Paola Maria Filippi presenta «Errantiana» – Di Daniela Larentis
Il volume documenta la complessità biografica e intellettuale di Vincenzo Errante, uno dei maggiori traduttori-operatori culturali italiani del Novecento – L’intervista
Paola Maria Filippi, Rettore della Classe di Lettere e Arti dell’Accademia Roveretana degli Agiati.
«Errantiana» è un prezioso volume curato da Paola Maria Filippi e Lorenzo Bonosi (Il Sommolago, 2022), una raccolta di materiali che documentano rigorosamente la complessità biografica e intellettuale di Vincenzo Errante, uno dei maggiori traduttori-operatori culturali italiani del Novecento.
Vincenzo Errante (1890-1951) è personaggio poliedrico, emblema di una stagione culturale che promuove con convinzione la conoscenza e la mediazione delle letterature straniere in Italia attraverso iniziative universitarie, editoriali, traduttive e pubblicistiche ancor oggi incisive e stimolanti.
Una figura attorno alla quale si raccolgono decine e decine di nomi che definiscono un tessuto di civiltà artistica ricchissimo e largamente inesplorato in tanti suoi esiti ancor oggi attuali.
Nel volume viene tracciato un profilo di Errante che va oltre gli stereotipi, mettendo in luce aspetti inediti della sua vita, il mondo nel quale è vissuto e con il quale si è confrontato, la sua personalità.
Mauro Grazioli sottolinea un aspetto interessante in un passo della prefazione:
«Di Vincenzo Errante presso l’Archivio storico comunale di Riva del Garda è conservato il cospicuo fondo di manoscritti relativi alle sue opere e alle lezioni universitarie provenienti quasi certamente da Villa Radi, che Saveria Carloni, a sua volta studiosa del letterato traduttore, ha reperito presso un antiquario, per donarlo nel maggio del 1991 al Comune di Riva del Garda, il quale ha proceduto a una prima inventariazione consultabile nel sito dello stesso Archivio. Si tratta di una fonte preziosa, per la quale è prevista una completa schedatura, così da poterla mettere a disposizione degli studiosi e di quanti interessati a Errante e a questa Errantiana.»
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Paola Maria Filippi, già docente di Letteratura tedesca e traduzione letteraria all’Università di Bologna, da sempre si interessa di argomenti legati alla traduzione e al transfer culturale.
Rettore della Classe di Lettere ed Arti dell’Accademia Roveretana degli Agiati, ha tradotto con Claudio Groff l’Epistolario di Rainer Maria Rilke e Lou Andreas Salomè. Ha pubblicato numerosi lavori di storia e teoria della traduzione e di critica letteraria. Ha tradotto opere, fra gli altri, di Klinger, Rilke, Schnitzler, Hesse, Musil.
Lorenzo Bonosi, dottore di ricerca in Ecologia Forestale e Germanistica, lavora attualmente come traduttore italiano-tedesco, commissario di bilinguismo a Bolzano e germanista indipendente.
Abbiamo avuto il piacere di rivolgere alla prof. Paola Maria Filippi alcune domande.
Vincenzo Errante.
Un libro dedicato a uno dei maggiori traduttori-operatori culturali italiani del Novecento, Vincenzo Errante: come è nata l’idea di questa pubblicazione e chi vi ha collaborato?
«Ho iniziato a interessarmi a Errante e alla sua produzione più di 25 anni fa, lavorando a saggi in cui era presente insieme ad altri traduttori. Nel 2011 è uscito Il Cornet di Rilke nella lettura di Vincenzo Errante, edito da Il Sommolago.
«Nel lavorare a questo soggetto mi sono accorta di quanto materiale ci fosse e come gli stereotipi avessero offuscato questa figura; da allora ho continuato a raccogliere informazioni, notizie, dedicandomi anche ad altri lavori, per arrivare a questa nuova pubblicazione che non è una conclusione, in realtà, al contrario vorrei che potesse essere considerata un punto di partenza per future indagini.
«I collaboratori sono due giovani germanisti che ho incontrato strada facendo e che ho voluto associare a questo lavoro: Lorenzo Bonosi e Anna Antonello.
«Mauro Grazioli ha scritto la prefazione, curando l’aspetto editoriale del volume. Lorenzo Bonosi e Anna Antonello si sono occupati di due figure molto importanti nella biografia di Errante, dalle quali loro sono partiti, rispettivamente Benno Geiger ed Enzo Ferrieri. Due personalità molto diverse, entrambe di grande interesse: il primo è traduttore dall’italiano verso il tedesco, un personaggio pochissimo studiato in Italia; il secondo, figura di spicco della scena culturale milanese degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, permette di mettere in luce un aspetto di Errante di fatto mai considerato, il suo interesse per il mezzo radiofonico.
«Per l’EIAR, Ente italiano per le audizioni radiofoniche, che diventerà successivamente RAI, lui rielabora, d’accordo con Ferrieri, una nuova versione italiana dell’opera di Tristano e Isotta di Wagner. Un’altra operazione a cui si dedica è la trasposizione radiofonica di un’opera di D'Annunzio.
«Per Errante la parola è bella se detta, letteratura e lettura ad alta voce, recitazione, sono un tutt’uno. Per lui la letteratura non è né un mestiere né un interesse, anche se profondo: nella letteratura vive, è per lui una dimensione totalizzante.
«Quando traduce le opere di un certo autore, lavorando fino a notte fonda per settimane, per mesi, per anni, non lo considera un mestiere da svolgere ma si approccia a qualcuno che ha scritto delle cose in cui lui stesso si riconosce.»
A proposito del titolo: che cosa significa «Errantiana»?
«Sostanzialmente significa di Errante, su Errante, per Errante, cose che riguardano Errante. Il saggio non è stato pensato come un volume conclusivo su di lui, è la presentazione di materiali rigorosamente consultati e trascritti nella parte degli inediti, un punto di partenza per indagini future.»
Come è stato pensato il volume?
«Sono voluta partire inizialmente dalla traduzione di un quaderno di poesie di Antonia Pozzi. Fra gli inediti conservati presso la Biblioteca civica e Archivio storico di Riva del Garda c’era questo quaderno di poesie tradotte, e questo è l’aspetto eccezionale, dall’italiano al tedesco. Antonia Pozzi, quando Errante la traduce, non era conosciuta.
«Era una sua giovanissima allieva suicidatasi poco dopo la laurea, lasciando un fondo di poesie molto belle. Antonia Pozzi viene oggi considerata una delle grandi poetesse del Novecento italiano.
«Errante ha avuto il merito di saperne valutare le capacità espressive, la profondità, in un momento in cui non era ancora nota. È un omaggio che lui fa ai genitori, nella speranza che questa giovane non venga dimenticata.
«Questo spiega anche perché sia stato preso in considerazione Benno Geiger. Errante si rivolge a lui chiedendogli di rileggere le sue traduzioni in tedesco delle poesie di Antonia Pozzi, chiedendogli dei suggerimenti. «Quello che noi leggiamo è quindi la versione avvallata da Benno Geiger.»
Konrad von Kardorff, Benno Geiger.
Perché così grande attenzione alla epistolografia?
«Errante scrive moltissime lettere, così come la gran parte degli intellettuali dell’epoca. Lui scrive del suo lavoro, della sua vita.
«Ci sono moltissime informazioni che permettono di ricostruire un quadro preciso che va oltre l’intensissima attività di traduttore; al di là dell’attività di docente universitario - è ordinario in Lingua e letteratura tedesca all’Università di Pavia – è anche attivissimo in ambito editoriale.
«Un impegno che lo porta a collaborare e a ricoprire incarichi dirigenziali in numerose e prestigiose case editrici italiane. È inoltre un grande conferenziere.
«Nelle lettere troviamo tutte queste informazioni, negli archivi pubblici e privati sono custodite centinaia e centinaia di missive che costituiscono interessanti tasselli della vita di un uomo che viene ricordato nel suo ruolo di traduttore, impegnato su più fronti.»
La biografia del personaggio è strutturata in forma atipica. Per quale ragione è stata fatta questa scelta?
«È strutturata per anno e per evento. Una scelta motivata dal fatto che era necessario concludere, anche se nelle ricerche sono emersi particolari rilevanti che necessiterebbero di ulteriori approfondimenti.»
Nell’ambito della ricerca su Vincenzo Errante quali strade restano ancora aperte per futuri approfondimenti?
«Restano aperte molte strade, senza dubbio un lavoro di ricostruzione biografica. Noi sappiamo molte cose, ma ne potremmo sapere molte altre. Nella dimensione biografica includo anche il rapporto con la sua donna, peraltro molto bella, ritratta da famosi fotografi, della quale sono riuscita a reperire solo poche informazioni.
«Quando conosce Mary Martello Maluta lei fa l’attrice, si ritira poi dalle scene a causa della sua gelosia. Per tutta la vita lui vive questo grandissimo amore, una storia che potrebbe essere sviluppata in un docu-film.
«Si potrebbe indagare ulteriormente, questa potrebbe essere una strada interessante da percorrere. Nelle lettere scritte ad altri lui porta i saluti di lei, a sua volta si ricorda sempre delle mogli dei suoi corrispondenti, è molto delicato, rispettoso.»
C’è qualche frammento di cui ci può dare qualche anticipazione?
«Ricordo il particolare di un duello a cui lui partecipa. Nell’economia di una biografia è un dettaglio del tutto insignificante, ho voluto comunque inserirlo per dar conto del contesto, non solo legato alla sua attività traduttiva.»
Paola Maria Filippi.
In estrema sintesi, per quali motivi la ricezione dell’opera errantiana in traduzione ha incontrato resistenze fra gli artisti e i critici di poesia del nostro Paese?
«Da un certo punto di vista, lui si pone in una consuetudine linguistica molto tradizionale. La sperimentazione non gli è molto congeniale, soprattutto ingaggia delle accese polemiche contro gli ermetici.
«Tanti aspetti rimangono comunque inesplorati. Quello di cui io ho lamentato molto la mancanza è tutta la corrispondenza in entrata. Non c’è traccia della corrispondenza per esempio con la moglie, sarebbe interessante prendere visione delle lettere di chi gli scriveva.
«Già negli anni Novanta degli studiosi milanesi che si erano occupati di lui avevano ipotizzato una perdita di materiale.»
Chi fra i poeti italiani lesse e amò scrittori classici o stranieri nella mediazione Errante, subendone l’influenza?
«Moltissimi amanti della letteratura hanno letto le traduzioni di Errante, lui ha avuto un successo editoriale incredibile come traduttore. La Sansoni gli ha perfino dedicato un’intera collana che raccoglieva le sue traduzioni.
«Lui peraltro non traduceva solo dal tedesco ma anche dal francese, dal greco, dall’inglese. Cito due nomi a titolo esemplificativo, Giorgio Vigolo, Margherita Guidacci.»
Il libro è già stato ufficialmente presentato?
«È stato presentato in occasione del Premio Claudio Groff. Tradurre letteratura, tradurre mondi. Per una traduzione letteraria dal tedesco, edizione 2022, lo scorso novembre a Rovereto, presso la sede dell’Accademia Roveretana degli Agiati, promotrice dell’iniziativa.
«Sempre in novembre è stato presentato nell’ambito della rassegna dell'editoria gardesana Pagine del Garda, organizzata dal Comune di Arco e dall'associazione culturale Il Sommolago.»
Progetti editoriali futuri?
«Sarebbe bello per il futuro trovare il modo per continuare a valorizzare Errante e altre figure legate alla zona geografica dell’Alto Garda.
«In questo momento sono due i personaggi di cui mi sto occupando: uno è Bartolomeo de Carneri, scrittore e letterato, filosofo e politico illuminato, traduttore della Divina Commedia, figura illustre ma poco nota.
«L’altra è Bianca Laura Saibante, fondatrice insieme ad altri dell’Accademia Roveretana degli Agiati.»
Daniela Larentis – [email protected]
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