Marina Kessler, «L’eredità del corvo» – Di Daniela Larentis
Il libro invita a una profonda riflessione sul tema della violenza contro le donne, mettendo in scena una storia di vita realmente accaduta – Intervista all’autrice
Ci sono letture che più d’altre scuotono gli animi nel profondo, sollevando un turbine di interrogativi ai quali è difficile dare una risposta: «L’eredità del corvo – Le sfumature dell’amore» di Marina Kessler è una di queste.
Il libro, pubblicato da Reverdito Editore (2022) e illustrato dall’artista Matteo Boato, invita a riflettere sul tema della violenza contro le donne, attraverso vibranti pagine che mettono in scena una vicenda realmente accaduta.
Marina Kessler, avvocato, in ambito professionale si è nel tempo imbattuta in storie di vita che toccano argomenti di grande interesse collettivo. In questo volume affronta un argomento delicato, facendosi portavoce dei sentimenti di tutte le donne che ogni giorno, nel mondo, sono vittime dell’amore di uomini prepotenti che non sanno amare.
Quella narrata con tatto ed eleganza è una storia realmente accaduta; la protagonista, una donna affermata il cui nome per ragioni di privacy è stato cambiato, scivola lentamente in una relazione d’amore malata, in una voragine da cui è difficile uscire.
È una storia che assomiglia a quella di molte altre donne che subiscono in silenzio una violenza invisibile e crescente. Una storia che in questo caso avrà fortunatamente un lieto fine.
Sottolinea a tale proposito lo scrittore Luca Azzolini, in un passo del suo intervento critico: «Un libro di rara potenza, prezioso e scritto benissimo. Il racconto sincero di una donna che riesce a sottrarsi alla vita infernale con un uomo feroce e crudele. Storie come questa, così forti e necessarie, spalancano gli occhi contro ogni tipo di violenza».
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Marina Kessler nasce e vive a Trento; dopo la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna esercita la professione di avvocato. Ama la lettura e suonare il pianoforte.
È alla sua seconda esperienza letteraria dopo la pubblicazione de «La farfalla bianca» (Reverdito Editore).
Abbiamo avuto il piacere di incontrarla e di porgerle alcune domande.
Nel corso della sua vita professionale si è imbattuta in molte storie di donne, «L’eredità del corvo» è una di queste. Il libro quale tema affronta?
«L’eredità del corvo affronta il tema della violenza domestica, una declinazione della violenza sulle donne. La narrazione prende il via con un incontro tra un uomo e una donna, un innamoramento reciproco ma che in seguito assume gradualmente una escalation di atteggiamenti psicologicamente violenti da parte dell’uomo sulla partner. Sino a diventare ciò che comunemente si definisce un amore tossico.»
Il concetto chiave dell’intera narrazione è il misconoscimento della violenza esercitata dal «corvo» sulla protagonista del racconto, un tipo di violenza «dolce», invisibile alla stessa vittima, riconducibile a un tipo di sottomissione che viene accettata, almeno inizialmente, da moltissime donne. Potrebbe condividere qualche riflessione a riguardo?
«Certo. Inizialmente c’è il corteggiamento, l’adulazione e quando il corvo ritiene di avere conquistato la donna intraprendendo una relazione stabile, comincia a perpetrare una serie di atteggiamenti caratterizzati da gelosia, possesso, intimidazioni; questo modus operandi, tuttavia, avviene a fasi alterne ed è progressivo; ciò ingenera nella partner una sorta di impossibilità di rendersi conto di cosa stia realmente accadendo perché l’uomo, che dice di amarla, assume comportamenti contrastanti e a tratti violenti, con pericolosa alternanza di stati di benessere a stati di aggressività, contribuendo a confonderla e aumentandone contemporaneamente l’insicurezza.
«Inoltre, spesso in questi casi interviene nella mente della vittima una tendenza ad allontanare ogni dubbio pensando - con una sorta di falsa convinzione - che tutto ciò non può accaderle.
«Quindi non parlerei propriamente di accettazione (anche se solo iniziale) nell’essere sottomesse, bensì di inconsapevolezza, confusione, generata ad arte dall’aguzzino che conosce bene quali armi usare.»
Può capitare che questo tipo di violenza domestica venga esercitata anche dalla donna nei confronti dell’uomo?
«Direi di sì. La violenza in tutte le sue variabili, a mio modo di vedere non ha limiti purtroppo, a prescindere dal genere. Non sono rari episodi di violenza, non solo psicologica, compiuta da donne sugli uomini.»
Nel libro come agisce il «corvo»?
«Il suo fine ultimo è l’annientamento mentale e l’isolamento della donna attraverso frasi che ne demoliscono la personalità e l’autostima. Per raggiungere tale scopo usa quindi principalmente la parola. Le parole, infatti, possono ferire l’anima con brutalità e ferocia.
«L’amore tossico si esprime come una droga, un veleno che viene dispensato alla vittima un po’ alla volta, come un sortilegio che genera una completa sensazione di non essere più nessuno accompagnata da paura, sofferenza, ansia, depressione.
«Lavinia avverte che la sua esistenza sta per scomparire per essere travolta da un uomo che decisamente è affetto da una mente malata, da un narcisismo patologico, anche se all’esterno dell’ambito familiare è un uomo di tutto rispetto.»
Di cosa si nutre?
«Il corvo si nutre principalmente del suo ego. Per soddisfarlo, pertanto, necessita di annullare la donna che sta al suo fianco per possederla come un oggetto, per dominarla. Ecco, il dominio assoluto su Lavinia è il suo unico scopo, raggiungendolo può sentirsi appagato.»
Come impone il suo potere sulla vittima prescelta?
«Posso fare degli esempi come descrivo nel libro. Frasi come non vali niente, senza di me non sei nessuno e via dicendo, nel corso degli anni a mio avviso sono strumenti che (accompagnati o meno da aggressività e prepotenza) sono capaci di umiliare e mortificare sino a distruggere la psiche di una persona.
«Devo però precisare che in questa storia, la protagonista femminile riesce a evitare la completa prevaricazione in quanto supportata dalla propria consapevolezza e autostima. Anche se questo le costa un prezzo da pagare.»
Quali sono i campanelli d’allarme?
«Sono molti e subdoli. Nel libro dedico un intero capitolo all’argomento. Sono difficili da interpretare, soprattutto all’inizio di una relazione. Uno tra i molti che emergono sono gli scatti d’ira, per esempio.»
Qual è il messaggio che ha voluto trasmettere raccontando questa storia di vita e a chi è rivolto principalmente?
«Il libro è dedicato a tutte le donne, ma vorrei che fosse letto anche dagli uomini. Ho desiderato veicolare il messaggio che non tutti gli amori sono uguali. Esistono anche gli amori malati e questo è un fenomeno presente nella nostra società indipendentemente dalle proprie radici culturali, sociali, economiche, di razza o religione.
«Esiste e niente di più. Affrontare questo tema e risolverlo io penso necessiti prima di tutto di una radicale messa in discussione di paradigmi culturali profondamente solidi che vogliono che la donna sia e debba essere inferiore all’uomo.
«Occorre una formazione sociale e culturale sin dall’infanzia, in ambito familiare, nelle scuole e nelle istituzioni. Insegnare, in poche parole, il rispetto verso il prossimo. Vorrei che questo racconto di vita vissuta in questi recentissimi anni sia di aiuto alle donne.
«Non ho voluto scegliere il silenzio su di un tema poco sentito anche se molto diffuso, difficile da dimostrare e da esternare. Spero che questo libro possa scuotere gli animi di chiunque lo leggerà e che venga compreso in tutte le sue sfaccettature.»
Progetti editoriali futuri?
«Ho un progetto in cantiere, ma per ora è prematuro parlarne.»
Daniela Larentis – [email protected]
Commenti (0 inviato)
Invia il tuo commento