Ezio Bosso e il suo Trentino – Di Sandra Matuella
«Passata l’epidemia – aveva detto – voglio stare al sole. E abbracciare un albero»
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Ezio Bosso è stato un caro amico de L’Adigetto.it e del Trentino tutto: con il nostro giornale aveva un legame speciale attraverso lo scultore Bruno Lucchi, che lo ha immortalato nel suo fare musica. Inoltre, Bosso ci ha donato interviste e riflessioni, che a rileggerle adesso hanno tutta la profondità e l’essenzialità di un testamento spirituale.
E al Trentino tutto, il musicista virtuoso Ezio Bosso ha donato concerti, eventi e musiche memorabili: «Il mio rapporto con il Trentino è pieno di affetto e felicità… e canederli» ci ha detto.
Tra i concerti ricordiamo quello di due estati fa, l’ultimo qui in regione, al Teatro Auditorium, con la Stradivari Festival Chamber Orchestra, per il Trento Summer Festival.
Insieme alla raffinatezza del suono, ciò che è rimasto nel cuore del pubblico che puntualmente lo ha avvolto con il suo caldo abbraccio, è di sicuro lo slancio di Bosso che più che dirigere, danzava sul podio con tutta la sua orchestra.
E poi c’era il suo rapporto speciale con il Coro della Sosat, con Andrea Zanotti e con la rassegna I Suoni delle Dolomiti che ha ospitato diversi suoi concerti nel verde e che gli ha perfino dedicato uno splendido abete rosso di 40 metri del Parco di Paneveggio: «Un albero che oggi ha più di 260 anni e che mi sopravviverà: è un grande e indimenticabile regalo degli abitanti della Val di Fiemme, a cui sarò sempre grato e amico».
Sempre per i Suoni delle Dolomiti, Ezio Bosso ha composto «Under the Tree’s Voices», un poetico omaggio al Bosco dei violini di Paneveggio: è un brano evocativo, in stile minimalista, sul quale la coreografa roveretana Francesca Manfrini ha ideato una coreografia davvero coinvolgente.
Insomma, con la sua tenacia e la sua dolcezza, Ezio Bosso ci ha aperto nuove prospettive sulla musica, sulla vita e perfino sulla natura, visto che nell’intervista di poche settimane fa al Corriere della Sera, in piena emergenza per il Coronavirus, Bosso disse: «Dopo i domiciliari, la prima cosa che farò è mettermi al sole, La seconda sarà abbracciare un albero».
Ebbene, in questo desiderio a noi piace ritrovare il suo misterioso legame con il Trentino e con i suoi boschi.
Metafora delle nostre radici e insieme del nostro futuro, l’albero rappresentava per il Bosso in lockdown una sorta di antidoto a mesi di «pericoloso distanziamento sociale»: pericoloso, osservò in un’altra intervista, «perché il distanziamento porta all’isolamento, mentre noi siamo nati per stare insieme».
Parole queste sue, che oggi pesano come macigni, e che vanno di pari passo con la certezza che, nell’alchimia della sua musica, stare insieme sarà ancora più bello.
Sandra Matuella
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