Luigi Ballarin, «Il Natale di padre Kino» – Di Daniela Larentis
L’opera dell’artista veneziano in mostra al MART di Rovereto fino all’8 gennaio 2023. L’intervista
Luigi Ballarin, «Il Natale di padre Kino», 2022.
Al Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto è esposta un’opera di grandi dimensioni firmata dall’artista veneziano Luigi Ballarin.
La tela accoglie i visitatori, sorprendendoli nell’atrio museale dove rimarrà esposta per tutto il periodo natalizio.
L’opera mette in scena una Natività molto particolare, ispirata all’emblematica figura di padre Eusebio Francesco Chini, missionario gesuita presso le tribù native del Messico e Arizona del Sei-Settecento, diventato «Kino» per la popolazione dei Pima, e alla sua importante opera di evangelizzazione.
L’artista è riuscito ancora una volta, attraverso la sua pittura materica, a creare atmosfere di grande suggestione; con questa sua opera Ballarin intende sottolineare l’importanza dell’integrazione fra culture diverse, cercando di immaginare come padre Kino avrebbe potuto raccontare la Natività alle popolazioni autoctone, servendosi di simboli che rinviano alla loro cultura.
Una Sacra rappresentazione che veicola un messaggio molto attuale.
Il giornalista e scrittore Mauro Neri, autore peraltro di un appassionante romanzo dedicato a padre Kino, nato nel 1645 a Segno, in Trentino, e morto nel 1711 nello Stato di Sonora, Messico, ci racconta che la tela di Luigi Ballarin in realtà è il quadro di apertura di una mostra d’arte itinerante, dedicata a padre Kino e alla sua opera, che verrà inaugurata la prossima estate in Trentino, un’esposizione di 18 opere di varie dimensioni realizzate dall’artista.
Quando padre Kino arrivò in Messico dovette rapportarsi a una cultura molto diversa, lontanissima da quella di provenienza.
Spiega Alberto Chini: «Padre Kino è una figura molto amata e rispettata ancora oggi.
«Nato il 10 agosto del 1645 a Segno, in Val di Non, aveva studiato prima a Trento, poi in Austria e in Germania.
«Gli era stato anche offerto di insegnare in Baviera, all’Università, ma lui aveva rifiutato. Compiuti gli studi universitari nella Compagnia di Gesù, era partito missionario per le terre d’Oltreoceano.
«Lui avrebbe voluto andare in Cina, sulle orme del gesuita Martino Martini, fu destinato invece alla Nuova Spagna, oggi Messico e Arizona.
«Era un uomo colto e preparato, un ottimista, ignorava le difficoltà, come si evince dalle sue lettere.
«Si considerava uno strumento in mano del Signore, difendeva gli umili, si spendeva per loro, battendosi per la difesa della loro dignità, era un convinto sostenitore della necessità di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni autoctone.
«Costruì ben 24 missioni, offrendo alla popolazione una vita migliore, insegnando come allevare il bestiame, come coltivare la terra e così via.»
Mauro Neri e Luigi Ballarin collaborano da tempo.
Racconta Mauro Neri a proposito del libralogo «Preghiere di vetro. Fantasie di cristallo», illustrato con le opere di Luigi Ballarin, un progetto dal quale è nata una mostra in Romania, un grande successo di pubblico: «La Transilvania e il Trentino erano parte dell’Impero austro-ungarico. I nostri venditori ambulanti della Valle dei Mòcheni partivano ogni anno il 1° novembre e a piedi, con la loro mercanzia, arrivavano fino ai confini della Transilvania.
«Io ho immaginato uno di loro fermarsi ogni sera in una casa diversa e ringraziare dell’ospitalità raccontando vecchie storie della Valle dei Mòcheni.
«Parallelamente un altro personaggio immaginato, un contadino della Transilvania, in inverno raccoglieva presso la sua abitazione gli abitanti del villaggio, raccontando loro leggende della sua terra. Le leggende contenute nel libralogo sono quindi sia della Transilvania che della Valle dei Mocheni, interpretate artisticamente da Luigi Ballarin.»
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista, tratte dal libralogo «Anselmo e Meral» (quadri di Luigi Ballarin, storia e controstoria di Mauro Neri, 2019).
Luigi Ballarin nasce a Venezia nel 1959. Proviene da studi linguistici ed è autodidatta nell’espressione pittorica. Da un’Europa visitata da giovane acquisisce il bagaglio visivo dei pittori viaggianti della fine Settecento. È intorno al 1993 che Ballarin incomincia la sua avventura pittorica che lo porterà a partecipare inizialmente a continue mostre in tutta Italia, in gallerie e fiere d’arte.
È una produzione già valida, ma ancora appesantita dal senso romantico del viaggio: a questo periodo appartengono opere di grande respiro, ma mai specificatamente paesaggistiche.
Nel 1996 un viaggio in Africa, destinato a diventare un lungo soggiorno, segna il suo linguaggio pittorico destrutturandolo positivamente.
Le visioni del mondo arabo gli forniscono una dialettica nuova, meno descrittiva e assai più libera e personale. In questo periodo segue una serie di personali e collettive di varie gallerie di arte moderna: Dubai, Sharjah International Biennal, Bahrein, Al Riwaq Gallery Manama, Kuwait ecc. Molte opere di questo periodo si trovano in collezioni private nelle stesse città.
Da Venezia si trasferisce a Roma, aprendo anche uno studio dove l’evoluzione pittorica si affina e si reinterpreta, cogliendo nei contrasti cromatici delle atmosfere arabe un proprio linguaggio espressivo ogni volta rinnovato.
A Roma conosce e si confronta con molti altri artisti e viene apprezzato da critici e curatori. Continua senza tregua il suo percorso espositivo sia in Italia che all’estero.
Nel 2013 organizza la sua prima personale a Istanbul e successivamente questa città lo ospiterà durante i suoi numerosi viaggi. Ama così profondamente Istanbul da desiderare di diventarne cittadino. Le prime esposizioni di Luigi Ballarin risalgono agli anni Duemila, oggi sono oltre un centinaio.
Abbiamo avuto il piacere di rivolgergli alcune domande.
Alberto Chini, Luigi Ballarin, Mauro Neri.
Al Mart è esposta una sua opera. Come è intitolata?
«Il titolo dell’opera esposta al Mart è Il Natale di padre Kino.»
Come è nata?
«È nata con la collaborazione di Mauro Neri e Alberto Chini. Volevamo rappresentare una Natività ispirandoci alla figura di padre Kino e alla sua opera di evangelizzazione.
«Il presepe mostra infatti una capanna costruita con pellame, inoltre le figure di Maria e Giuseppe poste accanto al bisonte e al puma, anziché al bue e all’asinello, nonché gli indiani con i loro vestiti sgargianti al posto dei Re Magi e tutti gli altri personaggi, fra cui lo stesso Padre Kino ritratto a cavallo mentre punta gli occhi verso la stella cometa, rinviano alla cultura dei Nativi.»
Qual è la tecnica utilizzata e quali sono i tempi di esecuzione dell’opera?
«È stata realizzata con smalti e acrilici. Ho impiegato più di quattro mesi per ultimarla, è stato un lavoro intenso e impegnativo.»
Qual è il messaggio che ha voluto trasmettere?
«L’importanza del dialogo interreligioso, un messaggio di pace e integrazione fra i popoli.»
L'Islam e il Medio Oriente sono il fil rouge di una parte importante della sua produzione artistica. Quando è nato l’interesse per il mondo orientale?
«L’interesse per il mondo orientale affonda le radici nella mia infanzia, da piccolo mi venne regalata della sabbia del deserto, ricordo che ne rimasi affascinato. Poi, da adulto, la conoscenza delle lingue mi ha portato a viaggiare, sono stato negli Emirati Arabi, nel Nord Africa, sono arrivato alle porte dell’Oman, in Giordania e in molti altri luoghi lontani, a Istanbul sono ormai di casa. L’interesse per il mondo orientale non si è mai affievolito, attraverso la pittura cerco di creare un ponte fra le diverse culture.»
Dove lavora principalmente?
«Mi divido principalmente fra Istanbul, Roma e Venezia.»
Suoi quadri sono esposti al Palazzo Vescovile Romano-Cattolico di Oradea in Romania. Può brevemente parlarci del progetto «Preghiere di vetro. Fantasie di cristallo»?
«Si tratta di un nuovo libralogo scritto da Mauro Neri, io ho interpretato le leggende scritte da lui. Ho realizzato 23 icone, traendo spunto in particolare dall’ultima.
«Una prima mostra è stata fatta in Romania, verrà portata in altre città, arriverà anche a Bucarest, al Museo della Civiltà Contadina, per poi approdare in Italia nel 2023.»
Progetti futuri?
«Il Natale di padre Kino sarà esposta la prossima estate in Trentino, assieme ad altri 18 quadri di dimensioni più contenute. Vedremo se inizieremo da Segno, dove si trova il museo di padre Kino, per poi arrivare a Trento o viceversa.
«Una mostra itinerante, con l’obiettivo di tramettere attraverso l’arte il messaggio di padre Kino e della sua opera. Un’altra mostra in programma è quella legata al libralogo Preghiere di vetro. Fantasie di cristallo di Mauro Neri, già proposta con successo in Romania.
Daniela Larentis – [email protected]
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