto, la fantasia, l'inconscio. La realtà materiale che incontra la realtà dei pensieri.»
Progetti futuri?
«Mi piacerebbe tornare in Russia, speriamo che la situazione legata alla pandemia migliori presto. Riga rimane un progetto già costruito, in attesa di essere ripreso. Ho realizzato già 56 lavori pronti per essere esposti. Vedremo…»
Daniela Larentis – [email protected]
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