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Il «Tria pensiero» e l’austerità sostenibile – Di M. D. Bornancin

«La situazione economica italiana nel contesto europeo»: questo l’argomento trattato dal ministro al festival dell’economia

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Il popolo dello Scoiattolo era incuriosito e interessato all’incontro con Tria, anche per capire cosa succederà all’Italia nei prossimi tempi in materia di economia e di finanza, perché al cittadino interessa conoscere i rischi che incorre il risparmiatore.
Tria, nella sua esposizione, per inquadrare la situazione italiana nell’ambito europeo, ha messo subito in chiaro che l’Italia non si avvicina, nonostante il periodo infelice, alla Grecia.
Ha, infatti, sostenuto che il nostro Paese è la terza economia d’Europa; anche per questo è affidabile e si prevede che nel 2019 si possano raggiungere gli obiettivi concordati con la Commissione Europea, inoltre il deficit sarà inferiore a quello previsto, senza la necessità di una manovra correttiva.
La lettera arrivata da Bruxelles alla fine di maggio, che porterà sicuramente l’Italia all’avvio della procedura d’infrazione prima delle pagelle della Commissione previste per i primi di giugno e che toccheranno altri Paesi, si basa sull’aumento del debito pubblico e sulle politiche per ridurre il peso che incombe sull’economia italiana ormai da anni.
 
Su questa questione, il Rappresentante del Governo centrale ha evidenziato che in discussione è il mancato raggiungimento dell’obiettivo del debito del 2018, anche per la crisi economica, mentre nel 2019 si raggiungerà la percentuale di deficit prevista.
Si presume che andrà meglio per la spesa e per le entrate, pur alla presenza di un andamento dell’economia in forte rallentamento in Italia e in Europa.
Le argomentazioni sono quelle contenute nel DEF (documento economico finanziario) di recente presentazione, che evidenziano il rallentamento economico internazionale che ha colpito anche il nostro Paese, ma che, accompagnato dal clima di fiducia delle imprese e dei consumatori diffusosi nei primi mesi del 2019 e registrato a maggio anche dalle statistiche ISTAT fa ben sperare.
Vi sono poi i due decreti sblocca cantieri e crescita che, se incanalati in percorsi meno burocratici del passato forse ci inducono ad avere una complessiva fiducia.
 

 
Nel complesso Tria ha fatto capire che c’è la massima prudenza e niente scontri con la Commissione Europea.
Per quanto ci si sforzi di capire, si ritiene da parte nostra - come giornale l’Adigetto.it - che questo clima d’incertezza incida comunque negativamente sulle prospettive di crescita, tanto desiderate da più parti, ma che ancora una volta stentano a porre le proprie basi.
Sì, è vero che abbassare il debito è oggi indispensabile, ma ha comunque investito anche la Francia e la Germania, dove la crescita è bassa e ha creato qualche problema ai governi di tali territori.
Si devono attuare certamente delle politiche economiche comuni per i diversi Paesi, cambiando però le regole di bilancio.
La BCE potrebbe monetizzare i debiti dei Paesi, quando questi siano utilizzati per investimenti in tecnologie, ricerca, infrastrutture e istruzione.
 
Bisogna sforzarsi di rimanere insieme, per competere nel mondo in modo più credibile. La domanda che molti esperti e studiosi si pongono, è: quanto è competitiva l’Europa rispetto al mondo?
Ecco l’importanza di predisporre programmi di politiche europee uniformi e concordi, con indicazioni e raccomandazioni macro economiche che tengano conto dell’impatto generale per la difesa dell’Europa.
Su Draghi, che sta per terminare il proprio mandato in Europa, il ministro ha risposto che l’Italia ha tutto l’interesse che un italiano sia in BCE, ma sono necessari anche accordi con gli altri Paesi.
Bisogna però vedere la situazione e le scelte dei governi e le politiche monetarie dei vari Paesi membri.
Oggi mancano le politiche fiscali europee o meglio le politiche fiscali espansive che tendono a migliorare gli assetti del fisco.
Il vero problema è il coordinamento delle politiche monetarie con quelle fiscali e con gli spazi fiscali.
Per l’Italia, sostiene, che ci vuole un riequilibrio nell’imposizione fiscale, da diretta a indiretta dell’IVA.
 

 
La ricetta del Ministro è di convincere i mercati che le azioni intraprese dal Governo italiano sono su un criterio di prudenza, per non creare un clima d’incertezza che purtroppo è già palpabile, che rischia però di far aumentare i tassi d’interesse e forse anche le aliquote IVA. Da un lato è necessario non spaventare gli investitori, dall’altro l’urgenza di ridurre il debito pubblico.
È quindi essenziale il rilancio di una politica economica a livello europeo, che punti alla crescita di tutti i Paesi, con una compartecipazione nella costruzione di politiche adeguate.
 
Tutti questi sforzi saranno sufficienti a ridurre il peso del debito pubblico? Questa è l’interrogativo che serpeggiava tra i partecipanti all’incontro con il nostro ministro dell’economia e delle finanze.
Domanda che comunque anche per gli esperti è difficile rispondere, e forse il tempo sarà padrone delle ipotesi di crescita, o della prosecuzione della crisi e dei modesti segnali di ripresa, chiamata anche ripresina, che poco ancora si vede e solo in alcuni settori del sistema produttivo italiano.
 
Noi siamo moderatamente ottimisti e attendiamo con fiducia che le istituzioni, gli studiosi e gli economisti, il prossimo Festival dell’economia targato 2020, possano far uscire una voce unica e condivisa di reale ottimismo e di una salutare ripresa per tutte le nostre Regioni italiane, per così ridurre la disoccupazione giovanile, che ha fatto preoccupare e preoccupa tante famiglie e diverse comunità.
Anche questo è il popolo dello Scoiattolo.

Bornancin Daniele Maurizi

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