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Francesca Libardoni, «Oltre lo sguardo» – Di Daniela Larentis

Da poco inaugurata la personale dell’artista, visitabile al Grand Hotel Trento fino al 30 settembre 2022 – L’intervista

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Francesca Libardoni.
 
Venerdì 13 maggio, nelle splendide sale del Grand Hotel Trento, è stata inaugurata innanzi a un folto pubblico la personale di Francesca Libardoni dal titolo «Oltre lo sguardo», a cura di Nicoletta Tamanini, progetto artistico di Nicola Cicchelli.
La mostra d’arte contemporanea sarà visitabile a Trento, in piazza Dante n.20, fino al 30 settembre 2022.
Spiega la curatrice Nicoletta Tamanini in un passo del suo intervento critico: «È una pittura fortemente simbolica quella espressa dall’artista trentina Francesca Libardoni che da molti anni, con costanza e passione, esplora il complesso mondo dell’arte con un linguaggio estremamente connotativo ed originale.
«Un linguaggio che, pur contraddistinto da un gesto pittorico forte, a volte quasi espressionista, attentamente studiato e consapevole e palesato sulla tela con una tecnica matura e quasi mascolina, esprime la sensibilità complessa e delicata di un’anima fortemente empatica e naturalmente incline all’introspezione.
«Stimolata da ricordi, emozioni o da vicende personali o drammi collettivi, Francesca Libardoni elabora infatti nel proprio intimo la composizione pittorica, razionalizzandola poi come una vera partitura musicale in cui ogni cromia scelta diviene nota di una più ampia melodia che, prima di concretizzarsi sulla tela, risuona, a lungo, nella sua mente creativa. Pur esprimendosi in modo estremamente contemporaneo, l’artista si avvale di una modalità compositiva colta e antica, quella del dittico.»
 

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Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Francesca Libardoni, nata a Trento e laureata in Architettura all'università di Venezia, si occupa di progettazione di interni ed esterni.
La frequentazione di artisti, legata anche alla propria attività e al proprio tessuto culturale, ha determinato una sua partecipazione al mondo delle arti figurative.
Le sue opere danno vita a suggestioni che derivano dal naturalismo ma trovano spazio anche e soprattutto nell'arte astratta.
Ecco quindi una prosecuzione dell'informale, in una ricerca luminosa che suggerisce la natura, servendosi dei suoi stessi elementi: sabbia, terracotta, legno.
 
L’artista conta al suo attivo numerose esposizioni, personali e collettive, sia a livello locale che nazionale.
Fra le più recenti ne citiamo alcune a titolo esemplificativo: del 2017 l’esposizione collettiva «L’arte ai tempi della 57ª Biennale di Venezia», presso Palazzo Zenobio, Venezia, a cura di Giorgio Grasso; dello stesso anno la mostra collettiva d’arte contemporanea artisti del mediterraneo «MIENTRE LA BARCA AGUANTE (un recelo habitual)», Venezia Circuito off-57, Biennale d’Arte di Venezia, a cura di Barbara Cappello e Massimo Casagrande; del 2018 la mostra personale «Realtà (s)Velata», presso Spazio Archeologico Tridentum, Palazzo Lodron, Trento, presentazione a cura di Barbara Cappello; del 2019 l’esposizione collettiva 6ª BIENNALE FIDA 2019 «KOSMOS KAIROS ANTHROPOS», presso Torre Mirana, Trento e Galleria Civica di Bolzano, ideazione tema e titolo, curatrice eventi correlati Barbara Cappello; curatela critica Riccarda Turrina; del 2020 la collettiva «20x20 2020», presso Palazzo Bortolazzi Altipiano della Vigolana Vattaro, a cura di Silvio Cattani.
 
Ha scritto di lei il noto artista Aldo Pancheri, parlando della sua arte in occasione di una precedente esposizione: «Nei dipinti materici e non, la giovane artista suggerisce un mondo in cui il muoversi della vita è ben evidente anche nelle sue pause e nei suoi rallentamenti.
Nel contempo, un'invisibile geometria di rimandi e di rispondenze crea uno stilema che è nel nostro presente e che però si proietta anche in un futuro.»
 
Abbiamo avuto il piacere di porgerle alcune domande.
 

 
Quando è nata la passione per l’arte e per la pittura in particolare?
«In famiglia ho respirato l’arte fin da giovane, frequentando mostre, la mia mamma amava dipingere su ceramica, suo zio è un artista noto; mio padre, invece, ha sempre operato nell’ambito imprenditoriale. Io ho scelto di diventare architetto proprio per avvicinarmi a entrambi i mondi.
«Da piccola amavo fare gli schizzi a matita, mi piaceva fare ritratti. Sono arrivata all’università quando ancora non si disegnava utilizzando il computer, realizzare schizzi a mano era nelle mie corde, mi piaceva moltissimo.
«Vivere immersa nella bellezza di una città come Venezia è stata per me un’esperienza meravigliosa che mi ha segnata nel profondo. Ho sempre continuato a disegnare, poi, dopo la nascita della mia seconda figlia ho iniziato a dipingere su acrilico.
«Dopo la maternità ho sentito poco a poco l’esigenza di esprimermi attraverso il linguaggio pittorico, sentivo il bisogno di utilizzare il pennello facendo emergere le mie emozioni più profonde.»
 
Quali sono i soggetti da cui trae maggior ispirazione?
«Io dipingo guidata dalle emozioni, sia positive che negative, la mia è una pittura che dà voce ai miei stati d’animo. Molte persone mi hanno riferito che i miei quadri ricordano Venezia, richiamano l’acqua, e infatti questo è un elemento ricorrente nei miei lavori, del resto io vengo da Levico che è affacciato sull’omonimo lago.»
 
Quante sono le opere in mostra?
«Poco meno di una trentina. Spesso i miei quadri sono realizzati in coppia, in mostra sono presenti diversi dittici.»
 

 
Con che tecniche sono state realizzate?
«Acrilico su tela, alcune sono state realizzate con tecniche miste, come il quadro intitolato Illusioni, per il quale ho utilizzato anche altri materiali, come la sabbia e la carta bagnata.»
 
C’è un messaggio che ha voluto trasmettere attraverso quest’opera?
«Illusioni è del 2017, è un’opera che affronta il tema delle immigrazioni; il titolo è emblematico, rinvia all’illusione di chi affronta il mare in cerca di speranza, di una vita migliore, andando incontro alla sofferenza e talvolta anche alla morte.»
 
Da artista come ha vissuto la pandemia?
«L’arte è un rifugio, un posto intoccabile dove poter dare voce alle proprie emozioni. Come altri artisti ho avuto la fortuna, nonostante il difficile periodo, di poter lavorare, di poter realizzare nuove opere.»
 
Progetti futuri?
«Mi piacerebbe riuscire a portare l’arte in luoghi diversi dalle gallerie o dai luoghi anche istituzionali a cui siamo abituati, rendendola accessibile a tutti.
«Per esempio, un mio sogno sarebbe quello di organizzare delle esposizioni nei reparti dell’ospedale, so che è di difficile realizzazione, ma sarebbe bellissimo portare l’arte e la bellezza, la gioia, dentro le corsie.»

Daniela Larentis – [email protected]

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