Novità dal «prêt à porter» del Vinitaly 2015 – Il Trentino
I grandi vini trentini delle nostre case più blasonate e titolate a rappresentarci nel mondo – L’osservazione del direttore della Cantina sociale di Trento
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I vini del Trentino avevano al Vinitaly un padiglione tutto loro, anche se qualche cantina per avere uno spazio maggiore ha dovuto portarsi fuori.
Tra queste ultime, una grande cantina, la Albino Armani, che era addirittura in un altro padiglione, il 5 (quello del Trentino è il 4).
Tra le produzioni incredibili della cantina della Vallagarina c’è lo spumante «823», il cui nome deriva dalla quota in cui sorgono le vigne di pinot nero e chardonnay, prodotto in qualche migliaio di unità e decisamente al di sopra della media, anche perché viene prodotto in assenza assoluta di zuccheri enologici.
La cantina ha produzioni in aree diverse tra loro, ma le generalità risalgono al 1607. A quella risalgono le ricerche fatte dall’attuale titolare per ricostruire la vita enoica della propria famiglia. E le note, registrate dalle parrocchie di allora, parlano espressamente della sua famiglia, nota per la produzione di vini.
Ma di loro parleremo di più a Vinitaly concluso e metabolizzato.
La Cantina La Vis non se la passa male come qualcuno vorrebbe far credere. È vero, non nuota nel’oro, ma le prospettive si fanno sempre più positive e le vendite più concrete. Le richieste dall’estero sono in aumento e perfino la Russia - che sta soffrendo per il crollo del cambio Rublo-Euro – sta assicurandosi la fornitura dei «ritratti» e del Cesarini Sforza.
Purtroppo non è più nella proprietà di La Vis Poggio Morino, i 100 ettari di morellino di Scansano che l’azienda aveva impiantato in provincia di Grosseto.
Però a vinificare sono sempre i tecnici di Lavis e il morellino è sempre nei listini della cantina.
La cantina Endrizzi (foto sotto il titolo) se la passa bene, al punto che è bastato uno sguardo col titolare Paolo Endrici per capire come vanno le cose.
L’azienda di San Michele, infatti, vende da anni alle enoteche della Germania, le quali sono fedelmente legate a loro perché offrono un prodotto di qualità senza discussione.
Le visite alla cantina, inoltre, hanno sempre lasciato soddisfatti i tedeschi che apprezzano sia la suggestione del territorio che la tecnologia asettica degli spumanti TrentoDoc.
I fratelli Letrari.
Un discorso a sé merita la Cantina Sociale di Trento (foto in basso).
Meno conosciuta forse dei grandi marchi trentini (fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce), in realtà è presente in quasi tutte le tavole dei ristoranti del territorio.
Con il loro direttore abbiamo potuto parlare senza girare intorno al problema.
Com’è la qualità? Sappiamo che quest’anno è stato impossibile accantonare partite di vino per le grandi riserve, per via dalla piovosità che ha rovinato le vendemmie.
«Devo dire che nei trent’anni che ho passato lavorando nel vino – ci ha risposto Alfredo Albertini – non ho mai assistito a una annata così disastrosa. E credo proprio che non ne vedrò altre così.
«Ma devo precisare alcune cose. Anzitutto, ci sono dei vini che in questi casi esprimono maggiormente le proprie caratteristiche. Mi riferisco a certi vini bianchi, che quest’anno potranno essere considerati come pietre miliari per distinguerli nelle loro caratteristiche. Quest’anno pinot grigio e chardonnay hanno una verticalità che verrà ricordata a lungo con piacere dai nostri consumatori.
E i vini Rossi?
«Devo dire che lì le cose sono andate meglio ai vini le cui uve sono state raccolte tardi. Come si sa, la vendemmia comincia con i bianchi e perciò…
«Per restare nel concetto adottato per i vini bianchi, possiamo dire che marzemino e teroldegno si esprimono nella loro profondità. Il gusto si espande alla degustazione.»
Come fate a stoccare le uve migliori da quelle meno fortunate?
«L’agronomo è sempre sul territorio. Ordina di tagliare le uve marce o quelle in eccedenza, poi stabilisce la raccolta in modo che vengano conservate in silos per caratteristiche di omogeneità.»
G. de Mozzi
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